Non era mai accaduto che un pontefice partecipasse a un G7, il summit dei 7 tra i più grandi Paesi al mondo. E invece succederà a metà giugno, quando papa Francesco raggiungerà Borgo Egnazia in Puglia, per intervenire in presenza nella sessione dedicata all’intelligenza artificiale, davanti ai rappresentanti di Italia, Stati Uniti, Canada, Francia, Regno Unito, Germania e Giappone. Un evento in qualche modo epocale, come lo fu, nel 1965, la partecipazione di Paolo VI all’assemblea generale dell’Onu, laddove hanno poi parlato anche Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e lo stesso Bergoglio. Non a caso il sito internet “Vatican Insider” nel dare la notizia nelle settimane scorse ha riportato quelle parole della premier Giorgia Meloni che, lungi da ogni dimensione “politica”, danno un primo significato alla presenza del Papa, sottolineando come il governo italiano intenda così valorizzare il contributo dato dalla Santa Sede sul tema dell’intelligenza artificiale, in particolare con la “Rome call for Ai etichs del 2020”, promossa dalla Pontificia accademia per la vita, in un percorso «che porta a dare applicazione concreta al concetto di algoretica, ovvero dare un’etica agli algoritmi. Sono convinta – ha aggiunto la Meloni come riportato sempre da Vatican Insider – che la presenza del Papa darà un contributo decisivo alla definizione di un quadro regolatorio, etico e culturale all’intelligenza artificiale, perché su questo terreno, sul presente e sul futuro di questa tecnologia si misurerà ancora una volta la nostra capacità, la capacità della comunità internazionale di fare quello che il 2 ottobre 1979 un altro Papa, San Giovanni Paolo II, ricordava nel suo celebre discorso alle Nazioni Unite. L’attività politica, nazionale e internazionale viene dall’uomo, si esercita mediante l’uomo ed è per l’uomo».
La Chiesa cattolica, quindi, come si arguisce dalle precedenti dichiarazioni ma come in pratica hanno già rilevato tutti i commentatori “di area” ma anche più marcatamente laici, viene di fatto riconosciuta come una delle voci più autorevoli anche in questo segmento della vita contemporanea e futura rappresentato per l’appunto dall’intelligenza artificiale. E non è una novità, certo, perché quando si tratta di parlare e avanzare proposte in tema di beni e valori comuni, la voce della Santa Sede è una delle più ascoltate, e non solo semplicemente prese in considerazione. Basti pensare al tema dell’ambiente, che proprio grazie a Papa Francesco ha generato un’attenzione ancora più vasta alla cura del Creato: sentire commentatori anche lontani dalla fede cattolica, usare per l’appunto il termine “Creato” non è cosa insignificante e non la si può circoscrivere alla pure dimensione lessicale. Su tanti altri temi, la voce della Chiesa è sempre più forte, autorevole, carica di competenze che spesso arrivano da una conoscenza diretta delle problematiche; basti pensare – ma è solo un esempio – al lavoro che le suore di tutto il mondo stanno facendo in tema di diritti umani e difesa della dignità delle donne e dei bambini.
È chiaro che la partecipazione di Bergoglio al G7 non potrà che aumentare questa attenzione verso la voce della Chiesa e, di converso, la “disponibilità” degli uomini e donne di Chiesa di “sporcarsi” sempre più le mani con tematiche sociali che riguardano da vicino l’umanità intera.
Il Papa al G7 è dunque non solo una ulteriore apertura di credito alla voce della Chiesa, ma dà anche l’impressione che i “grandi” della Terra, forse un po’ a corto di risposte, vogliano affidarsi alla voce di un altro “grande”. E questo, se vogliamo, anche su un tema più marcatamente “politico”, soprattutto in termini di visione futura e dunque di scelte, qual è quello dell’intelligenza artificiale. Volendo fermarsi su questo aspetto, è come se nei confronti della Chiesa cattolica si registrasse un nuovo “sdoganamento”, dopo quanto avvenuto di recente anche nella materia altrettanto delicata dell’economia, sempre grazie al pontefice e alla sua linea tracciata con il percorso della “Economy of Francesco”. Tutti paragrafi di un grande, leggibile capitolo che la Chiesa sta scrivendo assieme agli uomini e alle donne di buona volontà e, lo ripetiamo perché è bene sottolinearlo, anche con coloro che fino a ieri erano su lunghezze d’onda differenti. Laddove queste differenze magari resteranno – nel segno di quella diversità che comunque è un arricchimento per l’umanità – è chiaro che la voce del pontefice darà connotati che altri, più intrisi di materialismo, non riusciranno a dare.
Un altro aspetto è da tenere in considerazione, e qui ci vengono in soccorso le parole del sociologo ed economista Mauro Magatti in un commento proprio sul tema della partecipazione di Papa Francesco al G7 apparso di recente sul quotidiano Avvenire: “Da una parte, proprio mentre viene riconosciuta nella sua autorevolezza, la Chiesa cattolica è chiamata ad allargare le braccia alle altre religioni, camminando con loro alla ricerca del senso profondo dell’esistenza umana.
Viatico per raggiungere l’obiettivo, ancora lontano, della libertà religiosa. Al punto in cui siamo arrivati, il dialogo interreligioso è un orizzonte da cui non si può prescindere. Dall’altra, il riconoscimento di cui oggi la Santa Sede gode è un presupposto per confermare e rafforzare una chiara separazione tra il piano politico e quello religioso.
Nel rispetto delle rispettive sfere che concorrono, da punti di vista diversi, alla piena fioritura dell’umano. È questo un passaggio obbligato per arrivare a realizzare un giorno una vera convivenza pacifica su scala planetaria.
E per rendere feconda, nel groviglio delle società globale, la presenza della fede religiosa nelle sue diverse manifestazioni”.
Insomma, se davvero è tanta, e anche giustificata, la curiosità attorno alla partecipazione del Pontefice al G7 in terra di Puglia, non di meno verrebbe da dire, con una paragone preso dal mondo dello spettacolo e che non vuole assolutamente suonare come irrispettoso, “comunque vada, sarà un successo”.
Igor Traboni