Finalmete lo stato si ricorda delle nostre famiglie

L’ASSEGNO UNICO UNIVERSALE

Un sostegno strutturale per riempire le culle vuote

Assegno Unico Universale (A.U.U.)

Il decreto legislativo n. 230 del 21.12.2021 all’art.1 istituisce l’assegno unico universale. Tale misura costituisce “un beneficio economico attribuito, su base mensile, per il periodo compreso tra marzo di ciascun anno e febbraio dell’anno successivo, ai nuclei familiari sulla base della condizione economica” con l’obiettivo di “favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere l’occupazione, in particolare, femminile”, un sostegno strutturale e stabile per tutte le famiglie.

Il beneficio, erogato a tutti, secondo un principio di progressività, interesserà oltre 7 milioni di nuclei familiari con figli a carico dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni, a prescindere dalla condizione economica e dall’occupazione della famiglia. L’assegno è definito unico, poiché è finalizzato alla semplificazione e al contestuale potenziamento degli interventi diretti a sostenere la genitorialità e la natalità, e universale in quanto viene garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di 40mila euro.

L’Assegno unico e universale per i figli a carico riguarda tutte le categorie di lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati, inoccupati, in modo da rafforzare il sostegno economico per le famiglie maggiormente in difficoltà, con l’obiettivo di contrastare la povertà minorile.

Requisiti d’accesso

Risultano beneficiari della misura, (purché il richiedente sia in possesso congiuntamente dei seguenti requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno):

  • Il cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, oppure sia cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, oppure sia titolare di permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o titolare di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi;
  • sia soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia;
  • sia residente e domiciliato in Italia;
  • sia o sia stato residente in Italia da almeno due anni, anche non continuativi, ovvero sia titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale.

L’assegno è riconosciuto anche per ogni figlio maggiorenne a carico (fino ai 21 anni), a condizioni che frequenti un corso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea o svolga un tirocinio ovvero lavori e il suo reddito complessivo sia inferiore a 8 mila euro o che sia registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso i Centri per l’impiego o svolga il servizio civile universale. Inoltre il beneficio è riconosciuto anche ad ogni figlio disabile senza limiti di età, con maggiorazione degli importi previsti, a seconda della disabilità e della maggiore o minore età.  Inoltre, per le madri che abbiano un’età inferiore a 21 anni è prevista, altresì, una maggiorazione dell’assegno.

Importi

L’importo da erogare varia a seconda della situazione reddituale e patrimoniale indicata nell’ISEE in corso di validità [Indicatore Situazione Economica Equivalente (determinato da un minimo di 50 €. ad un massimo di 175 euro a figlio, con possibilità di maggiorazioni)]. Possono, comunque, beneficiarne, nella misura minima, anche coloro i quali non presenteranno l’ISEE, con un reddito superiore ai 40.000 euro.

Termini di presentazione

Per aver diritto al bonus occorre presentare istanza all’Inps, ente erogatore, o ai patronati, a far data da 1° gennaio 2022.

Per le domande presentate a gennaio e febbraio, l’assegno sarà corrisposto a partire dal mese di marzo 2022; i relativi pagamenti saranno effettuati dal 15 al 21 marzo 2022. Per le domande presentate dal 1° gennaio al 30 giugno 2022, l’assegno unico e universale spetta, con tutti gli arretrati, a partire dal mese di marzo 2022.

Le domande di corresponsione dell’assegno sono annuali.

Per le domande presentate dopo il 30 giugno, l’assegno decorre dal mese successivo a quello di presentazione ed è determinato sulla base dell’ISEE al momento della domanda. La richiesta può essere presentata, direttamente on line, sul sito dell’Inps, da uno dei due genitori, indipendentemente dalla convivenza con il figlio. Spetta, in parti uguali, “a chi esercita la responsabilità genitoriale”. In caso di affidamento esclusivo, l’assegno è corrisposto, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Possono presentare istanza anche i figli maggiorenni. Al fine di riordinare e razionalizzare tutti gli aiuti previsti, l’assegno unico andrà a sostituire alcuni benefici economici determinati in passato.

A far data dal mese di marzo 2022 sono abrogate le seguenti misure di sostegno alla natalità, in quanto assorbite dall’assegno:

  • il premio alla nascita o all’adozione (Bonus mamma domani);
  • l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori;
  • gli assegni familiari ai nuclei familiari con figli e orfani;
  • l’assegno di natalità (cd. Bonus bebè),
  • le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni.

L’assegno è compatibile con la fruizione di eventuali altre misure in denaro in favore dei figli a carico che siano erogate da Regioni ed enti locali, è compatibile, altresì, con il reddito di cittadinanza. Ai nuclei familiari percettori del Reddito di cittadinanza l’assegno unico e universale è corrisposto d’ufficio dall’INPS, senza necessità di presentare apposita istanza. Inoltre, l’Assegno unico e universale non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini IRPEF.

Prospettive future

L’assegno unico potrebbe essere uno strumento per far fronte alla crisi della natalità (il così detto inverno demografico, tasso di fertilità complessivo pari a 1,27), ma il problema va ben oltre la carenza o disponibilità delle risorse finanziarie. Certo l’aspetto economico ha il suo peso, ma incide maggiormente l’aspetto più strettamente antropologico. Secondo de Rita, presidente del Censis “È un problema di dittatura dell’io.

Una società che non sa più dire ‘noi’ non fa figli”. Per riempire le culle non bastano asili nido gratis. Bisogna lavorare sul tessuto sociale e ricostruire un’idea di comunità.

Le culle sempre più vuote sono il risultato di un Paese impaurito, ripiegato sul presente, incapace di pensare al futuro”.

Continuare a lavorare per eliminare o ridurre sia i fattori che ostacolano la maternità che quelli che rendono difficile tornare a guardare al futuro con speranza, iniziando dalla precarietà lavorativa, passando per l’incertezza politico-economica fino alla mancanza di un tessuto sociale collettivo in grado di far guardare al futuro i singoli individui con speranza e attesa.

Serve quindi un vero e proprio cambio di paradigma: cambiare tutto perché tutto cambi.

Silvana Maglione