LA RIFLESSIONE

FESTA DELLA CANNABIS A BERLINO

In Germania da adesso in poi si potrà coltivare cannabis per uso personale in casa. Tra le motivazioni forti del provvedimento c’è quella che in tal modo si contrasterebbe il mercato degli stupefacenti. Già questo primo assunto è pretestuoso, se si considera appena la banale idea che d’ora in poi in quella terra fortunata si potrà circolare impunemente con la cosiddetta modica quantità legata alla persona senza temere controlli.

Con il risultato che si potrà acquistare e spacciare proprio come si intenderebbe evitare.

La seconda banale considerazione è che si dovrebbe rispettare il dolore di famiglie intere rovinate dall’uso di stupefacenti avviato con la semplice marjuana, costrette a terapie di recupero annose e non sempre risolutive.

La terza riflessione è suggerita da uno sguardo appena libero da schemi sul mondo dei fruitori rintanato nei centri sociali, pieno di livore nei confronti della comunità da loro considerata benpensante e corrotta. Lo stesso mondo che assalta organizzato le forze dell’ordine ad ogni pretesto, forte della connivenza dei media.

La quarta, utilissima curiosità dovrebbe aprirsi su questi giardini del piacere che nascerebbero come funghi velenosi in ogni appartamento, a promettere paradisi di liquido annichilimento e ed equivoco oblio della nostra capacità di ragionare.

L’ultima, e definitiva pietra tombale sul provvedimento è la stessa gioia manifestata alla Porta di Brandeburgo da una folla di appestati e scalmanati teorici della negazione della pacifica convivenza civile, sempre pronti a riempire le piazze dell’odio e dello scontento più gratuiti. Le immagini trasmesse da Berlino rimarranno a tracciare un segno importante nella vita dei cittadini inconsapevoli protagonisti di un fatto tragico, le cui conseguenze sono prevedibili quanto incontrollabili nei prossimi anni.

Per questo speriamo che lo stesso clima di salvezza e di liberazione non contamini ora quei paesi europei che come il nostro ancora resistono alle sirene dell’estasi e dell’inebetimento procurati a poco prezzo in termini economici e altissimo danno in termini di salute.

I campioni del nostro glorioso partito radicale sono già schierati in prima linea per assecondare il clima nuovo promesso dalla Germania e introdurre tra le nuove generazioni italiane lo spettro della distruzione cerebrale assicurata da ogni droga non terapeutica.

Condurranno così altre battaglie degne di quelle già sostenute contro il cosiddetto cambiamento climatico o le diverse infrastrutture di cui a fatica, avversando, sopportando e contrastando le loro lotte, le istituzioni cercano di dotare lo sviluppo economico della nazione. Il progresso perseguito da questi gruppi anche troppo diffusi e influenti è la beata stasi, ben corrispondente al sogno di una vita abbandonata allo stordimento e all’ignavia procurati dalle droghe.

Non si comprenderà mai compiutamente come governi sani e autorevoli possano adottare misure dannose per la stragrande maggioranza della popolazione per andare incontro alle velleità e alle pretese di una minoranza senz’arte né parte, trascinata soltanto da un inconsapevole istinto di autodistruzione. Quando però questo assurdo anelito al sacrificio personale finisce per coinvolgere il resto più sano della comunità, con le sue generali difese organizzate proprio per arginare simili fenomeni disgreganti, sarebbe dovere di governi maturi e razionali evitare di assumere provvedimenti come quello di cui stiamo discutendo in uno stato per fortuna ancora libero dalla prevaricazione di pochi, ancora garanzia di tutte quelle famiglie offese e menomate dagli stupefacenti, che ancora gridano la loro rabbia contro i venditori di morte organizzati dalle varie mafie dul territorio.

Li abbiamo visti tutti i vari zombie circolanti sulle nostre strade in preda alle conseguenze della distruzione cellulare intervenuta nei loro cervelli consumati dalle sostanze di tutti i tipi immaginabili e collegabili da crisi di astinenza sempre più pressanti ed esigenti e devastanti.

Dunque reagiamo con il giusto raccapriccio e disgusto alle scene della Porta di Brandeburgo, non con la distratta, superficiale, demagogica e per questo complice sottovalutazione se non proprio ammirazione dei media che non ci meritiamo ogni giorno di questi tempi strani.

Roberto Sacchetti