Sabato 18 Maggio alle ore 20, presso la chiesa di San Giuseppe Artigiano, presieduta da S.E. il Vescovo di Campobasso Mons. Biagio Colaianni, si è tenuta la Veglia di Pentecoste Diocesana, curata dall’Ufficio Pastorale del Laicato. La riproposizione della Veglia Diocesana di Pentecoste, a distanza di diversi anni dall’ultima, è stata accolta con favore da parte di tutte le aggregazioni laicali che hanno animato la Veglia con preghiere e canti caratterizzanti i diversi carismi, riuniti nell’unico e medesimo Spirito, l’unico Dio che opera tutto in tuttiî (1 Cor 12,6).
Fin dall’inizio con la benedizione del Fuoco, simbolo dello Spirito Santo, si è inteso celebrare la forza dello Spirito capace di trasformare il caos in armonia, il rumore in quiete, la confusione in unità, l’incomprensione in ascolto, la violenza in dialogo, il conflitto in pace. Ricompone i cocci della nostra vita, rappresentato da un vaso caduto a terra e fatto in tanti cocci.
La vita senza la Spirito provoca rotture, crepe, ferite non ricucite. Solo nel Signore possiamo recuperare i cocci della nostra piccola vita, per ricostruirla e farne un capolavoro. CosÏ come fanno i Giapponesi che usano la tecnica chiamata Kintsugi che prevede l’utilizzo della foglia oro o della foglia argento per ricomporre i frammenti di un oggetto di ceramica rotto, dando all’oggetto una veste del tutto nuova, lucente e preziosa, cosÏ lo Spirito Santo ricompone, rinnova, valorizza le nostre esistenze e le nostre relazioni.
Le letture, alternate da Canti appropriati, hanno ripercorso la presenza e l’azione dello Spirito Santo fin dalla Genesi, dalla creazione del mondo alla Torre di Babele, quindi dal libro dell’Esodo con l’elezione del Popolo di Israele quale popolo scelto dal Signore ed alle profezie di Ezechiele – Vi darò un cuore nuovo(36, 24-29) – e Gioele – effonderò il mio spirito sopra ogni uomo(3, 1-5) – per arrivare a San Paolo con la lettera ai Romani nella quale, in comunione con la creazione tutta, l’umanità, con l’aiuto dello Spirito Santo, attende trepidante la salvezza e la redenzione. Il Vangelo di Giovanni ci ha ricordato che “chi ma il Signore osserva i suoi comandamenti” e che lo “Spirito Santo che il Padre manderà ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Lui ha detto.”(14,15-16 23-26)
Nell’omelia S.E il Vescovo commentando le letture proposte ha fatto notare la bellezza di essere riuniti tutti sotto l’Unico Spirito pur nella diversità delle esperienze, ricordando che quando l’uomo vuole fare da solo, senza Dio, perde l’unità, si divide e non riesce più a comprendersi, mentre quando si fa plasmare dall’azione dello Spirito Santo ritrova l’unita e la capacità di farsi comprendere da tutti.
Il Vescovo poi ha invitato, ancora una volta, l’Assemblea a fare esperienza di silenzio, per far parlare ed accogliere il Signore nella nostra vita, ben sapendo che Dio parla nella brezza leggera e che solo nel silenzio e nel raccoglimento è possibile ascoltarlo. I cinque minuti di silenzio proposti sono stati vissuti con grande serietà e compostezza.
Quindi si è invocato la discesa dello Spirito sulle nostre comunità e sulla nostra Diocesi presentando all’altare i segni caratterizzanti i sette doni dello Spirito Santo, chiedendo l’intercessione di Maria, nostra Madre e madre della Chiesa. Per la SAPIENZA è stato portato all’altare un sacchetto con il sale, per rispondere all’invito di Gesù “siate sale della terra. Per l’INTELLETTO è stato scelto il segno della lente d’ingrandimento. Più riusciamo ad avere occhi limpidi tanto più possiamo vedere in profondità e lontananza per poter comprendere la volontà di Dio e coglierne anche i più piccoli particolari. Per il dono del CONSIGLIO è stata portata all’altare una bussola, indispensabile per l’orientamento, per chiedere allo Spirito Santo di essere luce e guida nel cammino della vita, per poter discernere la volontà di Dio ed indicare la via quando ci si smarrisce o non si sa da quale parte andare. Per la FORTEZZA si è scelto il simbolo della pietra per testimoniare che dobbiamo costruire la nostra casa sulla roccia della Parola di Dio, per poter resistere alle intemperie della vita. Per il dono della SCIENZA è stato portato un mazzo di fiori perché la vera scienza è parente dell’amore, si preoccupa dell’armonia del Creato, ed è attenta ai bisogni degli altri. Il dono della PIETA’ ci fa sperimentare la tenerezza del Padre che ci ha chiamati figli e si prende cura di ognuno di noi, così come anche noi dobbiamo prenderci cura degli altri. Per questo è stato scelto il simbolo del cuore, che deve diventare capace di aprirsi alle necessità dei fratelli. Infine per il dono del TIMORE DI DIO, che non è paura di Dio ma riconoscersi piccoli di fronte alla maestà di Dio e bisognosi del suo amore e della sua infinita misericordia, è stata portata all’altare una icona con l’immagine di Maria, che con la sua fede ed il suo “sì” ci invita a riconoscere ed accettare che solo Lui è il Signore della storia e della nostra storia. La veglia si è conclusa con l’Inno allo Spirito Santo di San Gregorio di Narek.
“O Spirito potente,
infondi nell’anima mia
la rugiada della tua soavità;
inondala con la pienezza
della tua grazia.
Ara il terreno indurito
del mio cuore, perché possa
accogliere e far fruttificare
il seme della Parola.
Solo per la tua infinita sapienza tutti i doni fioriscono
e maturano in noi.
Stendi la tua destra su di me
e fortificami con la grazia
della tua grande misericordia.
Dissipa dall’anima mia
la fosca nebbia dell’errore
e disperdi le tenebre
del peccato, perché possa
elevare la mente e il cuore
dalle cose terrene
alle cose celesti.
Amen.
Dalle risonanze avute al termine della Veglia possiamo testimoniare che lo Spirito Santo ha risvegliato in tutti i presenti la gioia ed il desiderio della preghiera, la bellezza dell’ascolto della Parola di Dio e la necessità del “silenzio”.
Ricordiamoci sempre di invocare lo Spirito Santo.
Non siamo soli, ci è stato lasciato da Gesù un “Paraclito”, un assistente, un consolatore, un difensore, che con i suoi doni ci è vicino e ci assiste in tutte le vicende della nostra vita. Accogliamolo e lasciamolo operare, Lui farà nuove tutte le cose (Ap. 21,5).
Gianfranco di Bartolomeo