L’ORDINAZIONE DIACONALE

DALLA CROCE AL SERVIZIO

La grazia del diaconato di Emmanuel Kange

L’ordinazione diaconale non è solo un atto che segna la consacrazione di una persona, ma anche un rinnovamento per tutta la comunità cristiana. Essa richiama tutti alla bellezza del servizio e dell’umiltà come cammino di vita cristiana

 

In occasione della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, in un clima di profonda gioia e partecipazione, la comunità diocesana si è riunita nella cattedrale della Santissima Trinità di Campobasso per celebrare l’ordinazione diaconale di Emmanuel Kange.

La solenne celebrazione, presieduta da S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni, ha visto la presenza di numerosi sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi, scout, rappresentanti delle comunità parrocchiali e delle autorità. Tutti uniti nel condividere la gioia di un nuovo passo nel cammino vocazionale di Emmanuel, chiamato a vivere il Vangelo nella forma del servizio diaconale, primo grado del sacramento dell’Ordine.

Sin dall’inizio della celebrazione, l’atmosfera è stata intrisa di profonda commozione e riconoscenza, con il canto e la preghiera che si sono levati come segno di comunione tra cielo e terra. Ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio ha parlato del mistero di una vocazione che si fa dono, di una vita che si apre al servizio di Dio e dei fratelli.

Nel cuore della sua omelia, Mons. Colaianni ha voluto sottolineare il profondo legame tra la Croce e il diaconato: due realtà che, pur nella loro apparente contraddizione, trovano unità nella gioia del dono e nella forza redentrice dell’amore.

«La croce, nella sua apparente contraddizione, non è solo un simbolo di morte, ma diventa segno di vita per noi cristiani. La sofferenza, vissuta alla luce della croce di Cristo, si trasforma in speranza, la morte in vita, l’umiliazione in esaltazione».

Il Vescovo ha ricordato come la Croce resti il punto di passaggio dalla morte alla vita, invitando tutti i fedeli a guardare non solo alle proprie prove, ma anche alle sofferenze del mondo: alle guerre, alle ingiustizie, alle povertà, al dolore dei bambini e degli innocenti. Cristo ci insegna a continuare a salire sulla croce per amore, per condividere la condizione umana e portare salvezza. È sulla croce che l’amore di Dio si manifesta in tutta la sua potenza, trasformando la sofferenza in redenzione e la fragilità in forza.

Questa prospettiva dà al diaconato un significato ancora più profondo: come Cristo ha abbracciato la Croce per servire l’umanità, così il diacono è chiamato a farsi servo della carità, a rendere visibile l’amore di Dio nel mondo attraverso gesti concreti di attenzione, ascolto e solidarietà.

Rivolgendosi direttamente a Emmanuel, il Vescovo ha indicato il senso più autentico del diaconato:
«Oggi ricevi il dono del diaconato per vivere il servizio alla carità, come Cristo che sulla croce ha dato la sua vita per noi. Il diacono è chiamato a piegarsi verso gli altri, a sollevare chi è caduto, a servire con cuore generoso e gratuito».

Il diacono – ha spiegato Mons. Colaianni – è segno concreto dell’amore di Dio, testimone di una Chiesa che non comanda ma serve, che non si innalza ma si china verso chi è nel bisogno.

«Il diacono non deve mai cercare il potere o il dominio, ma solo l’umiltà e la carità. Non è il diacono a dare ordini, ma a servire. È a servizio del popolo, per ricordare a tutti che l’unico vero padrone è Dio».

Il ministero diaconale nasce, infatti, nel cuore della comunità apostolica per rispondere a una necessità concreta: quella di servire i poveri, gli ultimi, gli abbandonati. In questo senso, il diacono è chiamato a essere ponte tra la liturgia e la carità, a portare la Parola di Dio nelle strade, nelle case, nei luoghi della sofferenza e della solitudine, trasformando la fede in gesti di prossimità e di tenerezza.

Nell’invito ad abbracciare la vita di preghiera, il Vescovo ha poi ricordato l’importanza della Liturgia delle Ore e della comunione spirituale con il popolo di Dio. Il diacono, ha sottolineato, deve essere uomo di preghiera e di ascolto, capace di nutrire il proprio ministero con la Parola e con il silenzio. Il suo servizio non è un semplice fare, ma un continuo essere alla presenza di Dio, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo.

«Il tuo ministero – ha detto il Vescovo – deve essere vissuto con sincerità, trasparenza e purezza di cuore, come testimonianza di una fede autentica e di una moralità limpida».

Il diacono è chiamato a servire senza riserve, senza condizioni, donandosi completamente a Dio e ai fratelli, nella certezza che ogni gesto di carità, anche il più piccolo, diventa parte del disegno salvifico del Signore.

Seguendo l’esempio degli apostoli, che scelsero i primi diaconi per assistere i più deboli, Emmanuel è chiamato a farsi vicino a chi la società dimentica, a portare conforto dove regnano la solitudine e la disperazione, a essere segno di speranza per chi ha smarrito la fede o la fiducia.

Alla fine dell’omelia, Mons. Colaianni ha affidato Emmanuel alla protezione della Santissima Trinità, di San Bartolomeo, patrono della comunità, e della Madonna Addolorata, affinché lo accompagnino nel suo nuovo cammino di fede e di servizio.

«Il Signore ti donerà la grazia necessaria per essere santo nel tuo ministero. Anche se la chiamata può sembrare alta e impegnativa, puoi essere certo che il Signore ti accompagnerà con la sua grazia, facendoti testimone del suo amore e della sua vicinanza».

Con emozione e profonda riconoscenza, la comunità ha accolto il momento dell’imposizione delle mani e della preghiera consacratoria, segni della grazia che trasforma un uomo in servo di Cristo e della Chiesa. L’abbraccio di pace tra il Vescovo e il nuovo diacono ha suggellato un momento di intensa comunione ecclesiale, carico di significato e di speranza.

L’ordinazione diaconale di Emmanuel non rappresenta soltanto un traguardo personale, ma un dono per l’intera comunità diocesana, che trova in lui un nuovo segno di servizio. La sua vocazione, maturata nel tempo attraverso la preghiera, la formazione e l’esperienza, diventa ora testimonianza viva di come il Signore continui a chiamare, anche oggi, uomini disposti a donare la propria vita per il bene degli altri.

In un mondo che spesso esalta il potere, la ricchezza e l’apparenza, il diacono è chiamato a essere testimone della gratuità e dell’umiltà, ricordando che la vera grandezza sta nel servire.

Il diaconato di Emmanuel, dunque, si apre come una pagina di Vangelo vissuto, un segno di speranza per la Chiesa e per tutti coloro che incontrerà nel suo cammino.

Con la sua ordinazione, la comunità Campobasso-Bojano rinnova la consapevolezza che la croce non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza: è il luogo dove l’amore di Dio si fa servizio, dove la vita trova il suo senso più pieno. Da quella croce nasce il ministero di Emmanuel, chiamato a essere luce nel mondo, strumento di carità, voce di consolazione e annuncio di salvezza.

Don Fabio Di Tommaso