“Vieni, dolce Spirito, scendi col tuo balsamo, tu che lo puoi. Dove il cuore sanguina, quando grida l’anima dentro di noi, soffia via la cenere, dacci il tuo respiro di misericordia … Scendi fuoco limpido, scendi fiume carico di primavera” (Tempo di ricominciare, Gen Verde)
E’ sempre bello e significativo l’itinerario quaresimale che apriamo con l’austero segno delle ceneri, in cui la creatura si consegna al Creatore, in cui la terra guarda al Cielo e si prepara alla forza nuova della Pasqua. Mi piace iniziare con il canto “Tempo di ricominciare” del Gen Verde: “Il perdono che ci dai ce lo offriamo tra di noi e lo chiediamo. Oggi è tempo di ricominciare, tempo di perdono, nella verità. Per comporre in terra un firmamento, stelle sopra il fango d’ogni povertà”. Un testo poetico che invita a passare dalla polvere alla luce e a proiettare lo sguardo sul grande Orizzonte. Tanti i canti oratoriani, i segni, i simboli (ceneri, colore viola, ramo d’ulivo, colomba, spine, Croce), i colori che nelle liturgie e nelle catechesi con i ragazzi si trovano per spiegare la preziosità di questo tempo. E se i ragazzi ben accompagnati ne sono più facilmente conquistati, molti giovani invece si chiedono: che senso ha la Quaresima in un mondo globalizzato e iperconnesso e in un’epoca in cui dominano molte parole formate dal suffisso “ismo” come ad esempio: relativismo-edonismo-consumismo-carrierismo ecc.? Ma già il porre la domanda dice l’ardua ricerca e la fatica dello scavo interiore. Come abitare allora le domande giovanili? Quali i tempi e i modi per accompagnarle oggi? Come affiancare la sete di senso che vivono ancor più ora provati dalla pandemia e da una nuova folle guerra? E capiamo come la domanda deve essere suscitata, accompagnata, abitata di significato in un dialogo sincero. Ecco la preziosità di un cammino di 40 giorni, con tanti significati biblici, da riscoprire e da vivere sempre. La Quaresima ci aiuta a meditare sulla nostra umanità consegnata a Dio per una continua resurrezione in quanto è un tempo: per ritrovare se stessi e cercare Dio, per lasciarsi trovare da Dio, per cogliere la gioia piena come frutto dell’amore (ama Dio, gli altri, te stesso). Un tempo favorevole alla nostra conversione e rinascita che ci rende dinamici e ci porta ad intrecciare due assi indisgiungibili: riconciliazione/guarigione, perdono/gioia, sacrificio/forza di volontà, impegno o fioretto/conversione, pochezza/ricchezza, orazione/azione; preghiera e digiuno/carità (non ridotta ad elemosina), riscoperta del bene/nuova missione, figliolanza/discepolato, fraternità/ripartenza, dolore/Amore. Un tempo che ci misura e verifica se le nostre opere sono ancorate nella legge del Comandamento nuovo “Amatevi come io ho amato voi” e che si concretizza nella spiritualità del bene: servizio e volontariato. Un tempo di grazia per sostare e meditare, un tempo di pellegrinaggio interiore per gustare la misericordia di Dio che ti ama nella tua miseria e ti innalza a figlio/a per avanzare ogni giorno verso di Lui. Un tempo propizio per imparare a sostare con Maria e Giovanni, il discepolo prediletto, accanto a Colui che sulla Croce consuma, per l’intera umanità, il sacrificio della sua vita (cfr Gv 19,25). Un tempo favorevole per misurare il nostro cuore in Cristo, provato e tentato nella sua umanità, prima di porre il nostro sguardo sul prossimo. Un tempo opportuno per capire la bruttura del male e riflettere sul fatto “che c’è un limite imposto da Dio al male” ed è la misericordia (Giovanni Paolo II in Memoria e identità, 29 ss). E nella misericordia sperimentare la risanante forza del perdono: “Padre Nostro aiutaci a perdonarci non per dimenticanza, debolezza o indifferenza, non perché quello che è grave è senza importanza o perché è bene quello che è male … Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. Padre Nostro, donaci occhi nuovi e cuore di madre verso l’altro e una misericordia che sempre copre, dà fiducia, crede, spera. Dacci la grazia di un’amnistia completa nel cuore, di un perdono reciproco universale perché apriamo a chi ci ha fatto torto la possibilità di ricominciare e un avvenire in cui il male non abbia l’ultima parola” (Tempo di ricominciare, Gen Verde). Un tempo di figliolanza in cui ci si riscopre fratelli e sorelle in cammino con lo sguardo alto all’Orizzonte per rimotivarsi nel cadenzare nuovi passi di Speranza. Un tempo bello in cui lo spirito si dilata poiché ti senti chiamato e amato dal Padre e condotto a formare in Cristo una nuova coscienza. Allora quali impegni possiamo prenderci per qualificare questo tempo come cristiani, educatori, catechisti, collaboratori pastorali, consacrate, diaconi, sacerdoti? Quale programma di vita definire? Ecco cosa insegnava il grande teologo salesiano, il venerabile don Giuseppe Quadrio: “La preghiera quotidiana unita alla carità sia il termometro della tua vita spirituale” e “Celebra ogni tua Messa come se fosse la prima, l’ultima, l’unica della tua vita. Ogni parola sia un annuncio ed ogni gesto un segno sacro”. Chiediamo di svegliarci dal letargo interiore ponendoci in ascolto e lasciando che Dio parli all’intimo dei cuori. E sarà il tempo prezioso e fecondo per cogliere l’incompiutezza come dono e nella nostra incompiutezza umana l’opera di Dio che scrive la storia, per me, per tutti. Ma nell’ottica pasquale, a cui guarda la Quaresima, l’incompiuto delle nostre azioni non significa fallimento, limite invalicabile o tradimento di una relazione ma dono e occasione di crescita e di ulteriore affidamento a Dio. Ecco l’incompiutezza che nella spiritualità quaresimale si fa dono di grazia perché è la dimensione più viva e vera che possiamo sperimentare e che man mano apre a nuovi traguardi, dove anche il deserto stupisce, perché t’invita a soppesare le cose e infine fiorisce! E trasformeremo il mero “chronos” in ”Kairos”, tempo di vita, di qualità e di pienezza. E allora: “Vieni, Santo Spirito, rialzaci e rivestici di novità. Fa di noi il tuo lievito che nel mondo semina fraternità. Scendi fuoco limpido, scendi fiume carico di primavera” e ci rialzeremo insieme per guardare le “stelle che nel buio brillano di più” e nella Speranza ci rivestiremo della novità di Dio! Auguri.
don Peppino Cardegna