SPECIALE ACCORGERSI Rubrica a cura della Scuola di Cultura e Formazione Socio-Politica “G.Toniolo”

E ADESSO AL LAVORO!

MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, NELL’INTERESSE DEL MOLISE

Senza tenere conto della trama, del contesto sociale e di tutto il resto, ma volendo solo catalogare la super sconfitta del centrosinistra alle ultime elezioni regionali del Molise, potremmo definirla “L’elogio della follia”. Nulla a che vedere con il brillantissimo saggio di Erasmo da Rotterdam edito nel 1500, il parallelo ci serve solo per evidenziare la molteplicità degli errori commessi dallo schieramento capeggiato dal sindaco del capoluogo di regione, Roberto Gravina.

In una competizione elettorale ampiamente prevista con forte equilibrio, si è verificato un autentico terremoto che ha visto il centrodestra del candidato presidente, Francesco Roberti, nel segno della continuità, trionfare con larghissimo margine, tanto che il successo del Sindaco di Termoli non è stato mai messo in discussione, in nessuna fase dello spoglio.

Urne quindi chiarissime, fin troppo chiare, quasi a non crederci, non perché ciò non fosse possibile, ma per la considerazione che un divario tra le due compagini, così come emerso nel risultato finale, non era stato in nessun modo preventivato, probabilmente neppure dagli stessi organizzatori delle liste che hanno fatto man bassa dei voti.

Se si considera che il quinquennio precedente, gestito dal Governatore Donato Toma, anche egli di estrazione di centrodestra, non ha attecchito positivamente sulla popolazione, provocando continui mugugni e disapprovazioni per quel che concerne l’amministrazione della cosa pubblica, era lecito piuttosto attendersi una schiacciante affermazione dell’asse partito democratico, cinque stelle e via discorrendo.

Invece, niente di niente. La roccaforte del centrodestra ha retto con una baldanza quasi irridente.

In pratica non c’è stata competizione, con la conseguenza che sarà ancora lo schieramento conservatore a guidare la Regione verso acque meno perigliose, soprattutto dal punto di vista della sanità, settore fortemente deficitario, e non solo per l’aspetto economico.  

L’accostamento con “l’elogio della follia”, quindi, a nostro modo di vedere, ci sta tutto, per mettere in vetrina, in maniera particolare, le macroscopiche magagne che i condottieri della macchina di centrosinistra, con in testa l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per il Movimento cinque stelle, e Elly Schlein, per il partito democratico, hanno commesso e a cui sono andati incontro, senza aver saputo porre un indispensabile rimedio. I cui prodromi dovevano essere messi in cantiere e tenuti nella dovuta considerazione, all’atto della designazione del candidato presidente, per il quale si è perso un imperdonabile lasso di tempo, generando un notevole vantaggio per l’avversario. Questo è stato un punto negativo, sul quale sono stati in tanti a soffermarsi, additandolo come una delle cause della debacle.

Altri segnali evidentemente sono stati captati dall’elettorato nella mancanza di un serio programma, in grado di stravolgere in meglio le condizioni dell’intero territorio regionale. Non che quello avverso fosse pieno di perle, ma evidentemente è stato più credibile, salvo poi a verificarne la realizzazione nel corso del tempo. È il caso di dire che ora viene il difficile: passare il guado era una impresa, restarci e mantenere fede alle promesse fatte è un’altra storia.

Ma intanto un passo determinante è stato compiuto. Ed è sicuramente il passo più importante, perché è il riscontro che danno le urne, la cosa più significativa.

Abbracciata la vittoria o ingoiato il rospo della sconfitta, ognuno ora è chiamato a rispondere dei propri impegni e delle proprie assunzioni di responsabilità. Archiviati i rimpianti e le recriminazioni per quello che poteva essere e non è stato, adesso necessita innescare una marcia in più per provocare brividi tangibili, in grado di far decollare la macchina amministrativa, protesa all’indirizzo di una prosperità generalizzata. Si chiede agli eletti di rispettare in pieno quella croce che hanno chiesto di barrare agli elettori sulla scheda.

Ovviamente la croce più grossa tocca all’ex Sindaco di Termoli, Roberti, che, come detto, si è visto subissare di un notevole quantitativo di suffragi, se vogliamo, come anticipato, anche contro ogni più rosea previsione, visto anche il peso specifico del concorrente, il Sindaco del capoluogo di regione, Roberto Gravina. Quest’ultimo, per la verità, non ha fatto una gran bella figura se si tiene conto anche del fatto che la lista da lui presentata non ha ottenuto nessun seggio.

Anche Gravina, in ogni caso, deve dare il suo contributo, anche se da una diversa posizione. Anche lui deve portare la sua croce.

Ora bisogna rimboccarsi le manioche per tentare di trasformare questo piccolo lembo di terra in una regione virtuosa, per il benessere di tutta la popolazione. Una parte della quale arranca maledettamente e si trascina avanti tra mille difficoltà nei settori vitali  della propria esistenza: da una disastrata sanità che non consente ai meno fortunati di potersi curare, alla assenza di una dignitosa assistenza agli anziani; da infrastrutture etichettate dai più da terzo mondo, a collegamenti davvero pietosi; da una viabilità ai limiti dell’esaurimento, se è vero, come è vero, che per annullare la distanza tra Campobasso e Termoli occorrono tempi biblici, ad un settore trasporti ai limiti della decenza; da un territorio fragile e pericoloso a causa del dissesto idrogeologico, alla cura di un ambiente che dai più viene definito salubre; allo spopolamento al quale non si è mai posto un convinto argine, ad una politica occupazionale degna di tal nome, per garantire un lavoro ai giovani e evitare che vadano via. Tanto per fare degli esempi, ma l’elenco della spesa è ancora lunghissimo. Come in gran parte suggerito anche in un documento dai vescovi molisani, sottoposto anticipatamente all’esame dei vari schieramenti.

I pastori della chiesa del Molise sono partiti da sette fragilità, come sette ferite della nostra terra: a)-sfida socio-economica; b)-sfida occupazionale e formativa, nella dinamica del lavoro; c)-sfida come territorio, che chiede interventi diretti sulle frane e sulle strade; d)-sfide come visione globale, per una comune e concreta programmazione (PNRR); e)-sfida del NOI, per pensare e vivere politicamente; f)-sfida a livello di pubblica amministrazione e dei servizi regionali, per uno sguardo di prossimità empatica e di concreta lungimiranza; g)-sfida del cuore, a livello di ogni amministratore, data la perenne insidia del potere.

I vescovi hanno poi passato in rassegna gli obiettivi che la politica dovrebbe raggiungere in una ottica di pace e solidarietà e le linee concrete di progettualità del nostro territorio, partendo dalla sussidiarietà, dalla sanità, dalle aree interne, dal lavoro rurale, dai trasporti, dal turismo, dalla famiglia, dalla scuola. Un vademecum completo che, se tenuto nella massima considerazione, può fare solo bene al nostro Molise. Ed è ciò che si augurano i molisani. La campagna elettorale è passata, le urne hanno dato il responso, bisogna solo mettersi al lavoro, maggioranza e opposizione, nell’interesse di tutti.

I NUOVI CONSIGLIERI DELLA REGIONE MOLISE

CENTRODESTRA GOVERNATORE Francesco Roberti

Fratelli d’Italia, 4

(Salvatore Micone, Quintino Pallante, Armandino D’Egidio, Michele Iorio);

Forza Italia, 3

(Nicola Cavaliere, Roberto Di Baggio, Andrea Di Lucente);

Il Molise che vogliamo, 2

(Stefania Passarelli, Gianluca Cefaratti);

Noi Moderati, 2

(Fabio Cofelice, Roberto Di Pardo);

Popolari per l’Italia, 1

(Vincenzo Niro);

Lega, 1

(Massimo Sabusco).

 

CENTROSINISTRA Candidato Presidente, Roberto Gravina

Partito Democratico, 3

(Micaela Fanelli, Vittorino

Facciolla, Alessandra Salvatore);

Movimento cinque stelle, 2

(Andrea Greco, Angelo Primiani);

Costruire Democrazia, 1

(Massimo Romano).

 

Michele d’Alessandro