LA ROTTURA DELL’ EQUILIBRIO TRA GLI UOMINI E IL CREATO

LA CURA DELLA TERRA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA

STATUS QUAESTIONIS

Le tematiche concernenti l’ambiente, e la sua cura, sono entrate nella sensibilità della Chiesa in tempi abbastanza recenti. Fino al Concilio Vaticano II ed alla fine degli anni Settanta non vi era una precisa contezza della questione ecologica, peraltro, è solo con la pubblicazione del Rapporto del Club di Roma sui limiti della crescita (1972) che, seppure timidamente, la questione ambientale cattura l’attenzione delle istituzioni mondiali. Secondo alcuni, la lettura interpretativa scorretta del capitolo 1^, n. 28 della Genesi: «siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra», ha dato origine al dominio dell’uomo sulla terra, sugli animali e sugli altri esseri, ponendo, di conseguenza, le basi dell’attuale crisi ambientale. In verità, la radice umana della crisi ecologica è strettamente connessa ad un eccesso di antropocentrismo “deviato” che ha determinato, nel tempo, “una concezione errata della relazione dell’essere umano con il mondo”, divenuto dominatore e signore indiscusso dell’universo.

Al contrario, la lettura basica di tale rapporto deve essere interpretata e fondata sull’amministrazione responsabile dei beni, secondo quanto papa Francesco indica al n. 111 della Laudato Si’, “La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico”; ovvero esercizio di servizio che si traduce in custodire e coltivare i doni del creato, anche “a costo del sudore della fronte”, in quanto universalmente disponibili, gratuitamente ricevuti e a beneficio delle generazioni future, attraverso una solidarietà intergenerazionale ed infra generazionale.

CAMBIO DI PARADIGMA

Si è avuto, nel tempo, un cambio di paradigma interpretativo, dal dominio indiscusso dell’uomo su ogni essere, al concetto di fratellanza e di connessione, seppure con forte iniziale resistenza, da parte di alcuni gruppi (anche conciliari) a considerare la crisi ecologica quale questione di cui la Chiesa deve occuparsi, in quanto strettamente connessa con i temi della povertà, della distribuzione delle risorse, della giustizia, della pace, dei diritti umani, superando la funzione utilitaristica della natura.

L’impegno per la salvaguardia del creato non può essere considerato un settore di lavoro discrezionale, insieme a molti altri, ma deve avere una dignità propria, un valore in sé, essenziale nella vita ecclesiale. Man mano che cresce la consapevolezza della gravità della crisi ecologica aumentano i documenti che ne trattano.

BREVE EXCURSUS STORICO

Secondo Leone XIII (Rerum Novarum p.I, n.7) “il necessario al mantenimento ed al perfezionamento della vita umana, la terra ce lo somministra largamente, ma ce lo somministra a condizione che l’uomo la coltivi e ne sia largo di provvide cure”. L’umanità, nel suo insieme, deve essere responsabile della creazione e della sua salvaguardia, con grande attenzione alla cura della casa comune, nella considerazione che il degrado del creato potrebbe anche determinate il pericolo di sopravvivenza della stessa specie umana. Anche nel Magistero di Paolo VI (Discorso alla FAO 1970, e Lett. Ap. Octogesima adveniens, 1971), il problema ecologico, appare, seppure in maniera marginale, come rapporto tra uomo e natura “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura egli (l’uomo) rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”.

Anche San Giovanni Paolo II nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1990 parla per la prima volta di “conversione” riferendosi all’ecologia.

La crisi ambientale è una crisi morale e, dunque, è necessario incoraggiare una coscienza ecologica che determini cambiamenti di stili di vita, che si concretizzino in una conversione umana integrale, un’ecologia umana.

Inoltre, anche papa Benedetto XVI nell’affrontare le cause del degrado ambientale e la necessità della difesa del creato invita ad avere comportamenti sostenibili, in quanto doveri morali.

Nell’Evangelium Gaudium (209) papa Francesco invita i cristiani a prendersi “cura dei più fragili della terra”. Ma è con l’Enciclica Laudato Si’, e con l’Esortazione Apostolica Laudate Deum, che la questione dell’ecologia integrale e della cura della casa comune  entrano a pieno titolo, ed in maniera autonoma, nelle tematiche di interesse della Chiesa (in uscita), in quanto la crisi di cui stiamo vivendo i tempi non è solo una crisi ambientale, ma sociale, economica, un’unica crisi umana deteriorata dal mutato rapporto dell’uomo con la natura, con la creazione e con Dio.

Si è rotto un patto di alleanza che governava in maniera armonica il creato e le sue bellezze.

Nell’Enciclica L.S. si evidenzia, tra l’altro, la relazione affettiva che San Francesco ha con tutte le creature, connesse come in un’unica famiglia umana, e la terra che definisce “madre bella che ci accoglie tra le sue braccia” e che oggi geme per le doglie del parto. Alla base dell’interesse alla cura devono esserci forti motivazioni che devono superare l’interesse utilitaristico immediato e personale. La cura della casa comune deve essere un obiettivo universale, un cambio di visione con orizzonti larghi globali.

“Una sola famiglia umana interconnessa” necessita dell’impegno e responsabilità di tutti verso la custodia del creato. Necessita di un impegno ad un’ecologia dei comportamenti di vita quotidiani, uno stile di vita improntato alla sobrietà, alla solidarietà, all’impegno a soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri, secondo il concetto di sviluppo sostenibile a cui fa riferimento il Rapporto Brundtland.

è auspicabile che l’ecologia integrale possa diventare soggetto della catechesi esperenziale, delle parrocchie, delle famiglie, dei bambini, dei ragazzi e, perché no, anche della diocesi, attraverso la promozione di celebrazioni Laudato Si, incontri di riflessioni sugli stili di vita, di formazione per le catechiste, inseganti di religione, perché l’impegno dei cristiani e della Chiesa per la salvaguardia del creato può diventare credibile solamente se testimoniato attraverso un cambio di paradigma con nuovi stili di vita, sostenibili e solidali, improntati alla giustizia sociale.

Silvana Maglione