LA PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI CHE HA INVASO L’EUROPA

LA BANDIERA DELLA LIBERA AGRICOLTURA

Si ritorna sulla protesta degli agricoltori che ha invaso l’Europa. La sua prima ragione è che il prodotto agricolo viene venduto a un prezzo troppo basso rispetto ai costi per ottenerlo.

La seconda è che il loro lavoro non viene difeso dalla concorrenza di chi non rispetta le regole che assicurano la qualità.

La terza è la diffusione di prodotti trasformati in zone dove un lavoro non garantito e poco retribuito consente costi ridotti.

La quarta è la pressione della comunità europea per la trasformazione green, con danni all’allevamento e alla produzione di latte ormai noti da anni. Soltanto ultima la protesta per l’Irpef, che è balzata agli onori della cronaca per strumentalità politica.

Stando a queste premesse, la rabbia degli agricoltori europei muove contro le istituzioni non potendo contrastare direttamente le multinazionali che li sfruttano e affamano grazie alla globalizzazione tanto osannata nel passato, che ha gettato finalmente la maschera e rivela le sue gravi contraddizioni.

È noto che la presunta dannosità degli allevamenti responsabili di consumo eccezionale d’acqua e di inquinamento è una favola inventata dalle multinazionali della trasformazione e produzione che infestano con le loro confezioni del nulla tecnologico mercati e abitudini dei distratti acquirenti attirati da qualità estetiche e non sostanziali dei cibi diretti alla tavola.

È noto che media altrettanto distratti per loro natura e deviati altresì da interessi a quella pubblicità che li sostiene trascurano le ragioni degli agricoltori limitandosi a fare cronaca del disturbo causato dalla corsa dei trattori alla tranquilla vita borghese pacificata soltanto dai seducenti miraggi della green economy.

È noto che, quando i protagonisti di questa protesta vissuta nel loro sangue dichiarano la loro scontentezza delle risoluzioni europee dettate dalla minaccia del cambiamento climatico, che per la loro attività è intralcio e promessa di fallimento, gli stessi organismi dell’informazione li zittiscono o coprono e rimescolano le loro denunce in un polverone di rivendicazioni molto secondarie che non mettano in discussione il verbo di Bruxelles.

È noto, sempre a chi guarda con occhio fermo e non condizionato alla politica di finanzieri, banchieri e borghesi arricchiti digiuni di fatica nei campi, che mai si riuscirà ad individuare e correggere i veri mali della sua economia, se non si affronterà il nodo dell’incompletezza dell’istituzione europea

È noto che, come si è già detto, parlamentari viziati da stipendi immeritati e trasferte disinvolte e gratuite che loro consentono di vivere tranquillamente nelle province di appartenenza con sporadiche visite a Bruxelles o Francoforte non troveranno mai il coraggio autolesionistico di rinunciare alle comodità per assumere posizioni eccentriche rispetto alla linea di bovina accettazione dei provvedimenti generati dalle menti diaboliche, se non interessate, di pochi burocrati anch’essi mai nemmeno entrati in un campo o un allevamento.

È noto infine che i rincari causati da guerre soprattutto economiche inusitatamente adottate dalla stessa comunità europea hanno sconvolto gli equilibri dell’intera filiera, considerata invece responsabile delle difficoltà degli agricoltori al di là della misura giusta.

Concludiamo poi, a proposito di questi tormentati protagonisti della rivolta, ricordando che il loro lavoro è il più nobile che possa contenere il pianeta, fatto di prodotti reali ed essenziali per la nostra sopravvivenza molto più del cambiamento climatico inevitabile per sua stessa definizione. Dissodare un terreno, concimare, seminare, raccogliere, vendere o trasformare, allevare, pascolare, mungere, scaldare, abbeverare e nutrire gli animali, non sono impegni identificabili, connotabili e formulabili nella maniera riduttiva che contraddistingue le cronache fondamentalmente indifferenti, distratte e poco autenticamente interessate e solidali disponibili sui media.

La definitiva sentenza sull’atteggiamento equivoco, parziale e ingannevole adottato dal parlamento europeo nei confronti dei lavoratori di quella terra che diciamo di amare, ma soprattutto sulle limitatissime concessioni pratiche (come temporanee e parziali assoluzioni di alcuni tipi di pesticidi, che non sono il problema principale gridato dai trattori), sarà data solo da liberi pensatori che sventoleranno con loro la bandiera della libertà di lavorare onestamente.   

Roberto Sacchetti