LA RIFLESSIONE

CHIAMATEMI ISMAELE

La baleniera è affondata. Sono l’unico superstite. Morto Achab, ostinato a combattere Moby Dick. Morto Starbuck che gli rimproverava la follia di una caccia senza senso.

In questa metafora amara la fine della pretesa di difendere la democrazia contro l’abuso. Se analizzassimo i fatti con la lente di Melville capiremmo tutta l’assurdità di aver provocato una guerra accusando di avere attaccato la baleniera dopo i primi colpi di fiocina chi altrimenti avrebbe proseguito il suo cammino nel proprio difficile habitat.

Comunque, al punto in cui siamo arrivati, la pace non si stabilisce con le armi, ma con un compromesso tra le parti. E vedo che c’è chi è pronto a trattare e chi no. Questa la grande verità che dovrebbero considerare i lillipuziani convocati dal piccolo Napoleone di Francia. La favola di Gulliver è un’altra storia fantastica che ci insegna a contemplare il nostro mondo ottuso da una visuale esatta perché distante.

Ormai le sorti del conflitto insanamente provocato da tutte e due le parti, lo sottolineo, sono segnate. Unica soluzione andare alla trattativa. E per quanto sia odioso trattare un capo di stato (comunque eletto) come si è verificato a Washington, bisogna accettare l’idea che fosse l’unico modo per fargli intendere che era arrivato il momento di accettare il compromesso che gli era stato offerto, visto che si ostinava a chiedere aiuti per vincere la guerra. O, come sostengono i soliti ben pensanti, per arrivare alla trattativa da posizione più favorevole.

Ma quale sarebbe poi lo scopo di una pace giusta? Costringere i russofoni del Donbass e della Crimea ad accettare un ritorno nello stato che li ha perseguitati per più di un decennio? Non è più naturale fissare la condizione attuale decisa dal conflitto e avviare la ricostruzione, magari discutendo sul finanziamento della difficile opera di risanamento di un territorio devastato?

Putin provvederebbe a recuperare la vivibilità del Donbass a sue spese e Zelensky, sempre che sia rieletto, potrebbe fare la stessa cosa non da solo ma con l’aiuto di chi lo ha sempre sostenuto, vale a dire l’Europa di Lilliput che invece si avvierebbe a comprare altri arpioni per una caccia che non ha più senso.

Detto questo, però, vorrei soffermarmi su un altro punto che richiama il mio inizio e gli dà un significato importante e allarmante. Ismaele è il superstite di un naufragio. Siamo stati vicini alla nascita di un terzo conflitto mondiale per la miopia di un’amministrazione lontana dal nostro continente, che viveva come sempre la pretesa di occuparsi degli equilibri di un territorio considerato come una larvale colonia.

Achab pronuncia per il suo equipaggio un famoso discorso che li spinge a cacciare la balena bianca stimolandoli nel loro orgoglio. Soltanto Starbuck rimane fermo alla ragione di una lotta senza senso, che mina gli stessi scopi della navigazione del Pequod, tornare a terra con i mezzi per sopravvivere con le proprie famiglie.

E una certa amministrazione di cui non voglio fare nome si è illusa, nella migliore delle ipotesi che escluda interessi economici, di esportare la democrazia verso e contro un paese governato dal cosiddetto Zar. Ma ha dimenticato di dirci che per questo usava ogni mezzo, anche quelli che negano la stessa democrazia. E chi l’ha seguita ha utilizzato gli stessi metodi, soffocando le opinioni di chi rfiutava l’idea di un’INUTILE STRAGE o addirittura intervenendo in competizioni elettorali in Georgia o in Romania come avevano fatto gli altri in Ucraina. E questo in nome della democrazia?

Storditi nel viluppo mediatico eterodiretto e forse anche etero finanziato, non ci siamo accorti che abbandonavamo l’unità sostanziale del nostro continente, rinunciando ai rapporti con l’arte, la musica, la danza, la storia di un popolo vicino a noi e alla nostra cultura e lontanissimo dalla dimensione dell’altro Occidente. E abbiamo sopportato la censura esercitata sulla grande letteratura russa o quella più odiosa sugli sport in cui si imponeva agli atleti di disconoscere l’appartenenza alla propria patria.

Ora che per fortuna, e anche per interesse di rivalsa sul precedente governo, un’altra amministrazione rinuncia a pompare una guerra pericolosa che fanno i lillipuziani europei? Si mettono di traverso.

CHIAMATEMI ISMAELE!  

Roberto Sacchetti