PER UN NUOVO VOLTO DI DIO

 

Sono iniziati in un rigido pomeriggio di novembre, gli Esercizi spirituali del clero di Campobasso-Bojano, predicati dal famoso religioso dei servi di Maria, padre Ermes Ronchi. La sede era Larino, gentilmente accolti nel seminario della diocesi, dal lunedì pomeriggio 8 novembre al pranzo del venerdì 12, tra pioggia e nebbia. Se per tutta la settimana il tempo è stato uggioso, il cuore nostro si riscaldava sempre più.

E’ stato veramente un grande momento di grazia e di benedizione spirituale e sacerdotale. Necessario, proprio per vincere il clima di accidia generale e rimotivare il nostro cuore, come ci chiede il Sinodo, nel secondo dono, dove gli esercizi spirituali sono raccomandati con vigore, per i presbiteri. Proprio questo è stato il mio indirizzo augurale, come Pastore della Diocesi, davanti a questa nuova esperienza, che ho vissuto con grande condivisione e gioia interiore. Ma la gioia è stata di tutti i circa 25 presenti, come sacerdoti, oltre ai due coraggiosi diaconi permanenti, Romano Testa e Mario Presutti.

L’obiettivo subito presentato dal relatore ci ha stupiti: incontrare un nuovo volto di Dio, più amico e più solare, tramite il volto vivo di Gesù, letto nei vangeli, per poter tornare a casa più sereni, capaci di essere più riposati, per dare riposo!

Ed è stato realmente così. Percorrendo i testi evangelici, con una leggerezza poetica incantevole ed affascinante, padre Ermes ci ha stimolati a guardare al volto di Dio con occhi nuovi. Gli occhi di stupore dei vari personaggi, spesso incorniciati dentro una precisa tagliente domanda, poiché le domande nel vangelo (ce ne sono circa 200) sono rivelatrici dello stile di Gesù. La domanda lo rivela, lo svela, ci cambia. Domande precise e sempre vere: Chi cercate? Cosa vi manca? Sono felice? Cosa mi rende felice? Quale il tuo desiderio? Quando perdo il sapore? Vedi questa donna? Simone, mi ami? Che differenza tra ruolo e compito?  Perché avete paura?Perchè cerchi il denaro?

Il metodo usato è stato così efficacissimo, rivelatore di un cuore innamorato della Parola. Ma anche capace di penetrare dentro il nostro cuore di preti. Duplice così il riferimento: il testo evangelico e il tessuto antropologico attuale.  La meditazione era come una “tempesta” che scendeva con la forza del turbine. Ha stupito, oltre che istruito! Con un saggio uso retorico della contrapposizione, che del resto era il metodo usatissimo di san Bernardo, frequentemente citato da padre Ermes. Non è stato facile prendere appunti. Ma quelle parole e soprattutto quelle immagini ci sono rimaste vivissime nel cuore.  Ci ha scavato soprattutto quella profezia lanciata con potenza ed accolta da noi con stupore. Ha utilizzato tanto i vangeli, seguendo la tematica della fede, oltre lo stretto filo esegetico. Ma stupefacente nello sguardo diretto alla nostra realtà.

Questi i volti dei vari personaggi evangelici: Maria e Zaccaria, nella contrapposizione tra ruolo e compito del prete; la ricerca del  Cristo Risorto come “desiderio” fondativo della vita;  la paura per la barca che vacilla con una lettura acuta dell’esperienza del limite; la richiesta del pane, come riflessione sul denaro nella vita del prete, da condividere e non da accumulare; Cristo come sale e luce (sale e non zucchero!), con una riflessione su quando perdiamo il nostro sapore di preti; il famoso brano di Luca 7, nell’incontro con la donna prostituta,  per chiudere con la grande decisiva domanda: Simone, mi ami?.

Le provocazioni spirituali più penetranti

Dal mio diario puntualmente traggo non la rigida cronaca giornaliera lungo le otto meditazioni fatte. Le potrete trovare su You tube, nel sito specifico La sorgente studio, attrezzato per tutti voi, per la mano esperta di don Mauro Geremia, che ringraziamo del suo solerte lavoro. Riporto invece alcune suggestioni, nello stile tuonante della contrapposizione retorica:

  • Passare dalla Religione alla fede, da un Dio cercato a un Cristo accolto. Perciò, non tiro Dio dalla mia parte, ma con la fede mi metto io dalla parte di Dio.
  • Passare da una Chiesa che impone ad una Chiesa che accompagna e ti fa innamorare del mare aperto dell’infinito di Dio, tramite la parola del Vangelo.
  • Guardare non a Zaccaria, sacerdote, perfetto sul piano dell’osservanza legale, ma incapace di cogliere la novità di Dio a Maria di Nazaret, serva, che canta il magnificat e vive in un minuscolo villaggio di periferia, in una semplice casa e non nel tempio. Le due figure sono il segno del passaggio dal ruolo al compito, che ogni prete è chiamato a fare!
  • E di fronte alla paura che facilmente ci atterra, ecco il testamento di un prete-operaio (che anch’io ho conosciuto!): non avere paura, non fare paura, anzi liberare dalla paura.
  • E quando ti metti a navigare nel futuro, non consultare le tue paure, ma i tuoi sogni di libertà! Non confidare nei numeri che stringono, ma nei sogni che aprono.
  • Sentire che abbiamo un Dio che ci accompagna anche negli inferi.
  • Dio non ci libera dalla sofferenza, ma nella sofferenza, nella croce di Cristo suo Figlio.
  • Il mondo non va convertito, ma amato!
  • Non tanto fare il bene, ma voler bene!
  • Non essere tra quegli scribi e sacerdoti che spiegano tutto ai Magi sul Redentore, ma poi non vanno. Sanno ma non vanno. Indicano la strada agli altri, ma loro non la percorrono.
  • La vera vita che non sta nell’avere, salire e dominare, ma nel dare, scendere e servire!
  • Amore voglio, non sacrifici!
  • Vale ciò che dura e dura ciò che vale!

Sono solo delle suggestioni luminose che abbiamo raccolto, tra le tante parole profonde e poetiche, che ci hanno fatto sognare. Tali suggestioni ci sembrano però così luminose, come perle, che è bello non tenerle per noi, ma offrirle a tutti voi, in gratuità e gioia condivisa.

In fondo, è vero che spesso noi guardiamo a Dio con gli occhi del diavolo! Questo è appunto il peccato originale. La fede vera è invece quella che ci ripulisce gli occhi con il collirio del Vangelo, per guardare il Padre con lo sguardo, da Figlio, dello stesso Gesù. Così non perderemo il sapore del sale. E lo perdiamo come preti, proprio perché siamo stati toccati dal vivo, dalla parola trasformatrice del Vangelo.

 

Campobasso, 24 novembre 2021, festa dei coraggiosi martiri coreani