“Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”. L’appello accorato e commovente lanciato da Papa Francesco nella lettera inviata al Corriere della Sera il 14 marzo scorso è anche un richiamo alle coscienze – ultimo di una lunga serie – dei potenti del mondo che in una fase ancora una volta sconvolgente della storia umana mettono a rischio il bene supremo, la pace e la salute del nostro pianeta. Le religioni, inoltre, secondo Francesco, “possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia, la speranza della pace”.
Nel giro di pochi mesi il sistema politico ed economico mondiale è precipitato in quella che i media chiamano “ridefinizione di un nuovo ordine mondiale”; le conseguenze sono visibili: crollo dei paradigmi che hanno garantito alleanze e ottanta anni di pace, libertà e democrazia in Europa e, ancor più grave, la corsa al riarmo. Organismi come l’Organizzazione mondiale del commercio o della sanità, il cui ruolo nello sviluppo e nella lotta alla povertà è fuori discussione, hanno subito un violento attacco di depotenziamento. Sta avanzando, tra decisioni e ripensamenti, un nuovo colbertismo con minacce e imposizioni reciproche di tariffe protettive ai “confini del regno”, spacciato come difesa del proprio Paese dall’aggressione economica esterna e sostegno all’economia nazionale, dal momento che la difesa dell’economia è ritenuta parte integrante della difesa nazionale.
Secondo la dottrina elaborata da Colbert la ricchezza di un paese dipendeva dalla quantità di denaro e di metalli preziosi che possedeva, da cui discendeva la strategia di incoraggiare le esportazioni, che procuravano denaro, e scoraggiare le importazioni, che lo facevano finire all’estero. Con un cambiamento odierno epocale: i metalli preziosi sono sostituiti dalle terre rare, risorse minerarie strategiche – il titanio, il litio, il berillio, il manganese, il nichel, il rame, il gallio, ecc. – di enorme importanza per l’industria tecnologica e per la transizione energetica, il cui approvvigionamento è limitato.
L’Ucraina martoriata da tre anni di guerra e bombardamenti che non hanno risparmiato niente e nessuno deve ora piegarsi al volere di Donald Trump, che a titolo di rimborso per gli aiuti dati dal suo predecessore, e per quelli alla ricostruzione, chiede in cambio le risorse minerarie ucraine, cioè lo sfruttamento dei giacimenti di terre rare, una ricchezza derivante dalla conformazione geologica dell’Ucraina. Le regioni più ricche di terre rare sono quelle orientali, come il Donbass, su cui ricade l’interesse della Russia.
“La guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti. La diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”, afferma Francesco nel messaggio inviato al direttore del Corriere. La consapevolezza che le risorse naturali non sono infinite, e dunque andrebbero utilizzate con ragionevolezza e parsimonia, così come il moltiplicarsi di catastrofi naturali in ogni parte della Terra, imporrebbero una doverosa assunzione di responsabilità individuale e collettiva, passando dalla prospettiva di dominio a quella più fedele al dettato giudeo-cristiano di governo e di cura del Creato. Considerare l’Universo nella sua complessità e vastità dono divino è un passo fondamentale in tale direzione.
L’attenzione ecclesiale e delle tradizioni religiose non cristiane verso l’ambiente naturale non è nuova. È sintetizzata nel cammino ecumenico denominato “Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato”, avviato già nel periodo tra le due guerre mondiali (è celebre l’invito del pastore luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer del 1930 a Fanö, in Danimarca, d’indire un Concilio interconfessionale per la pace) e ripreso nel 1984 dalla VI Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese a Vancouver, in Canada. Si tratta di un movimento di coscientizzazione che Papa Francesco ha rilanciato con la “Laudato sii” nel 2015, pubblicato, non a caso, in occasione di Expo 2015 a Milano, il cui motto era “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Assistiamo, invece, ad un neocolonialismo camuffato sotto forma di aiuti che negli ultimi anni ha colpito (ancora una volta) il tormentato continente africano.
Franco Narducci, Zurigo