MOLISANI NEL MONDO

UN MOLISE COMPETITIVO E MODERNO: LA CONSULTA DEI MOLISANI DI “SUCCESSO”

Quando si ama davvero una terra, quando la si è lasciata per forza o per amore, non ci si preoccupa della paternità di un’idea. Si vuole solo che quel pensiero, quella proposta, nelle mani di chi può e deve, germoglino per dare frutti. Frutti per una piccola terra meravigliosa e spesso dimenticata dalle altre italiche genti. Il nostro Molise è infatti uno scrigno, una cassaforte di antiche e meravigliose tradizioni, è collina, montagna. È l’odore di cibo autentico nell’era del junk food, è distese di girasoli che ondeggiano al vento mentre si attraversa in macchina la piana di Larino. È la selva fitta e bruna, la vegetazione verde e rigogliosa della provincia di Isernia. È il castello federiciano adagiato sul mare di Termoli, antica e maestosa difesa dai nemici Tra poco si andrà al voto amministrativo a Campobasso e dal mio ufficio in Università, in un momento di pausa lavorativa, guardo fuori dalla finestra, dove brulica la vita dell’Alma Mater, la più antica Accademia del mondo conosciuto (1088 l’anno di fondazione – Secularia IX). Eppure mentre guardò fuori per una volta non vedo Bononia ma penso al mio Molise. Da dove sono partito, dove forse un giorno, placato il rumore della “battaglia” dell’esistere, ricondurrò le mie ossa stanche. E penso che una terra così ha tanti figli illustri che ne hanno onorato i natali. E moltissimi sono da lungo tempo lontani da quelle colline tra Castelbottaccio e Lupara magistralmente descritte da Gadda nel suo “Quel pasticciaccio brutto di via merulana”, figli e nipoti che qualcosa vorrebbero fare, restituire alla loro patria natia. Sono molisani nel cuore. E per affetto vorrebbero dire la loro, aiutare questa terra a crescere e svilupparsi. Con le loro relazioni, con le loro capacità. Senza nulla chiedere in cambio. Come farebbe un figlio cresciuto e divenuto indipendente con una madre anziana e fragile. Chiudendo la finestra del mio ufficio mi lascio ingoiare dai pensieri. Chissà chi vincerà questa volta…ma chiunque sarà, vorrò parlargli della Consulta dei molisani di “successo”, parto della mia mente. Ma si sa, I professori di diritto hanno il vizio di pensare modelli di relazione. Vorrò dirgli, ai nuovi amministratori, del tanto Molise che c’è fuori dal Molise e che, con le relazioni e la fiducia che ognuno dei suoi figli ha costruito negli anni in altri contesti, potrà essere di aiuto. Una rete fitta e importante a disposizione della terra dei padri, se questa ne vorrà approfittare. Se per un attimo sarà in grado di sottrarsi alle piccole guerre tra gastaldati “politici”, per pensare invece in grande. Per perseguire logiche di sviluppo. Per credere in un Molise nuovo, competitivo, moderno e al contempo saldo nelle tradizioni. Antonello De Oto, Professore Universitario – Unibo. Avvocato del Foro di Bologna. Presidente del centro studi nazionale FenImprese. Consigliere della Fondazione Flaminia in Ravenna. Consigliere del CIV IRCSS Ospedale Bellaria di Bologna.

 

 

 

 

 

Antonello De Oto, Bologna