DONNE NEL TEMPIO DELL’ECONOMIA

PAROLE E VOCI DI SCRITTRICI MOLISANE

Un incontro tutto al femminile quello tenutosi alla sede della Banca d’Italia di Campobasso lo scorso 28 febbraio. L’evento, moderato dalle giornaliste RAI Enrica Cefaratti e Laura Costantini, è stato patrocinato dal comune di Campobasso e dalla regione Molise, dal Corecom Molise, dall’ordine dei Giornalisti del Molise e dall’Inner Wheel Club Campobasso. Si è svolto nello splendido salone della Banca d’Italia davanti a una platea numerosissima. Il luogo è adornato da sette lunette dipinte da artisti molisani quali Francesco Paolo Diodati, Arnaldo de Lisio e Nicola Biondi e raffigurano eventi importanti della storia del Molise. Dopo i saluti istituzionali, è seguito quello di benvenuto della direttrice della filiale, dott.ssa Fulvia Focker. Entusiasta dell’evento, è stata lieta di ospitare scrittrici che danno lustro al Molise, che esiste e resiste, in special modo nel 2025, anno in cui la sede della Banca d’Italia di Campobasso compie 100 anni, avendo aperto le porte al pubblico nel settembre del 1925. Aspetto altresì importante è l’attività svolta dall’istituto: oltre alla tutela del risparmio, esso crede molto nella cultura finanziaria. In tal senso, sta vicino alle fasce più deboli, tra le quali rientrano anche le donne, che non sempre hanno dimestichezza con i fenomeni economici e finanziari. La direttrice ha spiegato quanto sia importante il ruolo delle donne nel campo della scrittura e con la quale queste dimostrano quanto contano all’interno della società. La Banca d’Italia ha da sempre uno stretto legame con il Rotary Club e, dunque, con l’Inner Wheel Club che può definirsi una costola del primo. Nata a Manchester nel 1924, da un gruppo di mogli di rotariani che erano assenti perché al fronte. Le donne supplivano i mariti espletando attività di solidarietà nell’ambito del sociale. L’Inner Wheel di Campobasso è nato il 18 giugno 2024 e raggruppa diciassette donne animate da volontà e coraggio rappresentate dalla presidente Maria Antonietta Sassi.

Come spiegato dalla moderatrice Enrica Cefaratti, si è voluto organizzare un evento particolare che raccogliesse “in circolo” scrittrici ed editrici per un dialogo aperto. Ciascuna ha selezionato una parola che caratterizzasse la persona e i propri scritti. Laura Costantini ha scelto la parola ALTERNATIVA. Termine calzante, essendo lei giornalista e scrittrice. Il giornalista, afferma, deve raccontare i fatti e dire sempre la verità; la scrittura narrativa è un’espressione di sé, quindi si tratta di due strade alternative. In Italia purtroppo non si riesce a vivere della propria scrittura, perché fondamentalmente si legge poco. Lei ha scelto di essere alternativa alle leggi di mercato e quindi seguire le sue aspirazioni, per non rinunciare alla propria creatività. L’anima, chiude la scrittrice, la si trova in ciò che ci viene da dentro, non dall’esterno.

Segue la parola scelta da Luana Astore, editrice molisana, che è EDITORIA. Ella stampa libri per bambini e ragazzi, per cui il lavoro, che deve soddisfare i desideri dei più piccoli, è ancora più interessante e difficile. Nella sua azienda si scrivono testi brevi che devono centrare subito l’obiettivo, con l’apporto di autori e autrici, correttori di bozze e fumettisti molto competenti.

In collegamento streaming è intervenuta la scrittrice Maria Grazia Calandrone, figlia di molisani. La parola da lei preferita è LIBERTÀ. Racconta la storia di Lucia, sua madre naturale, che lascia il marito e scappa con l’amante a Milano. Muore suicida nel Tevere col suo compagno, dopo aver abbandonato la figlia nel parco di Villa Borghese. Nel libro, finalista al premio Strega 2023, ci sono poesia e indagine. Lei analizza la figura della madre per restituirle dignità.

Segue la testimonianza di Gioconda Marinelli, biologa, scrittrice e giornalista di Agnone (IS), con la parola ALTRI. Tra i suoi scritti, c’è il libro su Fabrizia Ramondino, scrittrice napoletana che si è sempre interessata dei deboli e dei fragili essendolo essa stessa in quanto alcolista. La Marinelli sostiene che quando si scrive, ci si interfaccia con tante persone e ci si immerge in tanti mondi, si conoscono tante persone e si aprono confini.

Rita Frattolillo, insegnante e giornalista, sceglie la parola FUNZIONE. Si definisce ricercatrice, la sua ricerca è mirata a far comprendere e divulgare il passato alle nuove generazioni, in primis attraverso la conoscenza del dialetto. Il suo ultimo libro, scritto con Barbara Bertolini, narra le vicende di donne che hanno fatto la storia del Molise.

Maria Teresa Cutrone, con la parola GUSTO, è una musicista e blogger molisana di cucina. Il gusto, secondo lei, collega arte, estetica e bellezza. Le piace mangiare e preparare da mangiare. Sostiene che le ricette vadano scritte con precisione. Nelle sue, c’è sempre un’introduzione che descrive i piatti, ma il pubblico, abituato alla fretta, legge con superficialità. Preparare da mangiare vuol dire amare, accogliere, prendersi cura dell’ospite. Ha quindi anche un aspetto antropologico e sociale, oltre che sensuale e di piacere. Come diceva Feuerbach, noi siamo quello che mangiamo. Il gusto raccoglie dunque tutti i cinque sensi.

Simonetta Tassinari ha scelto la parola MANIA. Insegnante di filosofia e scrittrice, sostiene che chi non resiste a scrivere, è un maniaco, riprendendo la frase di Platone, la scrittura è una divina mania. La maniacalità è vista sotto tre aspetti: scrivere inventandosi un altro mondo, in cui lo scrittore comanda, si sente una specie di Dio. Crearsi un universo parallelo e credere che i personaggi descritti siano viventi, arrivando quasi a interloquire con loro.

Sabrina Izzi, scrittrice di Torella del Sannio (CB), ha proposto la parola IMMERSIVA. Lei si immerge letteralmente nel romanzo, con anima e mente, quasi a provare gli stessi sentimenti dei suoi personaggi. Il suo ultimo libro uscirà in formato audio, narrato da una voce maschile, per venire incontro a chi avrebbe difficoltà a leggere il cartaceo.

La poetessa e musicoterapeuta Alessia Iuliano ha selezionato il termine VEGGENZA. Un termine molto caro alla poesia, che parte dalla pancia e rivela la verità. In un mondo come quello attuale, che scorre irrimediabilmente, con l’uso e, talora, abuso dei social, la poesia può essere un valido strumento per rivelare chi siamo e scoprire ciò che ci circonda. Bisogna imparare a essere saldi nel movimento del tempo.

Tra gli applausi, le ospiti sono state omaggiate con un mazzo di mimose, il fiore simbolo di forza, femminilità e libertà. L’evento ha dimostrato come le parole delle donne possono trasformare anche i luoghi più istituzionali in spazi di condivisione e cambiamento.

Mariarosaria Di Renzo