La giornata del Verbum Domini

LA PAROLA DI DIO E IL DIO DELLA PAROLA FATTESI CARNE IN CRISTO GESÙ

Per una parola perennemente attuale

“Egli è la tua parola vivente: per mezzo di lui hai creato tutte le cose, lo hai mandato a noi salvatore e redentore, fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria”. Così recita il Prefazio della Preghiera eucaristica II (MR3, pag. 422). Il Signore è davàr che tradotto dall’ebraico significa allo stesso tempo “parola” e “cosa/fatto”. Gesù è parola che si compie! «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21).

Quando il Maestro parla fa, agisce, opera, crea, edifica, costruisce, realizza, attua, dà la vita, risuscita i morti e quant’altro. Quando Gesù parla è lo Spirito che opera assieme al Padre. Tutta la Santissima Trinità è parola vivente. Forse molti di noi hanno percepito la presenza viva e vivificante della Parola di Dio celebrata solennemente nella domenica del Verbum Domini, istituita da papa Francesco nel 2019. La diocesi l’ha vissuta grazie a tre momenti sollecitati dal nostro Pastore, “vescovo fatto parola”, ed organizzati dall’Ufficio Liturgico in sinergia con quello Catechistico. Nei primi due giorni il Vescovo, coadiuvato da don Michele Tartaglia, ha presentato il sussidio riguardante la Lettera dell’apostolo Giacomo.

È stata, questa, una vera e propria primizia che padre GianCarlo ha voluto offrire alla sua Chiesa diocesana perché abbia modo di approfondirla ed accoglierla nel tempo della Quaresima, come Lectio Divina, oppure nei Cenacoli organizzati in famiglia con lo scopo di crescere nell’amore fraterno e nell’attenzione verso i poveri. «Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?» (Gc 2,5).

Interessante e molto coinvolgente è risultata la Liturgia della Parola, presieduta dal Vescovo la sera del sabato, durante la quale il nostro Pastore ci ha esortato a consolidare il nostro cuore incominciando dai seguenti tre ambiti liturgico-esistenziali: Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore (Gc 5,13-14). Per esaltare ogni momento vi è stata la collocazione di un segno: a cominciare dall’ambone addobbato di fiori, espressione del giardino dell’Eden scaturito dalla Parola del Creatore. Il libro della Liturgia delle Ore, quello dei canti liturgici, la stola presbiterale e l’ampolla dell’Olio degli Infermi, a sottolineare la presenza di Cristo nei Sacramenti e nella Liturgia, accompagnata dalla sacra Scrittura, fonte inesauribile di vita! Senza la Sua Parola non c’è esistenza! «Signore, se tu non mi parli, io sono come chi scende nella fossa» (Sal, 28,1). La nostra vita – secondo il salmista – dipende dalla comunicazione che Dio ha con noi. Se Lui non mi parla, sono “morto”! Il comunicare è essenziale. Se non parliamo, si “muore”.

La comunicazione è comunione! Dio è comunicazione perché è comunione. Ed è comunione perché è comunicazione. In famiglia, al lavoro, in ogni spazio sociale ed ecclesiale, quando manca la comunicazione, verbale e non, si è spenti, si è come “morti”! Solo quando avviene il contrario c’è vita!

È sufficiente manifestare uno sguardo benevolo, una pacca sulla spalla, elargire un sorriso (linguaggi non verbali), estendere un saluto, usando parole edificanti perché si ritorni nell’armonia. Certo, non è abbastanza, occorre un elemento fondamentale per una buona e costruttiva convivenza: l’ascolto! «Allora, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”.

Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele!”» (Mc 12,28-29). Gli ebrei pensano che Egli rispondesse così: “Il primo dei comandamenti è: Osserva il riposo del sabato!”. No, il primo comandamento è: Ascolta! La fede passa dall’ascolto, scrive l’apostolo Paolo alla comunità di Roma: «Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17).

Qualcuno dice: “Invidio coloro che hanno la fede”. È, questa, un’invidia superabile! Ascolta la Parola, dai importanza all’insegnamento degli apostoli (At 2,42) e ti troverai a vivere di Dio nell’actio Christi (liturgia) e nell’actio populi Dei (fraternità). “Beato chi ascolta la Parola di Dio!” è il tema scelto da papa Francesco per vivere la Domenica del Verbum Domini. Esso è tratto dall’episodio in cui una donna, mentre Gesù insegnava, esclama: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma il Signore le disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,27-28).

Gesù considera beato, ovvero felice, colui che ascolta Dio! Riporta l’apostolo Giacomo: «Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla». (1,25).

«Gli occhi di tutti erano fissi su di lui» (Lc 4,20) cioè su Cristo perché «insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi» (Mt 7,29). «Mai un uomo ha parlato così!» (Gv 7,46). Potessimo anche noi rispondere come hanno risposto le guardie ai capi dei giudei che volevano impedire che il Signore ed il Maestro continuasse ad insegnare nel Tempio perché dicevano «che dalla Galilea non sorge profeta!» (Gv 7,52). Potessimo anche noi fissare il nostro sguardo sul Vangelo per scrutarlo, ricercando con assiduità e con cura minuziosa tutti i possibili moventi che hanno indotto il Figlio di Dio a compiere un delitto contro se stesso per salvarci. Impazziremmo di gioia!

Ci innamoreremmo all’istante di Lui! Diventeremmo complici di annunci di vita eterna!

Saremmo esecutori di azioni (per molti religiosi praticanti) “criminose” di accoglienza, di solidarietà e di fraternità evangeliche!

Faremmo di tutto per toccare frammenti di umanità ferita, stanca, rifiutata, emarginata perché abbiamo udito, dalla Parola, che Gesù ebbe compassione e tenerezza verso gli affaticati e gli oppressi, affinché trovassero ristoro (cf. Mt 11,28).

Rovesceremmo questo apatico mondo e lo trasformeremmo, con l’aiuto dello Spirito, in una creazione nuova mediante la parola vivente, Cristo Signore!

Fra Giancarlo Li Quadri Cassini, ofm