
Hikikomori. E che è? Un fenomeno sempre più crescente e preoccupante. Certamente non estivo o estemporaneo. Il termine è giapponese. E significa “stare in disparte”.
Si riferisce ad un fenomeno di isolamento sociale estremo per il quale sempre più preadolescenti, adolescenti e giovani attuano una sorta di ritiro forzato dalla vita sociale e si rinchiudono nella propria stanza, evitando ogni contatto con il mondo esterno, inclusi familiari ed amici. Unico contatto ammesso: è quello internet e della sua costante iperconnessione.
Si stima che in Italia ci siano circa 70.000 hikikomori, con una maggiore incidenza tra gli 11 e i 13 anni. La parola d’ordine è “rifiuto”. Rifiuto di e da ogni forma di relazione. Rifiuto di uscire da casa o, ancor meglio, dalla propria stanza. Le conseguenze e le ricadute non si fanno attendere. I giornali e le varie forme di news che accompagnano la nostra estate dedicano spazio e tempo a tale realtà, venuta per certi versi alla ribalta.
I titoli stessi – per sensibilizzare l’opinione ma soprattutto l’attenzione pubblica – sono subito pronti a mettere in luce contemporaneamente le inquietudini delle figure genitoriali e le reazioni aggressive degli interessati, quando i primi riescono in qualche modo (anche solo temporaneamente) a togliere loro il pc o il dispositivo digitale in uso, unico elemento della loro sopravvivenza. Calci, pugni, violenze, scatti di ira con annessi e connessi… sono le conseguenze più ovvie! Ma soprattutto si fanno avanti e spazio il senso di impotenza e fallimento educativo.
«Cosa fare? Come “contrastare” tale fenomeno, ammesso che si debba “contrastare”? Andando avanti di questo passo, cosa li-ma anche che cosa-ci attende? Come socialità: come affrontare questa sorta di forzata reclusione ed esclusione? Come arginare una conflittualità che rischia di diffondersi a macchia d’olio e di risucchiare i propri familiari (e non solo) in una spirale da cui sembra non esserci via d’uscita?»
Chi ne è coinvolto vive questo patema d’animo, vive questo dramma: il dramma dei ragazzi invisibili … il dramma invisibile. Terapie, indicazioni, centri ad hoc, esperti in materia non mancano ma…
Ma … credo che forse sarebbe utile riappropriarci di modalità e di azioni che aiutino tutti noi singolarmente e comunitariamente a salvaguardare e promuovere determinate dimensioni… se vogliamo che dinamiche ed esiti come l’isolamento, il rifiuto, l’antisocialità siano maggiormente “neutralizzati” e/o “depotenziati” dagli esiti peggiori ed estremi e siano “mantenuti” entro dei limiti – per così dire – accettabili e fisiologici.
Nei nostri contesti culturali e sociali crescono sempre di più l’attenzione e la cura all’ecologia, alla natura, all’ambiente, a nuove fonti di energie. Perché non impegnarci a tutelare la dimensione di un sano rapporto con sé?! Perché non impegnarci a tutelare la dimensione di un sano rapporto con gli altri?!
Abbiamo bisogno di “rigenerarci”… di “ricondizionarci”. Da decenni, soprattutto nel mondo tecnologico, assistiamo al fenomeno del “ricondizionamento” e della “rigenerazione”. Si tratta del processo grazie al quale un oggetto usato o un dispositivo viene riportato e rigenerato alle sue condizioni originali, ad uno stato simile al nuovo. Il tutto grazie ad interventi di riparazione, pulizia, pluri-verifica e, se necessario, di sostituzione di alcuni componenti.
Tale procedimento arriva anche ad interessare vari tipi di bene come prodotti tessili o anche persone, e in questo caso si parla di ricondizionamento fisico o motorio. E perché non approfittare del tempo estivo per cercare di incominciare ad “applicare” (sembra brutto come “verbo”, ma calzante) tali operazioni a noi stessi e alle nostre relazioni?!
Una volta esistevano – e le nostre comunità ne erano fautrici – i “ritiri spirituali” (addirittura per diverse categorie di persone), le “vacanze comunitarie”, i “campi di lavoro”, i “soggiorni dello spirito”, su larga scala! Momenti e spazi in cui si ritempravano le forze fisiche, emotive, psicologiche, spirituali.
C’era la possibilità di riposarsi, ricaricarsi, ritrovarsi… grazie al relax, al silenzio, a momenti introspettivi, ricreativi, celebrativi, al contatto con gli altri e/o con un “don” o grazie al mix di tutti questi diversi elementi.
Insomma: la possibilità e la grazia di rientrare in contatto con sé e con l’altro accanto a sé.
Momenti e spazi in cui si era alle prese con l’“attuazione” e concretizzazione del comandamento dell’amore: “Ama Dio con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e le tue forze e ama il prossimo tuo come te stesso”. Una sorta di fucina, di scuola, di training per nutrire, salvaguardare, promuovere una sana e rinnovata relazione con se stessi, gli altri e con Dio.
A queste diverse dimensioni (personale, interpersonale, comunitaria, oltre a quella della fede) venivano date qualità e sostanza di contenuto e di esperienza. Forse oggi non ne abbiamo le forze, forse non è facile mettere in cantiere nuovamente queste operazioni ma… ma perché non vedere e non provare, almeno sul piano familiare e individuale, a mantenere viva la posta in gioco così bella e motivante insita in quelle iniziative?!
Anche papa Leone XIV segna e ha segnato lo spazio mediatico estivo grazie al fatto di trascorrere parte delle sue vacanze estive a Castel Gandolfo, per un periodo di riposo e di ritiro spirituale, ripristinando così un’antica tradizione che si era interrotta con papa Francesco. Con questa scelta anche il Pontefice ricorda a tutti noi quanto sia essenziale e vitale coltivare e salvaguardare lo spazio interiore personale. Certamente attraverso la preghiera, la meditazione, il silenzio. Un bell’esempio che ci “provoca” e ci rimanda un interrogativo: come impiegare e rendere proficuo il tempo delle nostre vacanze?
Immergendosi e soffermandosi sulla “bellezza della Natura”, che Paolo VI amava definire “il Libro di Dio”. Dedicando tempo a nuove letture e amicizie. Ridando spazio agli affetti più cari e regalando a sé e ai propri familiari contesti di serenità.
Ridando fiato alla “ri-creazione”: ri-creandoci grazie alla gioia dello stare insieme in modo disinteressato, della condivisione amicale e serena di attività e momenti di vita insieme. Ricercando e ritrovando un equilibrio con se stessi, con gli altri, con l’ambiente: promuovendo cioè un’armonia interiore ed esteriore capace di rigenerare l’animo e restituire energie al corpo ed allo spirito.
Perché allora non riprovare a riscrivere tutto questo approfittando del “tabloid estivo” della vita, per poi prolungare e portarla come “modalità on” nel corso del tran tran quotidiano?! Perché non ripartire da queste modalità per avvicinarci, nutrire ed attingere ai significati profondi della vita?! Perché non implementare questi “spazi di ricarica, rigenerazione e ricondizionamento” che possano favorire un ottimo argine e anti deterrente rispetto a fenomeni come quelli “parenti ed amici” del nostro ”Hikikomori” e al background che ne sta alla base?!
“Perché non implementare questi “spazi” che possano favorire soprattutto una rinnovata cultura e mentalità di “igiene esistenziale e spirituale”, individuale e comunitaria che ci aiuterebbero a migliorare la qualità del nostro vivere personale e sociale?! A noi accogliere queste sfide A noi dare risposte concrete! A noi impegnarci su questi fronti.
Buona estate … ricca di sana e vera relazione con noi stessi, con gli altri e con Dio, Signore della nostra vita.
Padre Gianpaolo Boffelli



