ACCORGERSI Rubrica a cura della Scuola di Cultura e Formazione Socio-Politica “G.Toniolo”

LE PERLE DA VIVERE SECONDO IL CATECHISMO

I TRENTANNI DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Se c’è una ricchezza che tutti i giorni abbiamo per poter più gustare il mistero della nostra fede in Dio è il Catechismo della Chiesa Cattolica. Proprio quest’anno ricorrono i trent’anni dalla sua uscita, avvenuta nel trentesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, il 7 dicembre del 1992.

Per celebrare questo anniversario rileggiamo alcuni numeri determinanti per la Nuova Evangelizzazione.

Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all’uomo. Lo chiama e lo aiuta a cercarlo, a conoscerlo e ad amarlo con tutte le forze. Convoca tutti gli uomini, che il peccato ha disperso, nell’unità della sua famiglia, la Chiesa. Per fare ciò, nella pienezza dei tempi ha mandato il Figlio suo come Redentore e Salvatore. In lui e mediante lui, Dio chiama gli uomini a diventare, nello Spirito Santo, suoi figli adottivi e perciò eredi della sua vita beata. (CCC 1)

Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa (CCC 27)

Per amore, Dio si è rivelato e si è donato all’uomo. Egli offre così una risposta definitiva e sovrabbondante agli interrogativi che l’uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita. (CCC 68)

Dio si è rivelato all’uomo comunicandogli gradualmente il suo mistero attraverso gesti e parole. (CCC 69)

Dio si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la sua Alleanza per sempre. Egli è la Parola definitiva del Padre, così che, dopo di lui, non vi sarà più un’altra rivelazione. (CCC 73)

Di tutte le creature visibili, soltanto l’uomo è « capace di conoscere e di amare il proprio Creatore»; « è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stesso »; soltanto l’uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell’amore, la vita di Dio. A questo fine è stato creato ed è questa la ragione fondamentale della sua dignità. (CCC 356)

Cristo viene dalla traduzione greca del termine ebraico « Messia » che significa « unto ». Non diventa il nome proprio di Gesù se non perché egli compie perfettamente la missione divina da esso significata. Infatti, in Israele erano unti nel nome di Dio coloro che erano a lui consacrati per una missione che egli aveva loro affidato. Era il caso dei re, dei sacerdoti e, raramente, dei profeti.Tale doveva essere per eccellenza il caso del Messia che Dio avrebbe mandato per instaurare definitivamente il suo Regno. Il Messia doveva essere unto dallo Spirito del Signore,29 ad un tempo come re e sacerdote ma anche come profeta. Gesù ha realizzato la speranza messianica di Israele nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re. (CCC 436)

Tutta la vita di Cristo è mistero di redenzione. La redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce, ma questo mistero opera nell’intera vita di Cristo: già nella sua incarnazione, mediante la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà; nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali « ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie » (Mt 8,17); nella sua risurrezione, con la quale ci giustifica. (CCC 517).

Ylenia Fiorenza