LA RIFLESSIONE

L’INUTILE FOLLIA

Lettera di Erasmo da Rotterdam ai posteri

Ho scritto il dialogo Caronte durante la guerra tra Francesco I e Carlo V, che devastò l’Europa esattamente cinquecento anni prima di questa che la infesta oggi.

Immaginai che il diavolo Alastorre accorresse entusiasta da Caronte per riferirgli che presto tanti uomini sarebbero finiti all’Inferno in quanto coinvolti e uccisi nel conflitto.

Le Furie avevano svolto un buon lavoro. Particolarismi tribali, asfittici nazionalismi, miopi interessi di parte imponevano dappertutto le armi, mentre ogni stato europeo era convinto di essere dalla parte della giustizia. Bisognava dunque sostituire alla vecchia barca una grande trireme per accoglierli tutti! E Caronte riferiva pure che i potenti della terra incoraggiavano questa follia insieme con la stessa Chiesa.

I Colloqui, di cui faceva parte questo dialogo, come è noto, furono messi all’indice. Per il semplice fatto che dicevano verità scomode del quotidiano comportamento umano. Banditi dalla Chiesa e dalla società del mio tempo, furono poi apprezzati e spesso citati dai grandi letterati, nel mio e nei secoli successivi.

Del resto nel mio Elogio della Follia avevo dedicato importanti riflessioni su questa che reputo fra le più assurde abitudini del nostro genere.

Analogamente ritengo inaccettabile che altri interpretino le verità, sia religiose che altre, al posto di ciascuno di noi, adottando e usando un linguaggio ignoto ai più.

Di qui i miei continui incitamenti alla traduzione dei testi sacri e a una conseguente libera e autonoma lettura. Affermazione che si conciliava pienamente con l’altra mia battaglia per il Libero arbitrio, cioè il principio che siamo stati creati per scegliere in modo autonomo la via tra il bene e il male.

Considerando tutto questo, dopo avervi ricordato che, come dice Agostino, bisogna uccidere la guerra con la parola anziché gli uomini con la spada, e che la parola, ben ragionata e ben detta, è l’unica via che conduce alla pace, vi invito prima di tutto ad esprimere le vostre opinioni, sempre e con coraggio, anche e soprattutto se sono considerate assurde in quanto scomode (come ho fatto io convinto di contribuire al bene).

In secondo luogo vi esorto a richiedere sempre chiarezza e libertà di espressione e a mantenere l’autonomia del giudizio contro il conformismo ipocrita o interessato in varia misura o, peggio, non sostenuto dal ragionamento.

Infine vi incito a non arrendervi di fronte all’apparente ineluttabilità del destino, ma combattere cercando di risolvere i problemi secondo le vostre coscienze.

Vedo infatti una generale resa alla logica degli armamenti imposta da varie parti protagoniste di questa guerra, con sfumature che vanno dalla pretesa di affermare il proprio modello democratico ad ogni costo alla selezione di notizie parzialmente esatte utilizzabili per difendere i propri diritti. Sotto queste argomentazioni speciose c’è comunque una popolazione che soffre.

E’ il trionfo della follia.

Erasmo da Rotterdam

 

Erasmo è la mente limpida che ha analizzato i mali della sua epoca con sorridente ironia, rispondendo con i suoi modi pacati ma inesorabili alle sollecitazioni astiose ispirate dalla cattiva coscienza dei contemporanei. 

Ha sempre applicato il principio universale della grande cultura: guardare al proprio tempo collocandosi sul punto di osservazione privilegiato di un superiore distacco.

Sfuggire al coinvolgimento del tam tam ripetitivo e acritico consente di mantenere l’esatta proporzione delle cose.  Sia nel senso di comprendere pienamente gli eventi sia nel senso di individuare le soluzioni.

Nel Cinquecento di Erasmo la voce che impregnava il dibattito in maniera condizionante era quella della Chiesa e del potere monarchico.

Nel nostro Duemila la pletorica invadente esasperata attività mediatica si è rafforzata al punto di divenire auto affermativa e auto referenziale e infine prevalentemente allineata e appiattita su una visione apodittica degli eventi e dei problemi.

Con tali premesse si rischia di andare avanti per anni subendo solo gli effetti negativi del conflitto, o di allargare lo scontro, o addirittura di incattivirlo all’estremo di cui abbiamo già dato esempi nel passato.

Concludo ancora una volta condividendo la tensione alla pace e all’armonia che si respira presso tutti i grandi come Erasmo.

Roberto Sacchetti