
“Sì! Ma verso dove?” è lo slogan che ha acceso i cuori e le menti dei più piccoli, dando ufficialmente il via all’Estate Ragazzi 2025 della Pastorale Giovanile di Campobasso-Bojano. Un’esperienza di comunione e missione che, ormai da più di dieci anni, raduna nel mese di luglio bambini e ragazzi provenienti da tutta la diocesi per vivere insieme una settimana di gioia, gioco, crescita umana e spirituale.
L’Estate Ragazzi non è solo una pausa dalla routine quotidiana, ma un tempo speciale in cui il Vangelo scende in cortile, prende forma nelle relazioni e si fa vivo nella semplicità delle attività quotidiane: giochi, canti, laboratori, ascolto di storie e preghiera condivisa.
Quest’anno, tutto è stato pensato e costruito attorno a una figura forte e dolce allo stesso tempo: don Pino Puglisi, sacerdote e martire, testimone radicale della fede nella Palermo ferita della fine del secolo scorso. Don Pino ha dedicato la sua vita ai giovani, sfidando con coraggio la mentalità mafiosa attraverso l’educazione e il Vangelo. Ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, è stato proclamato beato da Papa Francesco ed è testimone di una fede che non ha mai avuto paura di sorridere al bene. «Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto» – amava ripetere don Puglisi, ricordando che anche il più piccolo gesto di bene può accendere speranza. La sua vita è diventata guida e ispirazione per questa edizione dell’Estate Ragazzi, che propone ai partecipanti un viaggio tra scelte coraggiose, sogni condivisi e responsabilità quotidiane.
Alle squadre di ragazzi sono stati assegnati i nomi dei luoghi dove Don Pino ha vissuto: Palermo, color giallo, è la sua città natale; fu qui che svolse la maggior parte del suo ministero sacerdotale, in particolare nel quartiere difficile di Brancaccio, squadra color arancione, creando il Centro Padre Nostro. Godrano, squadra verde, è invece un piccolo paese in provincia di Palermo dove don Puglisi fu parroco e dove lavorò instancabilmente per la riconciliazione tra le persone, predicando il perdono e la pace tra le famiglie mafiose. Per ultima la squadra blu rappresenta via Hazon, ovvero dove don Puglisi aveva individuato dei magazzini come luogo ideale da sottrarre alla mafia per aprire un centro che potesse ospitare una scuola media, un distretto socio-sanitario, una biblioteca, una palestra, una chiesa, una piazza, contrastando degrado e microcriminalità. Una cosa interessante è che il nome «Hazon» è ebraico e significa «visione, sogno», proprio come quello di don Pino: cambiare il mondo partendo dai più piccoli.
Il Centro di Accoglienza Padre Nostro nasce nel 1991 nel quartiere Brancaccio di Palermo. Dopo la scomparsa di don Puglisi, il Centro ha continuato ad ispirarsi nel contenuto, negli scopi e nel metodo di lavoro al suo insegnamento. Oggi l’Associazione continua ad operare a favore delle fasce più deboli; gravitano al suo interno circa cento persone tra soci, operatori, personale volontario, giovani in servizio civile, tirocinanti provenienti da diverse facoltà e Corsi di Laurea.
Questo centro, che ha un valore simbolico che va ben oltre i confini del quartiere Brancaccio, è divenuto punto di riferimento e luogo di sperimentazione di buone prassi, oltrepassando i confini del quartiere e attivando confronti e scambi intesi come moltiplicatori di effetti positivi.
Le attività dell’Estate Ragazzi si sono articolate in tre settimane, animate dalle diverse parrocchie della diocesi:
Prima settimana: si comincia con la Parrocchia di Sant’Antonio Abate a Campobasso, dove bambini e animatori danno il via alle attività con entusiasmo;
Seconda settimana: protagoniste le Parrocchie di San Pietro e San Paolo in Campobasso, insieme alle comunità di Campodipietra e San Giovanni in Galdo;
Terza settimana: l’esperienza si è conclusa con le Parrocchie di San Giuseppe Artigiano a Campobasso, Petrella Tifernina e Riccia, chiudendo un cerchio fatto di sorrisi, scoperte e relazioni.
Tutto questo è reso possibile grazie all’impegno dell’Équipe diocesana di Pastorale Giovanile, guidata da don Francesco Labarile, che ha coordinato la progettazione insieme ai responsabili parrocchiali, animatori, educatori e volontari. Un lavoro silenzioso e appassionato, svolto “all’ombra del campanile”, dove si coltivano i semi della speranza e si costruisce giorno per giorno una comunità più viva e accogliente.
L’Estate Ragazzi 2025 non è solo un’esperienza educativa: è testimonianza viva che i nostri oratori, le parrocchie e le famiglie sono terreno fertile dove i più piccoli possono sognare e costruire, oggi, un domani migliore.
«L’esperienza dell’estate ragazzi è stata per me molto bella. Ho trovato nuovi amici anche di età diversa dalla mia, con i quali ogni giorno mi sono ritrovato nel confronto e nella condivisione. L’essere capitano di una squadra mi ha insegnato a prendermi più cura dei bambini e ad avere più pazienza con loro. In cambio ho ricevuto il loro affetto e i loro sorrisi. Questa è assolutamente un’esperienza da ripetere che mi ha insegnato a collaborare e a stare in compagnia con gli altri; è riuscita a colmare molti miei vuoti e ha valorizzato molti miei aspetti caratteriali.»
«La mia prima esperienza da animatrice all’Estate Ragazzi in parrocchia è stata un’immersione in un mondo fatto di sorrisi, caos gioioso e piccoli grandi insegnamenti. Inizialmente, il contatto con i bambini mi intimoriva: ogni sguardo curioso sembrava chiedere più di quanto sapessi dare. Ma giorno dopo giorno, ho scoperto quanto sia potente un abbraccio, un gioco condiviso, una risata improvvisa. Ho imparato che, con loro, non si guida solo, si cresce insieme.»
Perché sì, la domanda è aperta: “Sì! Ma verso dove?” Verso dove vogliamo andare? La risposta è nei passi di ogni bambino, nei sorrisi degli animatori, e in ogni cuore che sceglie di camminare nella luce.
All’anno prossimo!
Giulia Varriano



