«UN UOMO DI DIO, UNA FIAMMA MISTICA ILLUMINATASI NEL DESERTO»

Anniversario della Canonizzazione di Charles de Foucauld

Il 16 Maggio il Convegno tenutosi in occasione del primo anniversario della Canonizzazione di Charles de Foucauld ci ha offerto l’opportunità di approfondire la vita ed il messaggio spirituale del Fratello Universale, così definito da Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti di cui Mons. Bregantini ha presentato, mirabilmente, la lettura teologica e pedagogica accompagnata dalla testimonianza sulla sua scoperta del messaggio di Fr. Carlo di Gesù che è stato fondamentale per il suo cammino di vita. Di seguito, alcuni rappresentanti dei vari rami della Famiglia Spirituale Charles de Foucauld hanno testimoniato la loro scelta di proseguire la strada alla sequela del Fratello Universale.

Ecco che ci sembra importante dare alcuni cenni di lettura del Messaggio del Fratello Universale che, nel corso del tempo, è stato capace di liberarsi di tutte le sue sovrastrutture e, alla fine della sua vita, ha avuto una evoluzione profetica che traspare dalla considerazione che hanno di lui i musulmani, ed espressa bene da Ali Merad (Ali Merad: Charles de Foucauld ad regard de l’islam, edizioni Desclée de Brouwer).

Musulmano, già docente alla Sorbona di Parigi per il quale De Foucauld è stato «un uomo di Dio», «una fiamma mistica illuminatasi nel deserto», «un folle di Dio», «un essere divorato dal fuoco interiore che era per l’amore di Gesù, la passione dell’imitazione di Gesù». «Una domanda vivente». Ha vissuto il nascondimento, l’umiltà e la generosità in forma totale e radicale fino al martirio, e non poteva lasciare indifferenti i musulmani di ieri e di oggi, suoi concittadini del Sahara, Sono le virtù evangeliche della carità, della dedizione ai poveri, della dimenticanza di sé a favore degli altri in fratel Charles che risultano eloquenti per quanti non hanno conosciuto o riconosciuto Cristo come Dio, ma hanno il cuore aperto al Mistero dell’Altro. Di queste virtù Charles è stato araldo e praticante come pochi.

De Foucauld ha incarnato il «marabutto cristiano», capace di staccarsi – per quanto la sua appartenenza allo spirito del tempo glielo permise – dal cliché dell’occupante coloniale nell’Algeria di inizio Novecento. Proprio nella fattività di Charles – medico, assistente, insegnante, scienziato – Merad rintraccia la peculiarità di questo cristiano in terra islamica, «un servitore, mentre invece l’immagine tradizionale del marabutto vedeva i fedeli come suoi servi». « Si tratta di un uomo che ha messo tutta la sua forza d’animo nel vivere la fedeltà a Cristo». Antoine Chatelard (Antoine Chatelard: L’habit de Charles de Foucauld- in Courrier de la Fraternité Séculière Charles de Foucauld n. 131 special), Piccolo Fratello di Gesù che ha vissuto per lungo tempo nei luoghi degli ultimi anni di vita di Charles, constata che nel liberarsi dalle infrastrutture ha, man mano fra lo stupore di alcuni e le domande degli altri, modificato il suo abito, che non è lo stesso che conosciamo dalle immagini ufficiali della canonizzazione; si nota, infatti, la scomparsa delle insegne del cuore e della croce in quanto: un segno deve parlare a chi lo vede, quindi ai fratelli fra cui vive, non è rivolto a chi lo indossa; questa insegna e il vestito erano il “simbolo di un gruppo religioso” che ancora non aveva esistenza, a cui non pensava più e di cui non poteva più considerarsi quale primo membro.

Queste insegne e il titolo di religioso non avevano più ragione di esistere. Nei suoi scritti, già prima di arrivare a Tamanrasset si trova: «nessun costume come Gesù a Nazareth».

Si dice che l’abito non fa il monaco e nel caso particolare di Charles de Foucauld, i diversi costumi portati da questo uomo, in diversi momenti della sua vita, sono indicativi dell’evoluzione interiore che non deve essere trascurata. Charles ormai sogna e si sforza di realizzare una “unione” di battezzati convinti, che vivano in mezzo a dei non credenti, tale unione forse è la sola che avrebbe qualche chance di evangelizzare un mondo pieno di prevenzione. Non predicando ma praticando la prossimità e la bontà, proprio come Aquila e Priscilla all’epoca “romana”. Tutti i battezzati sono chiamati a divenire vangeli viventi, che facciano della religione un amore.

Egli propone il modello unico che antepone a tutto. Gesù. Quale esempio riporto la testimonianza di Alessandro Pronzato su fr. Ermete (testimonianza di Alessandro Pronzato in Ermete Scatoloni il canto di una vita – pubblicato in proprio dai Piccoli Fratelli del Vangelo) cui chiede: “Voglio sapere che tipo sei: Non sai parlare e ti fai capire da tutti. Dici che non vuoi predicare, eppure ti fai ascoltare. Sei un contemplativo e lavori tutto il giorno come muratore” Ermete sorridendo e divertito risponde:“Mi sforzo di vivere un’avventura di fede. Mi lascio condurre, ecco tutto. Ma io non so dove vado a sbattere, né mi preoccupo. È così bello tener dietro a Lui, stare attento alla sua Parola. Non traccio programmi rigidi, cerco di essere sempre pronto a un segnale di partenza, non ho esigenze particolari. Leggo pochissimo perché, sai, la preghiera e il lavoro mi portano via quasi tutto… E il lavoro, embè, è duro, non lo nego. E poi ci ho i mei annetti che cominciano a farsi sentire. E qualche malanno pure. E il cuore, che qualche volta mi fa brutti scherzi. In certi momenti, quando sento di più la fatica e la sete, mi tengo su con una litania speciale, mi pare di sentire Lui che mi ripete: «Ermé, sta contento che ti voglio bene … » Capisci? ti voglio bene. Me lo dice in tutte le lingue, anche quelle che non conosco. E io vado avanti” …e, riguardo ad eventuali ripensamenti: “ché credi che vada avanti su una strada liscia, asfaltata?,,, La mia vita, semplice ma vera, ormai è qui, tra questa gente, che non ho alcuna presunzione di convertire, ma di cui condivido la fatica, i costumi, tutto … E io piccolo Ermete, che mi limito ad assicurare una presenza, un’ amicizia, che prego, lavoro, parlo con tutti, mi lascio dire «Ermé sta contento che ti voglio bene, che te voio bene, que je t’aime … ». Capisci che bello! Cosa dovrei rimpiangere, dimmi” Sai? oggi mi è successo un fatto curioso. Un manovale, durante la breve sosta di mezzogiorno, mi ha domandato all’improvviso: «Ermete, spiegami un po’ che cosa ha fatto di straordinario per te Gesù Cristo che lo ami tanto». «Non so se ti rendi conto … È la prima volta, in tre anni, che mi sento rivolgere una domanda sulla mia fede. Guarda che strano. Embé, sono contento.” Un seme piccolissimo, invisibile, che «si perde» nella sterminata vastità del Sahara, alla sequela di Charles de Foucauld.

Vito Telesca