LA CATECHESI COME LUCE PERENNE DELLA NOSTRA VITA

Il “catechismo” della Chiesa Cattolica: non solo i bambini hanno sete della Parola

Molto spesso si sente parlare di “catechismo” come un percorso specifico dedicato ai bambini, ai fanciulli e agli adolescenti per la preparazione ad alcuni Sacramenti; in realtà la catechesi fa parte della cristianità ed è luce quotidiana della fede in tutte le età della vita.

In primis, fare catechesi non significa solamente proporre racconti e organizzare attività a tema cristiano, anzi è molto di più; si pensi alla missione profetica della Chiesa, alla missione di evangelizzare l’Amore di Dio, alla continua predicazione della Parola. Si evince come la catechesi sia lume di molte situazioni della vita da cui trarre il vero rapporto con Dio e delineare la propria condotta ideale in modo da affrontare la quotidianità seguendo un orientamento Cristiano.

Come illustrato nel documento “Il Rinnovamento della Catechesi” – CEI, la pedagogia, la sociologia e la predicazione sono tra i fattori influenti per impartire educazione cattolica; quindi, la catechesi accompagna la crescita di ogni essere umano per godere della bellezza dell’essere veri Cristiani; la variabile determinante da considerare è la maturità di età in età, che si acquisisce nel tempo e permette poi l’applicazione di quanto appreso come vissuto.

Si nasce bambini, piccoli esseri viventi, con tanta fantasia e con una visione del mondo astratta, fisionomica e sensoriale; i primi esempi di catechesi provengono dai genitori, poi, accompagnati dal catechista; attraverso affetto e azioni, a piccoli passi sono introdotti verso l’educazione cristiana.

Si avvicina l’età in cui si è fanciulli e il ragionamento dipende dalla concretezza di quanto vissuto; si innescano meccanismi di curiosità che spronano la conoscenza e sorgono le prime domande su quanto sconosciuto. In merito alla fede la catechesi fornisce educazione attraverso forme comunicative ed espressive che riportino a qualcosa di tangibile e di concreto, sempre sulla base dell’affetto e dell’emotività.

A seguire si diventa adolescenti e si afferma la personalità del credente; la catechesi, a volte disarmonica con il pensiero adolescenziale, supporta la scoperta del senso della propria esistenza, dell’autonomia e dell’affermazione nella società circostante.

Man mano si diventa giovani e subentra la voglia di definire e raffinare i valori in cui si crede, anche quelli religiosi; la catechesi aiuta a renderli parte della vita attraverso spiegazioni, delucidazioni e motivazioni efficaci. Il catechista è visto come un punto di riferimento in grado di illuminare le proprie ambizioni con la luce della Parola, soprattutto innescando la percezione della novità e della scoperta della verità.

Il tempo passa e si è adulti, spesso certi di essere cresciuti, maturi e padroni della verità, convinti che aver frequentato il catechismo e aver ricevuto i Sacramenti possa bastare per tenere sempre vivo il rapporto con Dio. Ma questo è sbagliato, perché la testimonianza cristiana deve essere sempre viva in ciò con cui ci si rapporta: la famiglia, il lavoro, la società, la politica; questo è essenziale per adattarsi ai mutamenti e alle situazioni nel tempo. La catechesi considera, inoltre, le problematiche che possono destare preoccupazione, disagio e possono sollevare momenti di sconforto e di allontanamento; per questo coltivare una fede alimentata dalla catechesi aiuta ad evitare queste eventuali situazioni e supporta soluzioni a problemi e insicurezze.

Si deduce come la catechesi faccia parte di tutta la vita, come sia strumento di sapienza e di verità e come aiuti a crescere e maturare nel quotidiano; la catechesi è come un filo conduttore che fornisce energia alla maturità di sé stessi e dell’essere cristiani. Inoltre, si concretizza che tutti i cristiani sono catechisti, testimoni e insegnanti a prescindere dal ruolo che si ha verso il prossimo perché “chi ha in sé il senso di Cristo per un misterioso e spontaneo impulso, sa esprimerlo e proporlo” ed è una “trama che va tessuta quotidianamente”.

Valentina Capra