I Vissuti Identitari e il Patrimonio dei Valori Rurali

LA FESTA DI SAN MARTINO

“Il lavoro naturale del coltivatore restituisce la padronanza degli atti e del senso di quello che si compie e dei frutti ricavati. Il cibo ha il suo valore della sapienza ottenuta, della fatica e del tempo impiegati” (R. Brioschi)

Ancora oggi, in molte nazioni, soprattutto nella civiltà rurale la ricorrenza di S. Martino di Tours (è uno dei fondatori del monachesimo in Occidente e uno dei grandi santi della Gallia) ogni 11 novembre è una giornata di grande festa e di coinvolgimento comunitario. Una giornata speciale che ricolloca al centro il rapporto di difesa, di cura e valorizzazione della madre terra e la celebrazione dei suoi frutti. Una festa che, dissipando le nebbie novembrine, ci ricorda la poesia omonima che abbiamo studiato a scuola. Un’occasione gioiosa che i piccoli attendono per mangiare le prime castagne e per regalarsi il dolce con lo stampo dell’uomo a cavallo. Infatti Martino nasce nel 316 ed, essendo figlio di un ufficiale romano, viene educato nella città di Pavia. Durante la ronda a cavallo, Martino nota un mendicante intirizzito dal freddo e gli dona metà del suo mantello, ossia solo la parte di sua proprietà che ogni soldato si pagava come equipaggiamento. L’invocazione del santo patrono di vendemmiatori e viticoltori è legata a riti e usanze della civiltà contadina, al ringraziamento e al rinnovo di contratti agricoli nonché alla spillatura del vino novello. In questa ricorrenza diversi sono i comuni che in collaborazione con il tessuto associativo e le Pro Loco organizzano mostre, stand gastronomici, filmati, mercati, giostre e bancarelle con prodotti di specialità territoriale e di artigianato. Diverse sono le cappelle e le chiese dedicate al santo di Tours anche in Molise, santo popolare proclamato patrono del volontariato dalla Conferenza Episcopale Italiana il 31 maggio 2021.

SIGNIFICATO DELLA FESTIVITA’

Oggi cosa richiama la sua festa? Riporta alla centralità della persona alleata della terra che “come madre generosa sostiene e alimenta”, alla feconda relazione creatura-Creatore, semina-raccolto, fatica-ricompensa, sacrificio-premio copioso (contro il tutto e subito); insegna a passare dal mio al nostro e l’importanza dell’ecologia integrale ben studiata nei risvolti pratici dalla II enciclica “Laudato sì”, di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Nei sei capitoli dell’enciclica sociale si evidenzia che la cura richiede una “conversione ecologica” ossia un cambiamento di rotta perché la terra non sia maltrattata, inquinata e saccheggiata. Un impegno che include lo sradicare dalla miseria, l’attenzione ai poveri e alla biodiversità, l’accesso equo per tutti alle risorse del pianeta, il vivere l’ecologia integrale che resta inseparabile dal bene comune, che a sua volta implica scelte solidali sulla base di “un’opzione preferenziale per i poveri”, come nella storia di tanti santi, credenti e credibili nelle opere! La festa del mondo rurale di cui i santi sono i custodi e i protettori riporta oggi alla bellezza della natura e di conseguenza a riflettere sugli effetti dell’inquinamento, a non arrendersi alla “cultura dello scarto”, ma ad attivare processi di riutilizzo e riciclo di risorse, sempre più limitate e a promuovere modelli di sviluppo, di produzione e di consumo sostenibili. Ancora oggi il santo, con riti e vissuti antichi e pur sempre nuovi, risveglia nelle coscienze la bellezza del creato, lo stupore delle stagioni, dei frutti, della ciclicità naturale col fascino dei nuovi colori, eleva l’animo, genera comunità, educa alla dignità e al valore insostituibile della persona e ancor più della figliolanza-fratellanza-solidarietà. In quest’ottica semplice e profonda, profonda perché essenziale, essenziale perché vera, vera perché legata alla terra; le radici diventano forza del presente e speranza per un futuro migliore. E la speranza rinasce come gemma verde! Di questa lezione, umile e naturale, ne abbiamo urgente bisogno per educare e formare le nuove generazioni; per riscoprire il cuore della nostra umanità; per ridefinire il progresso, per rinnovare lo stile di vita, per affrontare insieme le sfide e tessere una continua rete di rispetto, di accoglienza reciproca e di fraternità. Allora ben venga S. Martino per celebrare, pur nelle lotte quotidiane, il valore della terra e la sua sacralità; la preziosità e la bellezza sempre nuova della vita! E la festa si unisce al Cielo!

don Peppino Cardegna