IN MEMORIA DEL PROFESSOR DOMENICANGELO DI GIROLAMO

IL SAPERE, CAMMINO DI CONOSCENZA, E FONTE DI GUSTO

La Borsa di Studio in memoria di mio padre, il professor Domenicangelo Di Girolamo, è giunta quest’anno alla sua seconda edizione. Alla cerimonia di assegnazione svoltasi il giorno 26 Maggio presso l’Auditorium del Liceo Classico Mario Pagano ha partecipato S.E. Mons. Giancarlo Bregantini, a cui va la nostra riconoscenza ed un sentito grazie per il profondo intervento che ha regalato a tutti i presenti sul tema della giustizia.

L’iniziativa nasce per trasmettere ai giovani in maniera diretta e vivificante i valori che mio padre ha lasciato a noi tutti. Il punto di partenza è rappresentato dallo straordinario dono che è la vita che porta con sé momenti belli e momenti brutti. Mani da tendere, mani da cercare. Senso da cogliere e senso da vivere.

Senso è la prima parola su cui riflettere. L’espressione deriva dal verbo latino sentire che rimanda al concetto di percezione. La radice indoeuropea sent a sua volta rimanda al significato di cammino. Tra le tante parole che originano da questa radice richiamo la parola sanscrita santa, che vuol dire pellegrino, ma anche persona santa, venerabile. Pellegrinaggio come viaggio alla ricerca di grazia, Santo come persona consacrata. Pochi termini che aiutano a capire come anche per il Cristianesimo il compimento della parola sia un cammino. Vita come cammino non semplice, come avvenuto a nostro padre.

Nato da famiglia di umili origini ed estremamente povera, grazie all’aiuto di un maestro ha compreso che il suo cammino era acquisire per sé il sapere da affidare come un dono agli altri. La parola sapere deriva dalla radice indoeuropea sap, che ha il significato di gustare, percepire, fare esperienza. Mio padre ha sempre considerato lo Studio come percorso da compiere per poter acquisire la conoscenza del mondo che ci circonda e cogliere il gusto della vita. Gusto che nei primi anni della sua esistenza è stato amaro, divenuto dolce grazie alla cultura che ha acquisito in età adulta.

Secondo di quattro figli, compie come tutti i bambini della sua età il ciclo di studi elementari obbligatorio. Con il padre prima in guerra e poi emigrante in cerca di fortuna, le sue braccia erano richieste nel lavoro dei campi. Interrompe gli studi, che riprende all’età di 16 anni grazie all’aiuto del maestro che lo aveva seguito da fanciullo e che ne aveva compreso le potenzialità. A 18 anni, studente liceale, compie il servizio di leva. Al rientro termina gli studi superiori, quindi si laurea in lettere. Troppo povero per frequentare l’università. Di giorno il lavoro come precettore nel Convitto di Frosolone, di notte lo studio. Si recava a Napoli poche volte all’anno. Con il ricavato della vendita delle uova, il padre acquistava i biglietti del treno e in pochi giorni sosteneva più esami, dormendo la notte nella sala d’aspetto della stazione. Ottenuta la Laurea, ha affrontato la missione dell’insegnamento con dedizione totale. Ha sempre fortemente voluto che il sapere potesse essere per tutti cammino di conoscenza, fonte di gusto.

Il suo percorso professionale ha avuto come stella polare la meritocrazia e la giustizia. Non poteva essere diversamente, data la sua storia personale. Meritocrazia come convincimento che le persone vadano premiate in base al loro impegno e alle loro capacità e non in base a fattori quali l’origine sociale o l’appartenenza familiare. Ha sempre lottato contro il privilegio a vantaggio del merito, contro la furbizia come sostituto del sapere. La meritocrazia l’ha vissuta non come concetto astratto, ma come organizzazione sociale da promuovere grazie alla ricerca di una giustizia vera. E lui ha sempre cercato, a volte anche in modo ruvido, di essere giusto. Giusto in modo rigoroso, come lo intendeva lui. Corretto sui giudizi che devono basarsi sul sapere. Sapere come viaggio che non termina mai e che non bisogna mai abbandonare, nonostante le difficoltà.

Silverio Di Girolamo