Considerazioni Sul Fenomeno delle Morti Bianche

MORIRE DI LAVORO

Luana D’Orazio, 22 anni con un figlio di 5, è stata fagocitata da un orditoio in una industria tessile in provincia di Prato. Laila El Harim, quarantenne di origini marocchine, trasferitasi in Italia da più di 20 anni, e madre di una bimba, è stata schiacciata dalla fustellatrice a cui stava lavorando in una azienda di imballaggi in provincia di Modena. Mario Tracinà, operaio specializzato nel montaggio di ponteggi, marito e padre, è precipitato da oltre 30 metri sotto un pilone della A14 in territorio di Campomarino. Sono soltanto 3 dei 772 lavoratori caduti da gennaio 2021, secondo i dati forniti dall’INAIL. Nell’ultimo anno le denunce di infortuni sul lavoro sono cresciute dell’8,5% e quelle delle malattie professionali sono aumentate del 20%. Gli aridi numeri, se da un lato ci aiutano a capire le dimensioni di questo problema, dall’altro ci fanno spesso perdere di vista gli aspetti umani di questo fenomeno che ha le caratteristiche di una vera e propria strage.

La situazione in Molise

Il Molise vanta un triste primato in quella che può essere definita una vera piaga! Secondo una ricerca dell’istituto Vega Engineering curata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e basata su dati INAIL, il Molise risulta essere tra le regioni classificate in zona rossa, insieme a Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige. Campobasso e Isernia sono le prime province della classifica nazionale sulla mortalità rispetto alla popolazione lavorativa. L’incidenza media nazionale è stata abbondantemente superata: ci sono state 12 morti bianche tra gennaio e agosto 2021, di cui 9 in provincia di  Campobasso e 3 in quella di Isernia. Un aspetto che in Molise merita particolare attenzione è quello degli infortuni in agricoltura. Spesso le pagine di cronaca raccontano di agricoltori che perdono la vita per il ribaltamento del trattore o perché travolti dagli alberi che stavano tagliando per farne legna. In questo ambito diventa ancora più complesso cercare di arginare il fenomeno, perché bisogna confrontarsi con aspetti che spesso sfuggono alle prassi codificate dei controlli. Si tratta sovente di aziende a conduzione familiare, dove molte volte vengono utilizzati macchinari obsoleti che non sono dotati dei moderni dispositivi di sicurezza. L’eccessiva familiarità con cui si affrontano lavorazioni pericolose, le caratteristiche spesso impervie del territorio e l’inveterata abitudine di coinvolgere minorenni nelle pratiche agricole, contribuiscono ad aggravare la situazione.

Quadro normativo e possibili soluzioni

In questi giorni il Governo ha introdotto delle modifiche al quadro normativo vigente. Le nuove disposizioni vanno unicamente nella direzione dell’inasprimento delle sanzioni, in caso di accertate violazioni in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, arrivando a prevedere finanche la chiusura delle ditte. A questo proposito mi pare necessario fare alcune considerazioni. L’attuale quadro normativo in materia di prevenzione infortuni è imperniato sul D. Lgs. n° 81 del 2008, che recepisce nell’ordinamento italiano le direttive europee in materia e riordina il precedente assetto, che era frutto di leggi e decreti che si erano sovrapposti nel corso degli anni. Questo susseguirsi di norme, se pure ha trovato una riorganizzazione, porta con sè delle eredità scomode. Vi sono, ad esempio, diversi organi di controllo (Ispettorato del lavoro, Asl, Inail) che non sono coordinati tra loro. Questo aspetto spesso incide negativamente sulla qualità e l’efficacia dei controlli. Inoltre, in Molise, sono state prese decisioni improvvide in ambito prevenzionistico. Ad esempio, è stato sospeso il servizio di verifica delle attrezzature di lavoro e degli impianti elettrici da parte della A.S.Re.M., demandandone l’effettuazione unicamente a organismi privati. A mio parere sarebbe più utile potenziare e coordinare gli organi di controllo pubblici, dando loro anche compiti di consulenza alle aziende e non esclusivamente funzioni repressive.

Conclusioni

Ci si interroga su come e chi debba cercare di porre un freno a questi drammatici numeri. Partendo dall’assunto che il diritto al lavoro è sancito dalla Costituzione, si ribadisce a chiare lettere la necessità di garantire a tutti di operare in sicurezza! Spetta a ognuno fare la propria parte con senso di responsabilità, perché il lavoro sia uno strumento di vita e di affermazione della propria dignità!

Mariarosaria Di Renzo