NELLA NOSTRA VITA SPIRITUALE PRATICARE LA PREGHIERA

LA PREGHIERA, RESPIRO DELL’ANIMA

La preghiera come la viveva Gesù è intesa come respiro dell’anima.  Egli che ha assunto un corpo per essere simile a noi aveva una necessità estrema di ritrovarsi, appartandosi, con il Padre. Aveva un bisogno supremo di ossigenare la sua vita terrena con l’elevazione dello spirito al Padre Suo. La preghiera dunque è lasciare tutto e appartarsi con Dio come faceva Gesù. In una società caotica che ti travolge tramite mille impegni, se non ti apparti e non ti ritagli del tempo per stare con Dio non ce la fai.

Nella nostra vita spirituale praticare la preghiera come rapporto incessante con il Padre porta ad una elevazione dell’anima non di poco conto. Se si separa la preghiera dalla vita si respira in parte o per niente come quando i polmoni non funzionano. Ho sperimentato nella mia vita, accanto ad una madre malata di fibrosi polmonare, cosa significa non riuscire più a respirare e a vedere negli ultimi istanti una persona che hai amato con tutta te stessa, narcotizzata e respirare con il 2% di ossigeno. Praticamente senza aria e in fin di vita e non poter far nulla per aiutarla. Così è la nostra vita spirituale: se trascuriamo la preghiera, a poco a poco, non hai più l’ossigeno per andare avanti e muori.

Si immagazzina nei polmoni solo anidride carbonica e non vi è il giusto ricambio dell’aria perché i tuoi polmoni si atrofizzano. La vita spirituale è uguale: necessita di preghiera costante per non atrofizzarsi e rimanere praticamente senza ossigeno spirituale. Il nostro ossigeno è la Parola costante di Dio che alimenta la nostra vita interiore. Ascoltare Dio nel segreto e ruminare la Parola, meditarla assaporandola. Nessuno in questo può sostituirci. L’esperienza è propriamente personale.

E una preghiera fatta di silenzio adorante, di ascolto nel cuore dello Spirito Santo e della Parola di Dio può portarci ai piani alti della dottrina e farci sperimentare una vita vissuta nella pienezza.

La preghiera è il rapporto più intimo che si instaura con Dio. Ma in realtà è sempre Lui che per primo prende l’iniziativa ad incontrarci cuore a cuore. La preghiera quindi è il dono più nobile e alto che ci è dato e diventa così un piacere non un dovere da adempiere. Esige una risposta però, solo così la preghiera ci permette di incontrare faccia a faccia Dio.

Al n 2591 del CCC leggiamo: Dio instancabilmente chiama ogni persona all’incontro misterioso con Lui: La preghiera accompagna tutta la storia della salvezza come un appello reciproco tra Dio e l’uomo”.

Se ci allontaniamo da Lui è perché siamo attratti da altro e ci abbeveriamo a cisterne avvelenate che danneggiano irreparabilmente il nostro rapporto con Dio e il suo appello che ci chiama a fare comunione con Lui non lo avvertiamo più e si affievolisce maggiormente fino ad esserne sviati. Molti purtroppo sono gli stimoli umani e mondani che attentano alla nostra relazione con Dio e spesso ci si ritrova senza la grazia di andare avanti: una scelta sbagliata e superficiale ci porta fuori strada e restiamo fermi. E’ come quando non si fa rifornimento all’auto:  si resta a piedi.

Gesù ci ha mostrato la via: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vita voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” Gv 15,4-5

E’ una questione di connessione per usare termini contemporanei.

La preghiera è come un filo invisibile che ci permette di restare in connessione con Dio. Lo Spirito Santo stabilisce  questa connessione.

Gesù continua in Gv 15,6: “chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca, poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano”. La scelta è di obbligo: rimanere in Gesù per far frutto ed essere suoi discepoli o allontanarsi da lui ed essere gettati via.

Molto spesso la vita cristiana ci porta dopo i primi anni entusiastici di vita comunitaria ad un attivismo sfrenato che dopo un po’ non riusciamo più a controllare. Ci viene ancora incontro la Parola: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28).

Solo l’incontro personale con Lui ti ristabilisce e ti rinforza. Si riprende vita, si riprende quota e si vola più alto. L’incontro di Gesù con la Samaritana svela le sfaccettature di questo zampillìo dell’acqua viva dello Spirito che dentro il cuore non ti darà più sete e ti darà acqua viva che zampilla per la vita eterna.

Gesù sa che la donna al pozzo non ha l’acqua e che ogni giorno va ad attingere perché se ne abbeveri ma che le darà di nuovo la sete.

Gesù replica: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gv 4, 10

La preghiera ci avvicina a Gesù e ce lo fa conoscere sempre più.  Chiedere a Lui l’acqua viva dello Spirito ci rinfranca e ci ristora e ci fa camminare. Solo chi lo conosce davvero gli sta accanto e si siede ad ascoltarlo ai suoi piedi come fece la sorella di Lazzaro, Maria, che scelse la parte migliore.

Nella preghiera si sperimenta la pochezza, la debolezza dell’essere creaturale e quanto più cresciamo nel dialogo costante con Dio allora lo Spirito viene incontro alla nostra debolezza perché non sappiamo neanche cosa chiedere ma ci offre gemiti inesprimibili che solo Dio capisce, come la mamma capisce i gemiti inesprimibili pieni di amore del neonato. (Cfr. Rm8,26-27). Si instaura un dialogo personale che solo Dio conosce. Dio guarda dentro di noi e sa cosa siamo e cosa vorremmo chiedergli. Ma la preghiera più elevata è proprio quella che ti toglie la parola e scatta la contemplazione adorante di Gesù: quale bagliore, quale bellezza! Lì fermo senza dire niente, davanti a Lui che ti guarda, come il curato d’Ars che trascorreva ore e ore davanti alla Sua presenza in silenzio. Lui diceva così: La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente.

In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare. Come è bella questa unione di Dio con la sua piccola creatura! È una felicità questa che non si può comprendere”. (Catéchisme sur la prière di San Giovanni Maria Vianney)

La vita riprende vita, il cuore ripàlpita, la pianta rinvigorisce e rinasce come i fiori a primavera. Come non capire allora che la preghiera è davvero il respiro dell’anima? Privarsene è da stolti.

Il Papa invita: “ci sia nel 2024 in preparazione al Giubileo una grande “sinfonia” di preghiera… per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo … per ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione… preghiera come voce “del cuore solo e dell’anima sola” tradotta in solidarietà e condivisione del pane quotidiano.

Preghiera come via maestra verso la santità che conduce a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione … un intenso anno di preghiera in cui i cuori si aprano a ricevere l’abbondanza della grazia”. (Lettera per incaricare il Dicastero del Giubileo a S.E.Mons. Fisichella 2022).

In preparazione all’anno giubilare allora ritrovino forza le nostre mani e il cuore palpiti d’amore per Lui.

Carmela Venditti