GEMELLAGGI CARITAS: STRUMENTI DI CONDIVISIONE

“Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano” don Bosco

Gemellaggi Caritas

Il progetto Gemellaggi” è stato promosso dalla Caritas italiana in occasione del 50° anniversario della sua costituzione e coinvolgerà altrettanti Paesi del mondo, poveri o in via di sviluppo. L’utilizzo del twinning, considerato uno strumento prezioso, è un’occasione di crescita reciproca tra comunità ecclesiali che si incontrano e si connota per l’assoluta novità: non si agisce per dare risposte ad un’emergenza, ancorché essenziali, (sisma Turchia e Siria), ma si procede con un cambiamento culturale, con una modalità operativa ordinaria. Già utilizzato in passato dalle Caritas diocesane, su impulso di Caritas italiana, in occasione di grandi eventi emergenziali (terremoti, alluvioni), il gemellaggio risulta essere una sfida che Caritas Italiana ha lanciato alle delegazioni in quanto si fonda sul cambiamento di metodo operativo di confronto e partecipazione, per instaurare “un nuovo rapporto tra due comunità che decidono di camminare insieme a seguito di un’azione di solidarietà che nel tempo si trasforma in relazione di scambio, incontro e conoscenza reciproca, costruita con una progettualità articolata e condivisa per un tempo medio-lungo”.

Gemellaggi di delegazioni

Il lavoro progettuale sarà il frutto della delegazione ecclesiale (gemellaggi di Delegazioni) delle Caritas diocesane e delle altre realtà ecclesiali. Benché il progetto si riferisca ai gemellaggi, da questi si differenzia per due ordini di motivi. Il primo attiene alla modalità di intervento, non a seguito di un’emergenza; il secondo si caratterizza per un cambio culturale e di paradigma che prevede un cammino sinodale di accompagnamento in tempo ordinario, superando il limite del ricorso al solo sostegno economico. Inoltre, il gemellaggio si trasformerà in gemellaggio di Comunità, che farà nascere rapporti di amicizia arricchenti per le parti.

Opera segno

Il progetto, se compreso nella vera essenza dei suoi obiettivi, si presenta come un’opera segno della volontà di papa Francesco: Siamo una sola famiglia umana.  L’incontro con i fratelli più bisognosi sarà un confronto concreto di ascolto dialogico orientato alla costruzione di un percorso condiviso che non si esaurirà una volta terminata “l’emergenza”, ma si svilupperà nel tempo con prospettive future. Il progetto avrà lo scopo di favorire percorsi di riconoscenza con particolare attenzione agli ultimi: si sperimenteranno “percorsi vecchi”, guardando con occhi nuovi, attraverso una rinnovata creatività. Lo scopo dello stare insieme consentirà una nuova modalità di apprendere con chiese sorelle, anche in contesti di minoranza, rafforzando le realtà locali e stimolando l’attenzione alla mondialità delle Caritas diocesane italiane. Si sperimenterà una solidarietà a tutto tondo, in risposta a bisogni emergenti. La Chiesa deve ritrovare la capacità di aprirsi e tessere un noi, ovvero essere Chiesa in uscita praticando una fratellanza globale, sperimentando cammini di prossimità con una rinnovata fraternità universale, leggendo i segni del tempo. Vissuto quale esperienza di condivisione, il gemellaggio diventa scambio comunitario e relazionale dei luoghi e delle persone che li abitano, attraverso un ascolto ed uno spirito di servizio. La delegazione regionale Abruzzo Molise è stata gemellata con il Senegal.

Terremoto Turchia Siria

La Caritas ha un’esperienza pluriennale nella gestione dei gemellaggi (nati dall’emergenza sismica del Friuli nel 1976, dell’Umbria nel 1997, del Molise nel 2002, dell’Aquila nel 2009 per citarne alcuni). Alle iniziative ordinarie la Caritas affianca gli interventi emergenziali, anche di gemellaggi. Il sisma che si è abbattuto sulla Turchia e sul nord della Siria, con una magnitudo di 7,8 gradi della scala Richter, è stato pari alla potenza di 130 bombe atomiche ed ha portato morti e distruzione, in aree già pesantemente colpite dalla povertà e dalla guerra da oltre 12 anni.

La catena della solidarietà e dell’intervento immediato ha consentito di attivare, sin dalle prime ore dell’evento, gli interventi necessari per offrire aiuto e sostegno alle popolazioni colpite dal sisma, attraverso collegamenti ed operatori Caritas già presenti sul posto. Riferiscono le Caritas locali della Turchia e della Siria che la catastrofe è molto più grande di quella che viene percepita dai media. Per poter aiutare le popolazioni colpite, al momento, occorre superare la carità emotiva, che deve trasformarsi in una carità concreta e permanente. A tal fine la CEI ha indetto una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo 2023, come impegno concreto di solidarietà e vicinanza ai fratelli in difficoltà, nella considerazione, peraltro, delle difficoltà organizzative logistiche di consegna degli aiuti, che sconsigliano qualsiasi altra forma di intervento diretto.  Inoltre, si potrebbero organizzare momenti di riflessione, attraverso un percorso educativo, su quanto è successo prima con la guerra, analizzando la correlazione esistente tra la povertà, la guerra ed i disastri naturali, causati anche da crolli per inidoneità delle costruzioni realizzate.

Il percorso sarà lungo. Sarà necessario procedere con progetti di lungo periodo che consentano la ricostruzione del tessuto economico, sociale, relazionale ed ecclesiale.

Silvana Maglione