LA CURA DELL’AMBIENTE

LE SFIDE DI OGGI TRA GENUINITÀ E CIBI SINTETICI

Come trasformare la minaccia dell’attuale ritmo di sfruttamento delle risorse della terra in armonia, con strategie condivise tra Stati e sostenibili, per rispettare il dono della creazione e per innescare una revisione globale con un necessario cambiamento degli stili di vita? E’ la domanda portante a cui con proposte e voci diverse risponde l’enciclica di Papa Francesco: “Laudato sì, sulla cura della casa comune”. Uno studio ricco di analisi e di proposte che insegna: ad essere custodi e non dominatori e sfruttatori della terra, all’uso responsabile delle risorse, alla difesa della biodiversità e degli ecosistemi, ad opporsi al consumismo e all’inquinamento e al deterioramento della vita umana che porta alla degradazione sociale.

Una lettura seria della situazione globale con proposte di discernimento e con iniziative da compiere, sempre più urgenti per essere alleati della madre terra.

Ma noi cosa possiamo fare? In quest’ottica ecologica ognuno di noi è chiamato ad amare i propri paesi, a rilanciare i borghi antichi, a riappropriarsi delle radici storiche, a valorizzare le risorse e le bellezze paesaggistiche, ad attivare percorsi turistici e di rilancio del territorio. E il Molise pur come piccola regione incanta con i suoi colori e conquista con le sue bellezze e i suoi vissuti. Infatti tanti sono i posti da scoprire con riti, usanze e tradizioni legati al rispetto della terra e alle celebrazioni dei santi. Penso a Gildone, con la caratteristica processione del pane fragrante unito all’intenso profumo dei gigli di S. Antonio, penso a Jelsi, con le trecce di grano offerte alla “Mater frumenti” S. Anna, a Pescolanciano, con l’offerta dei covoni, alle comunità del beneventano che offrono i carri e manufatti in paglia e a tanti paesi del meridione che lavorano gli steli e del settentrione e a nazioni del nord Europa che celebrano la sacralità del grano e delle primizie. E come non ricordare dall’Abruzzo alla Puglia la storia dei tratturi che nell’Italia centro-meridionale, accanto alle moderne strade, lasciano tracce e segni di antiche vie di comunicazione fino alle trazzere siciliane? Queste erano vie attraversate dagli armenti nelle transumanze, periodici spostamenti stagionali che avvenivano in autunno e in primavera, alla ricerca di foraggio fresco, quando le erbe cominciavano a scarseggiare per i rigidi venti, le piogge battenti e le prime nevi autunnali sui nostri aspri monti o perché riarse dal caldo sole primaverile del Tavoliere. È così nata l’economia armentizia che tanto ha caratterizzato, nel corso dei secoli, i paesaggi e la psicologia popolare: una realtà umana che si è consolidata nel sacrificio e nel rispetto dei luoghi e dei ritmi della natura. E oggi pur in un mondo globalizzato si cerca l’eccellenza dei vissuti e dei prodotti e ci si interroga su come non cedere a leggi del profitto e all’urbanizzazione selvaggia e non pianificata che stanno distruggendo con grande velocità un ricchissimo patrimonio della memoria collettiva, di saperi e di relazioni personali.

Dunque quali iniziative comunitarie condividere e rafforzare? Aver intrapreso solide iniziative ambientali potrebbe voler dire avviare un recupero per il rilancio di attività economiche e culturali eco-compatibili, di forme produttive e di nicchia per combattere l’erosione genetica delle specie vegetali indotta dalla produzione di mercato e per la promozione del turismo e dello sviluppo sostenibile.

Oggi, urge una conversione ecologica integrale, come ribadisce spesso Papa Francesco, e un nuovo stile di vita personale e collettiva. E le nuove sfide non mancano: cibi OGM (organismi modificati con ibridazione e mutagenesi che, con biotecnologie, aprono ai transgeni), produzioni industriali non controllate, farine di insetti, carne e latte sintetici ecc. Come comportarsi? Come affrontare la complessità delle questioni etiche derivanti? Di certo “quando le abitudini sociali intaccano i profitti delle imprese queste si vedono spinte a produrre in un altro modo” (LS 206).

Come tutelare dunque la biodiversità e gli ecosistemi con il grido della terra e dei suoi poveri? Ecco come la questione ambientale odierna coinvolge l’intero pianeta e la tutela ambientale costituisce una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo. La responsabilità verso l’ambiente, patrimonio comune del genere umano, si estende alle esigenze del presente e a quelle del futuro, ben sapendo che “ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo” (LS 15).

Occorre in questo approccio vitale far prevalere il primato dell’etica sulla tecnica e la necessità di salvaguardare sempre la dignità dell’essere umano. Urge rafforzare la cultura e la spiritualità ecologica con la necessità di rispettare l’integrità e i riti della natura, poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili. Urge consolidare in tutti la consapevolezza dell’interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra e che “il mondo si offre al nostro sguardo come traccia di Dio, luogo nel quale si svela la Sua potenza creatrice, provvidente e redentrice” (LS 487).

E’ solo facendo rete, nel credere al dono del creato (dove la teologia incarna l’ecologia) e nel custodirlo, è solo intrecciando menti e cuori, nell’impegno personale e collettivo, che riusciremo a invertire la rotta del profitto e a gustare la genuinità dei frutti, la fragranza dei cibi e ad amare davvero la madre terra. E facendo nostra questa responsabilità, nella solidarietà globale, “ritorneremo a scegliere il bene e a rigenerarci” (LS 205) e saremo capaci di intercettare la vocazione al bene che Dio ha seminato nel cuore dell’Umanità, di uno stile di vita profetico e alternativo e di vivere così la forza riumanizzante del Vangelo.

don Peppino Cardegna