VANGELOSCOPIO

«EGLI SI ADDORMENTÒ» (Lc 8, 23)

Dietro a Gesù non c’è mai un corteo di grandi, di supponenti. L’unico seguito di Gesù sono i poveri, i malati, i derelitti, gli abbandonati, le donne. Si tratta, di fatto, di tutte quelle persone cosiderate indegne dall’élite, escluse dalla cosiddetta società arrivata. Le autorità, se leggiamo attentamente nel  Vangelo, lo seguono di nascosto, mettendogli alle calcagna qualche spia fidata, per sapere come e con chi si muove. Ma non sono mai in fila, dietro a lui, perché seguirlo significherebbe riconoscergli potere, autorità appunto e questo non è ammesso da coloro che si considerano già dio.

I tanti reietti che lo seguono avvertono il suo calore divino. Hanno bisogno di incontrarlo, di vederlo, di toccarlo, di ascoltarlo.

Quelli che lo temono, invece, ne sono infastiditi. La sua presenza è una minaccia ed è perciò giudicata troppo,  insopportabile.

I feriti lo riconoscono. I ricchi lo scacciano. I sofferenti lo cercano. I potenti lo snobbano. è rimasto, purtroppo, questo lo scenario. Ancora oggi è così! C’è chi si affanna a salire sul carro dei potenti, perché divorato dall’avidità del ruolo e c’è chi, invece, con l’ultimo rantolo, esanime, chiede solo di essere portato sulle spalle di Gesù, da quella parte, sì, dove c’è solo la gloria dell’essere accolti e amati gratuitamente. Dove non ci sono applausi, ma solo carezze che leniscono lacrime. Quale abisso c’è tra quel misero e oscuro carro e quelle Sue braccia di conforto eterno!

Ed è un giorno di sole, mite. Gesù salpa coi suoi discepoli. Passano all’altra riva. E ciò fa capire che avverrà sicuramente qualcosa di particolare. Sono da soli con Lui. Quale grazia! L’inedito prenderà forma. Ecco, si spingono al largo. è un momento teofanico. Gesù sta per mostrarsi prima in tutta la sua umanità e poi in tutta la sua divinità. Si addormenta, infatti, teneramente, mentre la barca ondeggia lenta e pacifica sul lago. Sopraggiunge inatteso un vento minaccioso e si scaglia contro di essi. La barca si stava

riempendo d’acqua e i discepoli si lasciano prendere dal panico. Il pericolo è sopraggiunto, imprevedibile, aggredendo la quiete del loro navigare. Si accostano a Gesù e lo svegliano dicendogli che ormai erano perduti. Non hanno capito e perciò ancora non credono.

Gesù sgrida al vento, ammaestra i suoi flutti violenti e torna la calma, più dolce di prima.

I discepoli sono di fronte a Colui che può dominare le tempeste.

Quante cose capiamo da questi versetti! Gesù è sempre presente, ma mai invadente nella nostra vita. Al timone lascia noi.

Liberi di navigare e di andare incontro ad ogni esperienza, anche in quelle più tortuose. Ma quando l’insidia della paura o del male ci assale, Lui ci difende perché è il Signore. E noi, sapendo che non ci lascia soli, ci mostra come essere figli nel Figlio del Padre. Gesù non è distratto dal sonno o dalla propria stanchezza. Gesù desidera che ci accostiamo a Lui, sempre. Specie quando la barca affonda. E vuole che lo invochiamo con tutte le forze, non con la disperazione della disfatta, ma con la certezza che Lui c’è e sa come far tornare la bonaccia. Vieni, Signore Gesù! Siediti sulle bufere tremende del dolore! Custodiscici, la nostra forza sei Tu. 

Ylenia Fiorenza