LA RIFLESSIONE

LA VITA DENTRO LE CORSIE DELLA RIANIMAZIONE

La vita lotta con forza anche dentro le corsie della rianimazione. Anzi, maggiormente là dove sembra vincere la morte, ecco la sua vittoria, tramite il racconto di una coppia di sposi di Napoli, Marco e Arca, che l’anno scorso ha vissuto una particolare esperienza di dramma, in Molise. Era infatti il febbraio 2023, quando Marco, per motivi di commercio, viaggiando lungo le nostre tortuose strade regionali, all’improvviso, per una brusca frenata, viene scaraventato fuori dalla sua macchina. Un incidente devastante. Marco finisce in ospedale, nel reparto di rianimazione, al Cardarelli di Campobasso. Lei accorre rapidamente da Napoli e, fedelmente, gli sta vicino. Le cure sono ben organizzate nel reparto di medicina intensiva, dove rimane per una dozzina di giorni. Poi la degenza si estende per altri due mesi di cura in altri reparti, fino alla guarigione dalle molteplici fratture.

La famiglia è sempre ben seguita, tanto che resta stupita della delicatezza dell’accoglienza avuta da parte di tutti: medici, infermieri, personale ausiliario, vicini di letto, direzione sanitaria. I tre figli che restano a Napoli condividono il dramma dei genitori. Man mano tante lacrime si asciugano e il cuore ritrova speranza, in un dolore condiviso, fattosi più leggero.

Del resto è proprio questo il messaggio di papa Francesco, per la recente giornata del Malato: “se vuoi curare l’ammalato, cura le sue relazioni: famiglia, medico, paese e creato”. è la famosa Alleanza terapeutica, che questa famiglia ha gioiosamente sperimentato nella sua permanenza, proprio qui, in Molise, tra di noi. Con questa eredità: “L’amore risana”, nello stile del Buon Samaritano.

Se Marco riesce a riprendersi rapidamente è perché si è sentito sollevato dall’ambiente, nell’ASREM, tanto accogliente, per lui e per la moglie Arca. E non manca nemmeno un segno dal cielo, per la loro insistente preghiera, su mio consiglio, al nostro Venerabile Fra Immacolato. Vedendola piangere per la gravità di salute del marito Marco, in occasione della liturgia delle Ceneri, le ho infatti dato un semplice foglietto che riportava la storia di coraggio di questo laico, con una bella preghiera di invocazione. Sentivo che avrebbe donato grande consolazione la vera frase di Fra Immacolato: “Mai si soffre senza trarne un bene”.

La pagellina dono si è consumata nelle loro mani, con una devozione sempre più vissuta, capace di plasmare il loro amore, con lacrime asciugate, nella certezza di intuire un senso al loro soffrire.

Così quella liturgia che ogni anno, da ben 14 anni, viviamo in reparto di Rianimazione in occasione della imposizione delle Ceneri d’inizio Quaresima, sa tanto di speranza nella vita, proprio là dove sembrerebbe che non ci sia più alcuna speranza. Le puntuali testimonianze che i pazienti “risorti”, in ogni celebrazione ci hanno donato, testimoniano invece il contrario. Che l’amore cioè risana e risolleva.  Perciò, la società tutta, come chiede il Papa, deve rallentare il proprio passo, per poter ascoltare il grido dei sofferenti e piegarsi così sulle loro ferite, come il buon Samaritano. Solo allora costruiremo una società migliore, valorizzando la malattia come tempo socialmente fecondo e scuola di vita per tutti, in solidale reciproca attenzione.

Ed ora affidiamo al nuovo Vescovo Biagio questa preziosa eredità di vicinanza agli ammalati, in un luminoso cammino di fede, lungo le strade aperte da fra Immacolato Brienza, colpito dalla malattia e costretto a letto per oltre cinquant’anni, ma sempre capace di sorriso, sorretto da una forte speranza cristiana nella Vita, in una premurosa famiglia solidale. L’amore che si fa cura per l’altro è la vera strada per la Vita.

+ padre GianCarlo Bregantini