PICCOLE IMPRESE E PANDEMIA IN MOLISE

 

Dopo più di un anno dall’inizio della pandemia da covid­­-19, facciamo i conti con la disperazione in cui si trovano migliaia di persone, che avendo perso il lavoro, non sono più in grado di sostenere le famiglie. Queste grida di dolore non possono rimanere inascoltate e le istituzioni pubbliche, a partire dalle strutture centrali fino a quelle regionali e comunali, devono trovare rapide soluzioni per porre fine a questi disagi! Un anno fa ognuno di noi ha rinunciato alla propria libertà, con spirito di sacrificio, rispettando le regole imposte. Dopo tanti mesi, però, non è più possibile accettare di trovarsi in condizioni davvero disperate! Nelle grandi città come Milano, Roma, sicuramente questo dramma si vive ancora di più: affitti da pagare, costo della vita più che raddoppiato, famiglie ormai allo stremo che devono scegliere se mangiare o pagare le bollette. Le richieste di aiuto ai centri Caritas sono aumentati del 120%. Il tutto cercando di fare pesare il meno possibile la situazione sui figli.

Molise

Guardando alla realtà regionale, la situazione non è per nulla confortante! Le famiglie impoverite sono quadruplicate: si rivolgono alla Caritas non solo per cibo e vestiario, ma anche per pagare le utenze. Molte le saracinesche abbassate dopo l’ulteriore periodo di chiusura determinato dalla “zona rossa” dichiarata in regione. Tanti ristoranti del capoluogo sono a conduzione familiare e non possono più sostenere le spese fisse contando solo sul servizio di asporto e di consegna a domicilio. Altri negozi che vendono prodotti “non essenziali” sono aperti solo al mattino e hanno messo in cassa integrazione i dipendenti. Un’altra categoria fortemente colpita è quella dei piccoli esercenti stagionali del turismo e della cultura. Alcuni lavoratori si sono dovuti trasferire dai genitori anziani, che riescono a sbarcare il lunario con la pensione. Ormai passeggiare per le strade di Campobasso è diventata una esperienza desolante, una città spenta, come se fosse stata bombardata!

Testimonianze

Ho raccolto la testimonianza dei titolari di alcune attività penalizzate. Antonio Ziccardi, che gestisce un service di noleggio di apparecchiature per lo spettacolo. Egli, regolarmente iscritto alla Camera di commercio, ha ricevuto una parte minima dei ristori previsti dal governo, a fronte di una perdita 100 volte superiore. Pur non avendo debiti, è riuscito ad assorbire i mancati guadagni attingendo ai risparmi personali. Suo figlio Vittorio, fonico professionista, si è spostato a Milano dove organizza eventi in streaming. Chiedono che i teatri vengano riaperti in sicurezza, in modo da accogliere all’interno delle strutture un numero limitato di spettatori muniti di certificati di negatività al tampone o di avvenuta vaccinazione. Antonietta Cucoro, titolare della paninoteca itinerante “Da zio Bruno e zia Antonella”, ha il suo camioncino fermo nel piazzale di casa da marzo 2020, se si eccettua una sola uscita al mercato dell’ultima domenica di luglio presso la zona industriale di Campobasso. In un anno ha ricevuto circa 3.000 euro di indennizzi, che però ha dovuto utilizzare per pagare le spettanze all’INPS. Ha spesso chiesto, senza esito, anche il sostegno della Confesercenti, oltre che del comune, per l’assegnazione di un posto fisso al centro della città, che le permetta di lavorare anche solo nelle serate del fine settimana. Anch’ella chiede di poter tornare a lavoro in sicurezza, quindi che ci sia un’accelerazione nelle vaccinazioni o almeno uno snellimento della burocrazia nelle pratiche per la richiesta di occupazione del suolo pubblico. Infine, ho sentito Giuseppe Di Bartolomeo, titolare del bar, rosticceria, pizzeria “Snack 85”, che è chiuso da marzo 2020, tranne qualche breve riapertura durante il periodo estivo. Con la sua, come per l’attività della sig.ra Antonietta, si è fermata una catena di piccole imprese: panettieri, macellai, fornitori di bevande, pasticcieri. Ha chiesto la cassa integrazione per la sorella, la quale ancora sta aspettando l’assegno dall’INPS. Ha poi dovuto sospendere un mutuo e, con i pochi ristori ottenuti, ha pagato l’energia elettrica necessaria al funzionamento dei frigoriferi rimasti accesi. La sua perdita è stata pari al 60% degli incassi. Osserva che la chiusura della sua attività non ha fatto scendere l’indice dei contagi e, quindi, probabilmente, il covid-19 non si contrae solo nelle pizzerie. Chiede anch’egli una riapertura in sicurezza con maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine.

Possibili soluzioni

Non è semplice trovare soluzioni che contemperino la tutela della salute pubblica con i bisogni delle piccole imprese, ma bisogna impegnarsi per sostenere tutte queste persone e far ripartire un’economia ormai in ginocchio! E’ quindi assolutamente fondamentale mettere in campo forme di aiuto e sostegno concreti, supportare con ristori adeguatamente quantificati e che giungano nelle tasche dei cittadini con puntualità. E’ pure necessario creare delle forme di riduzione della tassazione, ispirandosi al principio costituzionale della progressività. L’art. 53 della Costituzione stabilisce che le imposte che i cittadini sono tenuti a versare all’erario devono essere proporzionali alla loro possibilità economica. Deve dunque pagare di più solo chi guadagna di più! Un sostegno al reddito che non sia puro assistenzialismo, ma che sia destinato a chi davvero in questo momento ne ha bisogno. Sicuramente la campagna di vaccinazione rallenterà la corsa sfrenata di questo demone, ma va organizzata in maniera ordinata e tenendo conto del livello di rischio delle varie categorie. Il Molise conta una numero di abitanti che popolano un quartiere di Roma, non è complicato mettere a punto un  piano efficiente ed efficace. Tanti medici in pensione si sono messi a disposizione per dare il proprio contributo, ognuno deve fare la sua parte con serietà e spirito di abnegazione. Basta polemiche, litigi, scaricabarile! Prima si vaccina, prima si ha speranza di riaprire attività in sicurezza.

Mariarosaria Di Renzo