FESTIVITÀ DEL CORPUS DOMINI

I MISTERI PROTAGONISTI DELLA TRADIZIONALE RICORRENZA

Ogni anno una emozione diversa, una routine che provoca sensazioni forti e varie, specie per chi la vive per la prima volta in assoluto, in qualità di orgoglioso protagonista o di semplice e interessato spettatore. La festività del Corpus Domini campobassano non ha eguali, è unica, è una fantasia di brividi che scorrono lungo la schiena di ognuno, nel vedere tutte in fila, in processione, le stupende macchine dei “Misteri”, sapientemente e diligentemente ideate da Paolo Saverio Di Zinno, insigne scultore, morto nel 1781, all’età di 63 anni.

La festa prende avvio con larghissimo anticipo, l’organizzazione si mette in moto immediatamente, partendo da lontano, dalla conclusione di quella precedente: spenti i riflettori su una rappresentazione si punta già a quella successiva, dell’anno dopo. Se poi si tiene conto che per qualche anno l’appuntamento per motivi vari e seri può anche saltare, come nel periodo della pandemia, la manifestazione si fa ancora più desiderare e il significato assume un sapore e un fascino totalmente diversi. L’apposita associazione culturale “Misteri e Tradizioni”, data alla luce nel 1997 per volontà della famiglia Teberino, custode di tutti i segreti della magnifica iniziativa, con sede presso il “Museo dei Misteri”, non lascia nulla all’improvvisazione, curando nei minimi dettagli ogni fase preparatoria.

Si inizia dall’allestimento dei quadri dei misteri, con la selezione dei bambini, in numero di 55, che dovranno salire sulle apposite impalcature e sfilare lungo il percorso cittadino che viene opportunamente studiato e controllato con largo anticipo dai responsabili dell’associazione, unitamente ai rappresentanti del Corpo della Polizia municipale. È quest’ultimo aspetto il secondo anello della catena che viene attivato dopo la selezione dei figuranti, per non incorrere in sorprese di sorta. Si sviscera a piedi l’intero itinerario che gli “Ingegni” dovranno attraversare, per tenere sotto controllo ogni eventuale ipotesi di difficoltà, per garantire, insomma, in primis la sicurezza. L’intera pattuglia, composta da 74 figuranti e ben 210 portatori, infatti, dovrà sfilare lungo i binari della regolarità, rappresentata soprattutto da un tragitto senza insidie.

Il ruolo della “tunzella”, sul mistero di S. Antonio Abate, che viene continuamente provocata dai “diavoli”, quest’anno è stato incarnato dalla bella e attraente studentessa dell’Ateneo del Molise, Alessandra Piscopo, ventisettenne, che ha nel suo curriculum anche una partecipazione a “Miss Italia”, in rappresentanza della Regione Molise. La tradizionale processione, originalissima per tutti i suoi connotati, da quest’anno ha perso un protagonista di primo piano, Antonio Santella, che per tantissimi anni ha indossato con maestrìa i panni di Abramo, nella macchina a lui dedicata. È stato sostituito da Nicolino Benedetto, anche egli figura di rilievo di tutta la carovana. Ed ha fatto un certo effetto nella gente notare l’assenza dello storico “barbone” Santella, autentica icona della manifestazione.  Ma la tradizione deve essere rispettata e necessita andare avanti. Non c’è spazio per sentimentalismi acuti e Giovanni e Liberato Teberino, autorevoli polmoni dello straordinario evento, hanno immediatamente individuato il successore di Antonio Santella.

Archiviate le incombenze propedeutiche, indispensabili per la “burocrazia”, la sfilata ha potuto prendere avvio tra le consuete due ali di folla che hanno letteralmente preso d’assalto la città capoluogo di regione. Gente del posto e gente proveniente da tutta la regione e dal territorio nazionale, con persone che hanno parlato una lingua anche diversa dall’italiano, hanno invaso Campobasso, che si è colorata di sfolgoranti luccichii, con le immancabili bancarelle a far da piacevole cornice all’intero quadro, alla sfilata più amata dai campobassani. Fortunatamente il cattivo tempo, che ha destato più di qualche semplice preoccupazione e apprensione, ha concesso una desiderata e invocata tregua e la carovana ha potuto regolarmente prendere avvio e giungere fino al termine del giro, allorquando ha iniziato a far capolino una leggera pioggia. Pioggia che ha nuovamente segnato il passo nel tardo pomeriggio per favorire il passaggio della tradizionale processione del Corpus Domini, presieduta dal vescovo monsignor Bregantini che in mattinata aveva benedetto le macchine viventi dal balcone di Palazzo S. Giorgio, unitamente al sindaco Roberto Gravina, e presieduto, altresì, la celebrazione al Museo dei Misteri, prima dell’inizio della sfilata.

Il capo della Chiesa locale ha tenuto a sottolineare l’importanza della magnifica iniziativa, che si svolge da oltre due secoli e mezzo, ringraziando convintamente quanti si attivano per la sua realizzazione, che rappresenta un punto di riferimento essenziale per tutta la comunità. Santi, madonne, angeli e diavoli, adagiati sugli ingegni, composti da una speciale armatura, e sospesi nel vuoto, catturano le attenzioni della strabocchevole folla che non lesina applausi e incoraggiamenti ai protagonisti, particolarmente ai bambini, generando una spirale di emozioni che rendono davvero esclusiva la sfilata. Il sacro si confonde con il profano, ma la spiritualità si diffonde e si respira consapevolmente al passaggio di ogni macchina vivente che raffigura personaggi di natura prettamente religiosa.

Apre il corteo la impalcatura che sopporta S. Isidoro, seguita da S. Crispino, S. Gennaro, Abramo (come detto, quest’anno non più rappresentato da Luigi Santella), Maria Maddalena, S. Antonio Abate (macchina che contiene la donzella), l’Immacolata Concezione, S. Leonardo, S. Rocco, l’Assunta, S. Michele (macchina dei diavoli), S. Nicola e il Sacro Cuore di Gesù.  Bisogna dire che il “diavolo” ha vinto uno a zero sulla Processione religiosa. In mattinata, infatti, al transito delle macchine viventi ha assistito un esercito di persone entusiaste di farsi anche fotografare e colorare il volto di nero dai “tentatori”; nel tardo pomeriggio il corteo pilotato dall’arcivescovo Bregantini ha raccolto pochissimi proseliti, decretando in maniera poco convincente per i credenti il successo dei diavoli ai piedi dell’undicesimo Mistero di San Michele Arcangelo.  Ma tant’è, la tradizione si è portata avanti sempre così, senza che ci si sia sforzati di inculcare nei cittadini la preziosità del corteo religioso, rispetto a quello pur rispettabile della parata dei Misteri.

Michele D’Alessandro