MONDO SCUOLA E UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ

LIBRI VIVENTI.  ATTIVITÀ DIDATTICA TRA GIOVANI E MENO GIOVANI

UNA ESPERIENZA TRAVOLGENTE

Il mese di novembre dello scorso anno Spinete (per le sue piccole dimensioni) ha inaugurato un evento straordinario: l’istituzione dell’Università della Terza Età e del Tempo Libero.

Quindici le matricole di varie fasce d’età dai cinquantenni avanzati e sessantenni ad alcuni ottantenni.

Dal nome e dai suoi partecipanti si intuisce la finalità: una palestra di educazione permanente che, contro stereotipi sociali discriminanti nei riguardi della anzianità e della vecchiaia ancora diffusi, offre occasioni di ininterrotta crescita culturale personale e sociale. Maturità sempre in evoluzione per vivere la vita anche nelle fasi temporali più avanzate come un bene da spendere e non come uno stato passivo da conservare (io stessa iscritta, affascinata, dalla perfettibilità della nostra condizione umana, mi considero una studentessa di 80 anni). Perciò diverse le modalità di frequenza e svolgimento: solo due ore pomeridiane settimanali con lezioni di esperti su diverse tematiche che spaziano liberamente dalla genealogia dei cognomi dall’astronomia all’arte alla storia.

Non servono dispense e libri cartacei, bensì ascolto interessato, confronti dal vivo, nuove relazioni amichevoli. Metodo autenticamente socratico. Originalissimo l’incontro prima di Natale fra noi “libri viventi della nostra particolarissima biblioteca umana” i bambini della primaria e i ragazzi della secondaria inferiore per “raccontare storie e trasmettere tradizioni”. Entrando nell’atrio della scuola (abbiamo il privilegio di raccoglierli in un unico istituto), mentre si rincorrevano festosamente, il mio sguardo si posò su alcuni bambini di I elementare: li ritenni troppo piccoli per partecipare attivamente e destinati, perciò, ad annoiarsi.

Dovetti subito e totalmente ricredermi quando, divisi in piccoli gruppi con ciascuno di noi, mi trovai di fronte a due bambine di I elementare: Sofia e Beatrice. Considerato a posteriori, incontro tutt’altro che casuale. Dalla prima parola non “sfogliarono” me come pregiudizialmente pensavo, ma sé stesse: i loro libri viventi come degni di essere letti per primi. Sofia: «Sai, Rosalba, noi in classe usiamo parole gentili: per piacere – grazie – prego – scusa, perciò ti diciamo subito grazie perché sei venuta a raccontarci cose nuove. Poi devi sapere che Beatrice ed io siamo amiche da quattro anni, ci aiutiamo e ci vogliamo bene». Beatrice, invece, meno loquace e molto pensosa mi pose exabrupt una domanda grande come l’Everest”: «Rosalba perché c’è la guerra?». Subito rispose Sofia: «Perché ci sono gli uomini cattivi!». Di stupore in stupore bastò questo primo, incredibile, approccio per far cadere dai miei occhi (… ancor più dal mio cuore) le grosse squame pregiudiziali che all’inizio avevo nei riguardi della loro partecipazione. Mi limitai a rispondere che bisogna capire perché gli uomini sono cattivi come cercare insieme e trovare medicine di guarigione. Ci interruppe la coordinatrice invitandoci a riunirci per condividere il contenuto collettivo dei gruppi.

Il mio stupore durò fino alla fine. Prima di scioglierci, Sofia concluse: «Rosalba vuoi dire anche tu grazie a noi per le cose nuove che ti abbiamo dette?». E che nuove! Grazie Sofia e Beatrice. L’andamento generale rientrò esattamente nello scopo dell’incontro: “quali erano le nostre tradizioni natalizie, con quali giochi vi divertivate, il Palazzo Marchesale perché è così grande, chi ci viveva e cosa facevano?”.

Sofia e Beatrice, invece, mi inchiodarono alla loro vita, mi costrinsero a “sfogliare” il loro libro così piccolo…e già così grande. Aprirono il mio non per curiosità sul lungo percorso esistenziale della mia vita, ma per scrivere nuove pagine sul loro appena iniziato. Rimase incompiuto il desiderio condiviso per il poco tempo che avemmo a disposizione. …Altro che considerarle inadeguate all’incontro! Interessata al proseguo, mi venne l’idea di ritrovarci a casa mia per proseguire.

EPILOGO ASSOCIATIVO  PER LA PACE

Molto contente della proposta, nonna Anna, nonna di Beatrice, dopo le vacanze di Natale, ha accompagnato le mie nuove amichette e …maestre a casa mia. Grande l’aspettativa reciproca: si poteva cogliere facilmente dalla loro espressione vivace e gioiosa e dalla “seduzione entusiasta” che ormai avevano operato sulla mia persona. Spalancate al dialogo, “l’oratrice Sofia” subito ci confida, anche a nonna Anna presente, che “da grande vuole fare la pediatra per guadagnare i soldini e aiutare i bambini”. Beatrice sembra assente presa dal suo assillo sul quale ostinatamente ritorna: «Ma c’era bisogno che Filippo uccidesse Giulia in quel bruttissimo modo, non ti vuole più, basta! Te ne cerchi un’altra!». Il dialogo è davvero maieutico: Beatrice non si arrende, vuole “tirare fuori” la risposta alla domanda pungente del suo limpido cuore. Chiede luce. E mentre vuol capire a tutti i costi, fa capire lei a me e nonna Anna che la guerra è il male estremo perché come la notte fonda oscura tutto: dal rapporto fra fidanzati quando il fidanzato è violento e ti ammazza a quello fra i popoli che vicendevolmente si annientano.

Perciò poco prima di Natale (mi riferiva nonna Anna precedentemente) Beatrice ha girato le spalle allo schermo televisivo mentre trasmetteva il telegiornale dicendo: «Speriamo che il nuovo anno sia diverso». La nonna presente le chiese: «In che senso?». E lei pronta: «Non senti cosa stanno dicendo questi dietro a me!». Si, hai ragione mia nuova e cara amica: bisogna scommettere solo sulla Speranza.

Ma quella grande con la S maiuscola che unica può attivare e soddisfare tutte le necessarie speranze umane. La sola Beatrice che, mentre guarisce il legame malato o pericoloso in molte troppe coppie, può squarciare le tenebre attuali di una guerra sempre più estesa e sanguinosa. Ri-donarci, così, la Luce sfolgorante per illuminare tutte le bellezze della vita racchiuse nella pace.

La sola Sofia che può continuare a farti intravedere e conseguire il tuo futuro al quale già pensi.

Da nonna vecchia che tanto ha cercato e poi trovato nella sua vita, sperimentando la potenza di questa Grande Stella, non posso che additarvela e chiamarla per nome: Cristo Gesù che è Pace, la nostra Pace. Quella che colma tutti i desideri del nostro cuore “perché non è fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio” (2 Cor,5). Sua Madre, che è anche nostra Madre, Regina della Pace ci indica la via più breve e sicura per collegarci a Lui: la preghiera. È un’arma potente con la quale anche noi possiamo preparare la nostra controffensiva per la pace.

Vi regalo, perciò, queste due piccole corone del rosario con solo dieci grani. Unendovi tutti i giorni a me, sono sicura anche a nonna Anna, e ad un intero universo che lo recita compreso tanti bambini, coltiveremo la Speranza della Pace.

Sofia e Beatrice accettano, sorridono e con un nuovo desiderio di impegnarci per la pace e di continuare ad incontrarci ci salutiamo.

Rosalba Iacobucci