ARTI E MESTIERI NEL’ETA’ BAROCCA

L’atmosfera della controriforma sottopone l’arte rinascimentale a una progressiva trasformazione.  I riferimenti tradizionali vengono meno e nelle opere si contemplano sempre più espressioni spaventate e cariche d’ansia, contorsioni fisiche, movimenti convulsi. Il punto di vista si ribalta sull’osservatore. Spesso per la tensione del momento ci si rifugia nella maniera e nell’imitazione.

Lo sviluppo della scienza fa sì che si diffonda un’altissima competenza tecnica. Scultori, pittori e architetti sono dei virtuosi, conoscono a fondo le potenzialità dei materiali che utilizzano e giocano a confrontarsi con la natura creando “mirabili artifici” che puntano a superarne i limiti.

Tipicamente barocco è il senso di unità delle arti. Gli artisti migliori praticano la pittura, la scultura e l’architettura contemporaneamente e senza problemi. Nella Cappella Cornaro in santa Maria della Vittoria, alla scena centrale dell’estasi di Santa Teresa, si affiancano le architetture scolpite dei palchi, da cui gli spettatori si affacciano per ammirare lo spettacolo, cui collaborano le nubi affrescate sulla volta. In quest’opera Bernini è allo stesso tempo architetto, scultore e scenografo.

Nell’età barocca l’arte è come sempre strumento di propaganda e di potere, con l’affermazione dei principi della fede, del papato e delle grandi famiglie, nelle chiese, nelle piazze, nelle fontane, nei palazzi.

Ovvio che in questo contesto si sviluppino in maniera straordinaria le occasioni di intervento degli artigiani di ogni categoria. Per tutti valga l’esempio dei duchi Giordano, che tra il Seicento e l’Ottocento richiamarono da Oratino intere maestranze di scalpellini, fabbri, vetrai, pittori, doratori, di scuola napoletana e beneventana, per abbellire portali, balconi, balaustre, interni delle chiese e dimore gentilizie.

Ancora oggi la fama di questi artigiani di grande valore trova eco in varie pubblicazioni sull’argomento, soprattutto quelle curate da Dante Gentile Lorusso, maestro di quella terra di lavoratori della pietra e non solo.

Inutile forse ricordare che comunque Napoli è oggi la più grande testimonianza del barocco nel mondo, superando anche Roma e tanti altri siti italiani. E la stessa reggia di Caserta sarà in quegli anni il ponte con il nuovo secolo.

Ma se allarghiamo lo sguardo al di là dei confini non possiamo non sottolineare che, anche grazie all’inventiva italiana, è Parigi con i suoi dintorni a creare o motivare l’impulso alle realizzazioni barocche e successivamente rococò, soprattutto nella dimora preferita di Luigi XIV, Versailles, dove questo straordinario monarca mai giustamente riconosciuto nelle sue capacità di governo riuscì a tenere a bada l’inutile aristocrazia del suo ambiente e contemporaneamente avvalersi dell’opera di un borghese come Colbert per la grande politica economica.

La reggia di Versailles fu per questo una immensa scenografia che offriva committenze speciali a un esercito di decoratori, orafi, artigiani del legno, tappezzieri. Tra questi il padre del grande commediografo Molière, che avrebbe allietato e nello stesso tempo ammaestrato con le sue opere la futile e ipocrita nobiltà che viveva in modo parassitario intorno al Re Sole, comunque secondo una strategia precisa dello stesso monarca, che intendeva non solo intrattenere e controllare, ma anche istruire quel coacervo di maniere inutili affermatosi come gusto discutibile della Parigi del tempo.

Nel mese di dicembre al Teatro Savoia due atti unici del figlio di un umile tappezziere ci hanno ricordato la lotta di questo grande protagonista della scena contro la vita insulsa dei perdigiorno: Sganarello (maschera derivata dalla Commedia dell’arte) e Le preziose ridicole (titolo significativo).

Lo stesso Molière, di cui ricorrono quattrocento anni dalla nascita, poco dopo avere iniziato la sua attività presso la corte con gli atti unici appena ricordati, animò davanti al suo re la grande Improvvisazione di Versailles, tributo a tutto l’ambiente della reggia e nello stesso tempo alla vitalità dell’arte comica di derivazione italiana.

Roberto Sacchetti