Si parte sempre dal nucleo della nostra chiamata: “Ama il Signore tuo Dio e il prossimo come te stesso.” E’ di fondamentale importanza che il comandamento dell’amore sia stato rivisitato quest’anno in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il male si propaga nel mondo e l’amore a Dio e da Dio all’altro è alla base della nostra missione, della “riconciliazione” che ogni cristiano deve sentire a prescindere dalla sua provenienza e confessione di fede. Non si può far finta ormai di non capire: il grido del povero, dell’innocente, del profugo e del “bombardato” ci interroga a prendere parte alle sorti dell’umanità con un amore senza misure. E se siamo divisi tra noi come possiamo essere ancora credibili? Non possiamo più voltare la faccia dall’altra parte come se non ci riguardasse.
Siamo protagonisti con i nostri atti di un futuro di pace da costruire giorno per giorno.
Questa grande ferita nella chiesa della divisione è tempo che si ricucia e non riguarda gli altri ma noi. Il Signore sta chiamando tutti noi ad essere quei cristiani autentici, non sepolcri imbiancati, non cristiani apparenti, ma veri cristiani, che lottano contro il male della divisione e della “guerra” che non è solo fatta da armi ma anche da gesti e da parole che ormai lacerano i cuori, le famiglie e le chiese e non ci lasciano spiragli di luce e di speranza. L’amore quello vero, quello con la “A” maiuscola è tutt’altro che apparente, sbiadito e che non ha sapore: “ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.”Mt 5,13
Il fondamento dell’amore ha sede nel cuore della Trinità purissima dal quale discende tutta la bellezza del creato e dell’amore divino fatto carne per noi. Urge più che mai rivedere il nostro rapporto con Dio, perché l’amore è prima verticale, intessuto di intimità con Lui che è il datore di vita e di amore appassionato e incondizionato e, poi, sarà di conseguenza orizzontale, cioè proteso verso colui che ci passa accanto o che ci sta intorno tutti i giorni ma che ci lascia a quanto pare indifferenti. L’incomprensione non lascia spazio alla vera fraternità. L’amore deve “ricircolare” nelle parrocchie, nelle nostre case e nelle nostre chiese prima che raggiunga le altre, di altre confessioni. Ama Dio con tutto il cuore e immancabilmente ti troverai ad amare il prossimo come te stesso, questo ci indica la Parola di Dio. Bisogna uscire dalle proprie barriere mentali e vincolanti che ci legano come “Gulliver” con catene invisibili che non permettono di estendere raggi benefici che fanno rinascere il creato e tutto ciò che ci circonda. Il segreto è l’amore e Dio ce lo ha rivelato. Se non ci guardiamo dentro e non facciamo un serio controllo della nostra vita spirituale rischiamo di essere coloro che dopo aver faticato tanto saremo lasciati fuori dal Regno.
Si legge dal libretto redatto per la Settimana di preghiera (libretto SPUC 2024 pag 4):
Ci sono leader religiosi che incitano alla guerra non per semplice difesa ma per una sorta di pulizia etnica e morale nel tentativo di salvaguardare la propria identità, mentre altri parlano di amore per il nemico e intravedono nella preghiera e nella fraternità gli unici strumenti contro il male per costruire una società più giusta. Non è, in certi casi, l’ideale della pacifica convivenza, così come l’amore per il prossimo, un segno di contraddizione o, comunque, un progetto paradossale e utopico, se l’intolleranza sussiste proprio nelle comunità religiose? Non è una contro-testimonianza parlare oggi di fraternità e di dialogo e di amore per il prossimo se alcuni leader religiosi fomentano le lotte e le discriminazioni per la stessa fede?
È l’incontro con l’altro oltre il suo credo che ci rende veri uomini. Dio è relazione e ha creato la relazione sin dalle origini facendoci interscambiabili l’uno con l’altro. Guardare con occhio puro la diversità dell’altro, senza giudizio e pregiudizio, diventa ricchezza reciproca e collaborazione. Prendendoci cura del prossimo come nella parabola del Buon Samaritano, superando la visione unilaterale che abbiamo delle nostre confessioni di fede, troveremo la via spedita di accesso all’amore universale e scambievole che Gesù stesso ci ha voluto insegnare. Le nuove generazioni devono apprendere da noi la buona pratica del guardarsi negli occhi e vedere nell’altro sempre un fratello da aiutare. Spalanchiamo le porte alla vera fraternità e ci ritroveremo più uomini e più uniti a partire da noi. Gesù ci ha insegnato a non fare differenze e includere tutti nel nostro raggio di azione e di relazione. Solo così potremo affrontare un futuro che invece sta portando alla distruzione delle relazioni e della vera pace.
Non gettiamo via il «poco» che abbiamo ma custodiamolo gelosamente riavviando una fraterna collaborazione per cambiare il mondo intorno a noi.
E così Gesù potrà dirci un giorno «Bene, servo buono e fedele… sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Mt 25, 21»
Le parole meditate nelle 2 serate degli incontri locali di fraternità con la chiesa Valdese e con la chiesa della Riconciliazione sono servite a ribadire l’importanza del dialogo, della stima reciproca e del vero amore fraterno.
I pastori e l’equipe ecumenica a breve saluteranno il Vescovo Bregantini prima del suo commiato con una cena ecumenica ringraziandolo di tutto l’operato e il servizio alla chiesa locale per l’unità dei cristiani e sarà occasione di ulteriore scambio e amicizia che ci lega ormai da anni.
Carmela Venditti