EVENTI IN DIOCESI

LA DEVOZIONE DI UN POPOLO PER LA MADONNA DELLA NEVE

La Madonna della Neve è considerata la vera Madre dei Ripesi e la festa a lei dedicata è la più grande che si celebra in paese

Grande fermento a Ripalimosani per la festa delle Quercigliole nei giorni dell’11 e 12 agosto. Un evento molto antico, che affonda le radici nel 1588 ed è legata alla chiesa di Santa Maria della Neve, che si trova nel boschetto vicino al paese, a oltre 700 metri s.l.m. Il nome Quercigliole deriva dai querceti che riempiono la zona dove ci sono la chiesetta che ospita la Madonna e la stanza del romito. Il titolo Madonna della Neve risale ai primi secoli della chiesa cattolica, quando venne eretta la basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dopo il miracolo del Colle Esquilino avvenuto il 5 agosto del 352. Si narra, infatti, che la notte del 4 agosto 352, la Vergine Maria sia andata in sogno a Giovanni, un patrizio romano, e a papa Liberio. Chiede a entrambi di costruire un tempio a lei dedicato. Il mattino successivo il colle Esquilino fu interamente coperto di neve, cosa eccezionale in piena estate. I due si recarono sul posto indicato loro dalla Madonna e il papa iniziò a tracciare il perimetro dove successivamente verrà eretto il tempio. In realtà, la basilica, definita anche “Liberiana”, venne costruita un secolo più tardi da papa Sisto III.

La chiesa delle Quercigliole risalirebbe al XV secolo ed è appartenuta alla Veneranda Commenda Sacra e Insigne religione di Malta. All’interno è conservata la statua lignea della Madonna della Neve, oltre a due quadri, uno raffigurante la lapidazione di Santo Stefano e l’altro San Silvestro. La statua è di notevole pregio, probabilmente è stata realizzata da un artista napoletano operante in età barocca. Nel 1877 è stato effettuato un restauro da un certo Raffaele di Stefano, come è riportato sulla iscrizione posta nella parte inferiore della nuvola. Nel 2007 l’artista oratinese Dante Gentile Lorusso ha eseguito un radicale rinnovamento all’opera, togliendo tutto il materiale che la appesantiva e riportandola alla bellezza originaria.

Nella chiesa sono presenti due sacrestie: quella di sinistra rimasta pressocché come era un tempo. Quella a destra venne murata e vi fu costruito un piccolo altare, dove c’è la nicchia che ospita la statua della Madonnina. La leggenda narra che la Madonnina venne rubata e conservata in una bisaccia da pastori abruzzesi che transitavano lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera. Giunti a destinazione, questi si accorsero che la bisaccia conteneva un grosso masso e non più la statua. Tornarono indietro e, con grande stupore, scoprirono che la Madonnina era adagiata sui rami della imponente quercia di fronte alla chiesa.

Lateralmente al tempio, si scorgono le cappelle gentilizie, fatte edificare dalla famiglia Cannavina, per la sepoltura dei propri cari.

Nei sotterranei sono presenti delle cripte, completamente interrate. Su una di queste si legge la data 1846, riferita alla morte di Teodosio Cannavina.

Al piano superiore vi era la stanza che ospitava il romito, che aveva il compito di custodire l’intera struttura. La stanza accoglieva anche mercanti che un tempo commerciavano le merci lungo il tratturo. Successivamente il romitorio venne affidato alla famiglia Mitri che, per questo motivo, prese il soprannome di “remite”, ovvero eremita. Attaccati al romitorio si vedono una decina di anelli, che servivano per legare cavalli, muli e asini.

La festa e la corsa dei cavalli

La Madonna della Neve è considerata la vera Madre dei ripesi e la festa a lei dedicata è la più grande che si celebra in paese. All’alba della prima domenica di luglio, una folla di fedeli accompagnata dal parroco, preleva la Madonna dalla chiesetta e la porta in processione al paese. Nel pomeriggio dell’11 agosto, un’altra affollata processione, riconduce la statua nella cappella sulla collina delle Quercigliole. Il 12 agosto tanti pellegrini si recano sul posto per dare un saluto alla Vergine, si ritrovano con parenti e amici per trascorrere una giornata di festa. Sotto le querce si trovano cibi di ogni genere e bevande per tutti i gusti. Il pic-nic è allietato da musica, bancarelle colorate e l’immancabile venditore di scapece. Dopo il pranzo ci si prepara a seguire l’attesissima corsa dei cavalli. Un evento di cui non si conosce l’origine, sicuramente esisteva già nel Settecento, come si evince da documenti in cui si legge: “Si correvano tre pallii, di cui due erano pagati dall’Università (il comune) e uno dal signore titolare della Commenda”. Lungo il tratturo, l’11 e il 12 agosto, si svolgeva una ricca fiera degli animali, che si è tenuta fino ai primi anni ’50. Si potrebbe ipotizzare che gli acquirenti degli asini e muli, nell’intento di provare le potenzialità delle bestie acquistate, abbiano dato origine alla corsa…

Fino agli anni settanta i cavalli in gara erano solo ripesi. Negli anni ottanta, Saturno Faragone, esperto di cavalli, portò in paese equini provenienti da scuderie delle regioni limitrofe e quindi la corsa ha visto la partecipazione anche di concorrenti non locali. Dal 1990, Mario Tanno, che ringrazio insieme a Gianni Manusacchio per le preziose informazioni che mi hanno fornito, ebbe l’idea di abbinare al Palio sei contrade del paese, tant’è che la gara equestre è ora definita “Palio delle Contrade”. Queste sono: Piazza, San Rocco, Villaggi, Santa Lucia, Morgione e Castello, rispettivamente contraddistinte dai colori: blu, giallo, celeste, bianco, rosso e verde. Il Colorado Ranch, ovvero la base operativa, dista poche centinaia di metri dalla chiesa. In questo suggestivo luogo i cavalieri si prendono cura dei cavalli che daranno vita alla competizione. La vittoria è assegnata al fantino che vince la terza corsa. Al termine dalla gara, il vincitore entra con il cavallo in chiesa per omaggiare e ringraziare la Madonna. Nel tardo pomeriggio, ci si sposta tutti in paese per continuare la festa serale, sempre in un clima gioioso e di convivialità.

In occasione della festa di Santa Maria Assunta in cielo, nel pomeriggio del giorno di ferragosto, si celebra una messa in onore della Vergine. Quest’anno la funzione è stata presieduta dal vescovo Colaianni e si è celebrata davanti al sagrato della chiesa madre, ancora chiusa per ristrutturazione. È tradizione che ogni cinque anni alla messa segua la processione con le statue di tutti i santi custoditi in chiesa. Quest’anno il tempo è stato inclemente e, nonostante tutti i preparativi, la processione non si è potuta svolgere.

Questa manifestazione è una delle più caratterizzanti e riconoscibili che si svolgono in Molise.  È capace di attirare molte persone sul tratturo che attraversa l’agro di Ripalimosani, oltre a rappresentare un momento di grande gioia e divertimento per i residenti. L’auspicio è che, per il futuro, si continui a collaborare fattivamente per far sì che la festa sia sempre più attrattiva e mantenga, nel contempo, la tipicità che la connota.

Mariarosaria Di Renzo