Il borgo che ho visitato in questo piovoso mese di maggio e che mi ha catturato il cuore per le sue antiche tradizioni, i suoi panorami verdeggianti ricchi di fitti boschi e le sue particolarità è San Giuliano del Sannio.
Posizionato su un colle a 627 metri di altitudine dista da Campobasso circa 15 km e si affaccia sulla valle del Tammaro, dove le numerose sorgenti d’acqua creano un’oasi di freschezza e vitalità che aggiunge un tocco di magia al paesaggio. Fino al 1863 il paese era denominato San Giuliano di Sepino, successivamente gli venne attribuito “del Sannio” per la sua collocazione storico geografica, infatti nel territorio sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti ad insediamenti pre – romani.
Due sono le leggende sulla derivazione del nome: una di queste racconta che il nome del borgo derivi da un giovane di nome Iuliano che girava il mondo insieme al fratello Sepino. Quest’ultimo diede il nome all’omonimo paese mentre Iuliano notò una zona di fronte a quella del fratello e vi fondò San Giuliano.
L’altra leggenda narra un tragico episodio: un giovane chiamato Giuliano, avendo litigato con i genitori si era rifugiato nell’attuale paese, dove si sposò. Un giorno, mentre Giuliano era a caccia, la moglie conobbe i genitori del giovane e li invitò a casa, dove mise a disposizione il suo letto per farli riposare e si allontanò. Rientrato Giuliano e viste le due persone giacenti nel letto, pensando fosse la moglie e l’amante, preso dall’ira li uccise. Uscito da casa incontrò la moglie e, resosi conto di ciò che aveva commesso, fuggì disperato. Tale leggenda trova riscontro nella storia di San Giuliano, uccisore della madre e del padre. Attraversare la ricca vegetazione che circonda il borgo è possibile anche attraverso i molti percorsi, come quello del CAI, dedicato ad un illustre cittadino del passato: il botanico Nicola Antonio Pedicino che nella metà del 1800 diede vita all’orto botanico di Portici, in provincia di Napoli. Monumenti collegati agli elementi naturali sono: la fontana a 5 cannelle che sporgono da medaglioni floreali, di cui i sangiulianesi vanno molto fieri per la freschezza e leggerezza delle acque e a cui sin dall’ antichità si attingeva per usi domestici e ristoro ai viandanti. Altro simbolo del paese è: la teglia (il tiglio), un albero maestoso di circa 150 anni che sostituisce un altro del 1600. Si narra che Il Tiglio si trovasse dinanzi alle finestre della gendarmeria e servisse da osservatorio ai cecchini, ovvero ai tiratori scelti che sparavano oltre le mura.
Caratteristica peculiare di questo piccolo borgo è la chiesa di San Nicola, con due campanili, unicum in Molise. L’edificio sorge sulle rovine di una antichissima costruzione romanica, distrutta e ricostruita dopo i terremoti dei secoli XIV e XVIII, come testimoniano un leone di pietra del 1200 e un’acquasantiera del 1587. Al suo interno è custodita la statua lignea del Patrono San Nicola, a cui è dedicata la spettacolare parata dei fucilieri che si tiene due volte l’anno: la prima l’8 e il 9 maggio; la seconda ad agosto per gli emigranti che rientrano in paese, ai quali è dedicato un bel monumento in centro. Si ha traccia di questa manifestazione già all’inizio del 1800: ogni anno i sangiulianesi e gli abitanti dei contadi vicini scendono in paese, armati di archibugi ed esplodono colpi caricati a salve in segno di devozione e festeggiamento del Santo.
Altra Chiesa suggestiva è quella di San Rocco, che sorge sulla roccia nella cima più alta del borgo, distrutta quasi completamente dal sisma del 1805 e ricostruita negli anni successivi. Degno di nota infine è anche l’antico Palazzo marchesale, attuale sede del Municipio. Concludo la mia escursione con una breve sosta dal belvedere, che offre uno splendido panorama della valle del Tammaro, punteggiata dai borghi che vi si affacciano e della catena montuosa del Matese, ricca di sentieri, dove gli amanti della natura potranno dedicarsi a piacevoli camminate e godersi momenti di tranquillità.
Francesca Valente