VANGELOSCOPIO

«COME FAI A CONOSCERMI?» (Gv 1,48)

Il modo migliore per ricompensare Gesù del Suo amore salvifico è conoscerlo. Il vero credente è, infatti, colui che, nella sua condotta, deve rappresentare i suoi sentimenti, una volta conosciuti. Altresì, la forma d’amore più alta è quella di conoscere chi si ama. Amore e conoscenza nel Vangelo di Giovanni coincidono sempre. Sono i due volti della fede autentica. Quando si intraprende questo cammino di fede, è allora che bisogna lasciare libera l’anima, in modo che essa parli della sua sete e soprattutto ascolti, in profondità, la voce che la chiama e si lasci poi trafiggere di luce in tutte le sue fibre. San Bernardo esclamava: “Ma come potremmo noi seguirlo? Questo Messia è venuto al mondo passando di monte in monte. E’disceso dal cielo nel seno di una creatura: dal seno di lei, nella culla di una stalla. Dalla stalla di Betlemme alla Croce. Dalla Croce al sepolcro. E dal sepolcro al Cielo!”. La conoscenza della Sua Incarnazione sorpassa ogni altra conoscenza. La vera conoscenza di Gesù è questo esistenziale rapportarsi con Lui. E di conseguenza, questa elezione divina in Lui, che è data dall’entrare in comunione intima e perenne con Gesù, porta, infatti a comprendere il Suo essere Vero Dio e Vero Uomo.

Seguendo il bel dialogo con Natanaele, si può, inoltre, affermare che la forma del contatto vivo, del parlarsi volto nel volto, occhi negli occhi, rappresenta l’aspetto più importante di ogni relazione. Gesù conosce Natanaele. Natanaele ne è sorpreso, perché prima di allora non si erano mai incontrati. Gesù è presente. E’ lì, davanti alle attese di Natanaele: “Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»”. Le parole di Gesù, in questo brano di Giovanni,  rivelano un elemento straordinario: l’albero di fico è lo spazio dove si ricerca la volontà di Dio. Un luogo apparentemente ordinario che diventa luogo di chiamata, di conoscenza diretta del volere divino, nella propria realtà. Il fico è un’immagine biblica potente che significa appunto prosperità, sapienza. Gli studiosi della Giudea sostavano sotto questo albero per studiare la Legge.

Il riferimento è ad una vita che diventa liturgia, realmente trasformata e trasfigurata dalla ricerca del volto di Dio. Natanaele si lascia muovere dalla Parola, e scopre il cielo nella propria anima proprio nell’incontro con Colui che è il Rivelatore dei misteri dell’uomo, della sua alta vocazione.

Ylenia Fiorenza