LA FORZA DELL’EUCARISTIA

I MINISTRI STRAORDINARI COME ANGELI DELLA CONSOLAZIONE

La nostra fede è mistero di comunione. Comunione con Dio Uno Trino non Unico e comunione fra di noi: tutti i fratelli e sorelle in Cristo Figlio del Padre e sempre in lui e nella potenza dello Spirito Santo figli del Padre. Non fratelli e sorelle di nostra sola elezione per qualsivoglia affinità e scelta, ma veri fratelli e sorelle di sangue perché per tutti, per la nostra integrale salvezza terrena ed ultraterrena, Cristo Signore ha versato il Suo Sangue fino all’ultima goccia. Mistero che nella potenza dello Spirito Santo è duraturo, continuo: si rinnova ogni giorno e in tante ore del giorno sugli altari del mondo nella celebrazione della Santa Messa che ci dona e ci ridona Cristo Vivo e Vero. Dall’altare viene a noi fedeli per alimentare e sostenere il nostro cammino di fede, poi per chi lo desidera e lo richiede si prolunga fino ai letti dei malati, alle loro speciali sedie e a quelle di anziani, nonne/i che non possono più camminare, attraverso il servizio dei Ministri Straordinari della Comunione. Infatti, anche se non sempre avviene, è lo stesso sacerdote Ministro dell’Eucaristia che alla fine della messa consegna loro le Ostie Consacrate: andate.

Le stesse parole di Gesù Risorto quando affida agli apostoli la missione evangelizzatrice: “andate istruite tutte le genti… Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. (Mt 28,19-20). Con noi vivo e vero nella Santissima Eucaristia. Andate: la missione apostolica è sempre fraterna. Perciò noi ministri della comunione nella chiesa di Spinete andiamo sempre in due.

Siamo in 5 (4 sorelle e 1 fratello) a servizio di un territorio molto frazionato con tante borgate e case sparse. Noi scriventi costituiamo la coppia più “stagionata” (gli ultimi 3 sono di recente nomina) perciò maggiormente affiatata e ricca di esperienze.

Questo lungo percorso di servizio ecclesiale ci ha fatto sperimentare e gustare una comunione eucaristica con i malati e i loro familiari davvero straordinaria. Prima di tutto la festa dell’accoglienza quando entriamo con Gesù nelle loro case. Gioia piena e condivisa espressa non solo dal volto sorridente del malato/a, ma dai familiari riuniti intorno al suo letto o alla sedia dove è perennemente incollato/a. Conclusa la solennità del rito, l’incontro non finisce.

Continua proprio perché è stato preceduto dall’incontro eucaristico (anche alcuni familiari che l’assistono prendono l’Eucaristia) il quale rende anche quello umano straordinariamente bello e singolare. Fecondo di incredibili sviluppi nel tempo. Cosi intensi e significativi da farci diventare di casa: familiari fra i familiari.

È rimasta stampata nei nostri cuori la memoria del carissimo zio Angelo (ultra novantenne morto di recente e zio per rispetto non per parentela) quando ci vedeva arrivare nella sua camera: “venite, venite, che gioia vedervi con Gesù. Io prego per voi ogni giorno perché mi portate Gesù; grazie grazie, vi voglio bene.”

L’Eucaristia vicino al letto del giovane e della giovane malata, al vecchio immobilizzato dall’età e la malattia ci ridà ogni volta il gusto nuovo dell’autentica familiarità cristiana. Diventa un’esperienza privilegiata di Chiesa Famiglia di famiglie, un sinodo sempre attuale di chiesa in cammino con Cristo. Davvero tutti i figli fratelli e sorelle dell’Unica Famiglia Trinitaria: membra diverse dell’Unico corpo che è la Sua Chiesa. “Dio che ci ha resi partecipi di un solo pane e di un solo calice, ci riunisce in un solo corpo affinché portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo”. (Dalla liturgia) Un solo corpo: la particolare comunione nella Comunione con i malati, infatti, si prolunga con telefonate reciproche, con la preghiera vicendevole che non conosce distanze e soprattutto con la partecipazione alla Santa Messa offerta anche per loro. Il nostro parroco Don Jimmy ha iniziato anche a celebrare la messa vicino al loro letto.

Io Bambina sostengo sempre che non siamo noi a portare Gesù, è piuttosto Lui a portare noi. A portarci… fino alle profondità più indicibili del nostro essere fratelli e sorelle in Lui e figli/e nel Padre. Relazioni umane e celesti da ri-guadagnare oggi nel fuggi fuggi generale dal quale spesso (molto spesso) ci facciamo rubare l’essenziale. O lo deleghiamo smodatamente a distanza su l’online. Perciò anche Papa Francesco nella Giornata Mondiale Del Malato in ricorrenza della B.V. Maria di Lourdes ci ha ammoniti di fermarci considerando la nostra situazione umana: “tutti siamo fragili e vulnerabili, tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi curare e sollevare. La condizione degli infermi è un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli”.

Anche dopo morti, per noi due i nostri malati rimangono sempre palestra di elevatissimo allenamento umano e cristiano. Pure al cimitero (piccolo come il nostro paese è bello perché ci si ritrova) davanti alle loro tombe troviamo di nuovo il senso di familiarità che ci univa in vita: sostiamo, ricordiamo, ci commoviamo, intercediamo per loro, ci affidiamo a loro in un rapporto di reciprocità e di intimità che è caparra di eternità. I miracoli dell’Eucaristia! Soprattutto nei concrocifissi e in chi è stato eucaristicamente loro vicino. Vicino a coloro per i quali anche quando già da piccoli rimangono incollati al letto o alla sedia o sono ghermiti acerbamente dalla morte, tutto umanamente sembra fallito per sempre. Inaccettabile sconfitta che la Comunione in Cristo Eucarestia morto vivo e risorto riscatta a 360° rendendoci con Lui vittoriosi oltre la sofferenza, oltre la morte.

Rosalba Iacobucci  e Bambina Calabrese