LA PRATICA DEL DIALOGO PROMUOVE LA COSTRUZIONE DELLA PACE

EDUCARE ALLA FRATELLANZA ATTRAVERSO IL DIALOGO INTERCULTURALE

Dialogo  Strumento di pace

Per promuovere la comprensione reciproca, la tolleranza e la coesistenza pacifica è necessario affidarsi alla cultura del dialogo. Il dialogo è un mezzo per regolare i rapporti nelle società, “sempre più complesse e pluraliste”, (Gaudium et Spes, 1965, 23). Per poter esercitare il dialogo è necessario partire dal disarmo del linguaggio, oggi sempre più violento ed aggressivo e dalla conoscenza dell’altro. L’altro non è un nemico da annientare con la guerra, ma una persona da comprendere e valorizzare con la quale dobbiamo cercare punti di contatto, ancorché presenti posizioni di vista differenti, ma arricchenti, che favoriscono il confronto, uniti nella diversità. La pratica del dialogo promuove la costruzione della pace indispensabile in un mondo sconvolto dai conflitti e dalle guerre che sembrano estendersi in maniera inarrestabile (tra l’Ucraina e la Russia, tra Israele e la Palestina, ultime in ordine di inizio e le tante altre annunciate e minacciate). “Il dialogo perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto” (Fratelli Tutti n. 198). Premesso che la diplomazia è un “approccio non violento alla gestione delle relazioni internazionali caratterizzato dal dialogo, negoziazione e compromesso”, anche se a volte crearne le condizioni operative non appare semplice, occorre sempre promuovere tutte le sue modalità di  dialogo diplomatico  siano esse formali (tra Stati con creazione di tavoli negoziali per risolvere i conflitti) siano non formali, a volte ricorrendo anche alla partecipazione di soggetti impegnati in progetti di sviluppo ed assistenza. Abbiamo la necessità di un mondo riconciliato, intervenendo al più presto possibile per fermare lo spargimento di sangue innocente, ponendo fine ai conflitti, alle guerre e, soprattutto, al degrado culturale in cui il mondo oggi è sprofondato, per consentire uno sguardo sereno al proprio futuro, poiché siamo tutti interconnessi.

Ponti non muri

Per dialogo, processo complesso e mai compiuto, non s’intende la semplice comunicazione, ma la relazione che si instaura tra due o più soggetti e che consente un ascolto attivo, un’intenzione di trovare soluzioni partecipate alle problematiche che coinvolgono le comunità locali e globali.

Nelle società sempre più plurali è indispensabile mettersi all’ascolto intercettando i bisogni delle persone, prevedendo percorsi di inclusione, praticando la tolleranza, che genera democrazia e partecipazione. “Occorre ripensare il concetto di luogo fisico non più come spazio unico, ma come luogo d’incontro”, per entrare in dialogo nella casa comune con società pacifiche ed inclusive. La nostra capacità di ascolto, di empatia, di umiltà e di ospitalità è generativa del successo del dialogo interculturale che, abbattendo muri e stereotipi, costruisce ponti che non colonizzano, costringendo noi stessi e gli altri al confronto, attraverso una sinfonia di diversità e competenze. Papa Francesco nell’incontro ad Abu Dhabi, in cui è stato sottoscritto il documento sulla fratellanza umana universale, [che trova il suo fondamento nell’art.1 della DUDU (dichiarazione universale dei diritti umani, 1948)], con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb (4 febbraio 2019), ribadisce il valore del dialogo tra le religioni che crea ponti fra i popoli e le culture, dà “voce agli ultimi”.

Invita tutti   a spendersi con impegno perché “i diritti fondamentali siano affermati sempre, ovunque e da chiunque”. Saranno il dialogo, la tolleranza, la fratellanza, la partecipazione, le ali per la creazione di un mondo di pace, generative di una sinfonia delle diversità. Esercitando la mutua comprensione, la giustizia sociale, praticate, si disarma, tra gli altri, l’intolleranza, l’odio, si creano le condizioni per il riconoscimento di una pluralità di valori condivisi. A scuola, ed in altri ambienti, non vanno tolti il crocifisso, il presepe, elementi identitari di una cultura religiosa, ma vanno aggiunti altri simboli ugualmente paritari ed identificativi, nel rispetto e nel riconoscimento comune di valori, affinché si realizzi la vera fratellanza umana universale, nell’intesa, comunque, che l’accettazione di valori diversi, non significa rinuncia ai propri.

Costruire un mondo condiviso

La situazione mondiale attuale esige la costruzione di un dialogo, soprattutto interculturale, che riconosca la pluralità e la co-responsabilità dell’umanità, che non va portata avanti da soli, ma ha bisogno della collaborazione di tutti, anche nella risoluzione dei conflitti, nella ricomposizione degli equilibri e nell’esercizio della negoziazione. Esige, altresì, la capacità di sentirsi, come in un mosaico, un tassello, unico con proprie specificità, la propria cultura ed un proprio grande patrimonio. Perché ve ne sia consapevolezza, appare prioritario che si inizi dalle scuole a formare i ragazzi, protagonisti del futuro, declinando l’educazione alla mondialità attraverso lo sviluppo della coscienza. I comportamenti di ciascuno, all’interno della propria comunità, devono essere orientati al bene comune, al rispetto dei diritti umani universali, alla conoscenza delle diverse culture con le quali si confronteranno. È l’ignoranza, il pregiudizio, ovvero la mancanza di conoscenza delle diverse culture, a generare diffidenza e conflitto, spesso causa di intolleranza e guerre. Occorre, al contrario, sviluppare le condizioni, sociali, politiche, umanitarie, affinché si costruisca una coesione sociale, garante di pace e giustizia, trasformando “lo scontro di civiltà in alleanza delle civiltà”, includenti e generative di ricchezza.  È necessario lavorare sulla via della pace per creare ben-essere, impedendo che le ingiustizie, le differenze, le disuguaglianze, possano portare alla proliferazione, anche, di possibili terroristi. Certo, la costruzione di un dialogo dialogante, servizio in favore della costruzione della pace e della fratellanza umana universale è un cammino arduo e pieno di difficoltà, ma siamo consapevoli che il bene comune deve rimanere sempre l’obiettivo globale a cui l’umanità deve tendere. Occorre mettere in campo tutte le ricorse necessarie affinché la nostra casa comune ritorni ad essere un eden che ci è stata data, in dono, a beneficio dell’umanità, disinnescando le tante polveriere presenti in molte parti del mondo, ripudiando gli altri mezzi violenti di soluzione delle controversie.

Silvana Maglione