VANGELOSCOPIO

“Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi” (Gv 14,12)

A tutti coloro che sono attenti a somministrare vita giunge questa parola di Gesù: “Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi” (Gv 14,12). In questo versetto c’è l’inno all’appartenenza. In una società dove dominante è invece la tendenza ad isolarsi, a rimanere staccati, a non lasciarsi coinvolgere, il fondamento che ci propone Gesù è proprio l’opposto a tutto questo. E’ il sentirci intimi a Lui. E’ il partecipare tutto quello che Lui compie. Con il potenziale della nostra sete interiore. Le parole di Gesù sono piene di questo slancio. Sono il canto, la poesia del Vangelo.

Dio è legame

Non bisogna credere a quanti dicono che gli affetti e i legami ci allontanano da Dio. Non è vero! E’ proprio il contrario. Dio è legame! Dio passa per gli affetti, si sperimenta nei legami. Quelli autentici. Quelli che non ti afferrano, ma ti abbracciano. Che senso ha la vita se non ci sono i trionfi dell’amore sul disfacimento delle freddezze, delle separazioni, sulla tanta forza organizzata del male! Ogni legame d’amore è una missione dall’alto. Questo è il marchio divino in noi. Dio entra, infatti, così nel cuore umano. E se proprio desideriamo localizzare la Terra dell’Alleanza, sappiamo che essa prende consistenza nella sfera affettiva. Lì dove ereditiamo la potenza unitiva della Salvezza. Dove creatura e Creatore si attraversano. In profondità.

Farci Dio per qualcuno

Quando amiamo, ci stacchiamo dal nostro io in modo spontaneo, senza traumi. Come un parto naturale. Ecco perché è troppo limitato, troppo riduttivo come cristiani richiamare il mondo a soli doveri morali. E’ tempo, sì, di passare dalle direttive alle prospettive! Ovvero ai sentimenti, al cospetto degli innamoramenti che ci permettono di eccedere in umanità. Quando ci spegniamo ad essi, giunge l’ora della tentazione: farci dio per qualcuno! Tutto questo ci fa capire da un lato il senso drammatico dell’autoreferenzialità, dall’altra il perverso progetto della solitudine, che incombe divorante, distruttiva. Proprio come aveva avvertito Dio: “Non è un bene che l’uomo sia solo!” (Gen 2,18). E’ un male la solitudine. Fa male essere soli! Tutto ciò che è dispiegato nella creazione nasce e sussiste mediante legami, attrazioni, fusioni, relazioni.

Credere per essere come Gesù

A Gesù non importa se siamo grandi, ma se abbiamo capito come arrivare a fare cose grandi. E’ il credere in Lui l’elemento indispensabile. Credere è consacrarsi alla somiglianza con Lui. Compiere le sue stesse opere, con la sua stessa passione, significa vivere dei suoi insegnamenti ricevuti e creduti. Come tralci che germogliano stando attaccati alla vite. Quando Gesù sceglie i dodici non lo fa perché ha bisogno di soci, di segretari…Gesù li sceglie perché “stessero con Lui” (Mc 3,14). Perché ha bisogno di amici, coi quali condividere la vita, la strada, la missione, ai quali comunicare la linfa della Grazia.

Con Gesù Dio dimora tra gli uomini

Gesù è’ Maestro e i suoi amici, proprio perché legati a Lui, diventano discepoli dell’impossibile che si fa possibile. No, non è come il Battista. Mentre Giovanni, infatti, era un riferimento morale, che dava precisi moniti di coscienza, Gesù è coinvolgimento puro nella storia di chi lo incontra. Con Gesù, Dio dimora tra gli uomini: “Ha posto la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1,14). Giovanni dava orientamenti morali. Gesù, invece, dona se stesso! Si mette tra le mani degli uomini. Con tutti i rischi che comporta questo donarsi. E’ questo sentirci più famiglia con Lui che ridesta il bisogno di rinvenire quella nostalgia di calore umano tra noi. Per saperci accogliere di più. Per ritrovare il Principio di tutte le cose.

Ylenia Fiorenza