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UNIVERSITÀ E MEDICINA, TENTATIVI DI RIFORMA DEL NUMERUS CLAUSUS

Il numero chiuso a Medicina non scompare ma si sposta in avanti di sei mesi. A un primo semestre aperto a tutti ne seguirà un secondo al quale potranno accedere gli aspiranti camici bianchi che avranno superato prima gli esami individuati come propedeutici e poi un quiz nazionale. A prevederlo è la proposta di riforma dell’accesso programmato messo a punto dalla commissione istruzione del Senato che lo ha adottato, praticamente all’unanimità, come testo base. A darne notizia è il presidente della Commissione, Roberto Marti (Lega), che esprime molta soddisfazione per l’adozione del testo con la massima convergenza di tutte le forze politiche. Intanto i test di ammissione di quest’anno andranno avanti come da calendario. Alle prove del 28 maggio e del 30 luglio si sono iscritti oltre 71mila studenti, più di 61mila a medicina.

Il provvedimento assegna al governo una delega di un anno per scrivere nel dettaglio la riforma, prevedendo da subito alcuni principi direttivi. Il primo consiste di fatto nell’eliminazione del numero chiuso al primo semestre con conseguente spostamento della selezione all’inizio del secondo. Nel frattempo, si devono sostenere esami considerati fondamentali per tutta l’area biomedica, veterinaria, farmaceutica e sanitaria e ottenere i crediti previsti. Se poi non si supera il test alla fine del primo semestre i crediti si possono usare per altri corsi di laurea affini.

Il meccanismo così delineato ricorda molto da vicino quello messo a punto dalla Conferenza dei rettori nelle scorse settimane e inviato sia alla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, sia ai senatori di maggioranza e opposizione. Affinché tale progetto venga attuato serve, innanzitutto, che il testo base diventi legge e, quindi, che il Miur emani uno o più decreti legislativi con cui attuarlo. Per riuscirci già entro il prossimo anno accademico, dunque, bisogna accelerare.

La senatrice di FdI, Carmela Bucalo, componente della Commissione cultura e istruzione del Senato e prima firmataria del Ddl 915 riferisce che il sistema introdotto prevede la possibilità per i nostri studenti di iscriversi liberamente ad un primo semestre dei corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentarie e in medicina veterinaria. Si tratta di un semestre in cui gli studenti possono essere giudicati sul reale merito e sulle loro motivazioni, attraverso un sistema più inclusivo e meritocratico.

La senatrice Cecilia D’Elia, capogruppo nella Commissione Scuola, università e ricerca, in carico al PD, riferisce che rimangono in piedi numerose criticità, a partire dalla delega, troppo larga e vaga sugli aspetti che riguardano le nuove modalità di accesso fino alla definizione di una graduatoria nazionale dopo aver frequentato solo un semestre e dopo aver acquisito i crediti formativi utili.

Se da una parte la senatrice enfatizza la necessità di dare un’offerta di qualità e di liberare le famiglie dall’enorme spesa dei corsi di preparazione al test, dall’altra parte segnala che la delega sull’orientamento nelle scuole superiori e i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento sono anch’esse vaghe e meritevoli di nuovi emendamenti.

Il testo base prevede di entrare in vigore nel 2025-2026, in attesa che il Miur emani uno o più decreti legislativi con cui attuarlo.

Le prove si svolgeranno in presenza, su un formato cartaceo, caratterizzato da sessanta domande estratte da un’apposita banca dati pubblica composta da almeno 7.000 quesiti. La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) con il suo presidente, Filippo Anelli, ribadisce che eliminare il numero chiuso a Medicina, provocherà fra 10 anni, che rappresenta il tempo necessario per formare un medico, una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro. Verranno così prodotti solamente dei disoccupati. Il futuro dei nuovi medici italiani si delinea incerto.

Andrea Notarpaolo, Bologna