Voglia di “rinascimento”.

C’è in tutti una grande voglia di rinascere”. Un tempo atteso, di rifioritura, che l’Italia ha vissuto in secoli passati, con mille segni di speranza. E’il rinascimento. Cioè, quella voglia matta di rilanciare le reti, di riprovare, di crederci ancora, di fare belle le cose che facciamo. Perché è la bellezza che salva il mondo.

C’è un salmo che mi ha sempre confortato, il salmo 83, quello in cui Davide, perseguitato da Saul con durezza, esplode nella Speranza: “Passando per la valle del pianto, la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni!”. Le lacrime si fanno pioggia di benedizione. La valle diventa un giardino. Nel lungo viaggio il vigore del pellegrino cresce, fino ad arrivare alla meta, la nuova Gerusalemme, bella come una Sposa, con cieli nuovi e terra nuova, come ci fanno intravedere le eloquenti letture delle Domeniche di Pasqua.

Questa dunque la visione corretta delle cose da affrontare. Non lasciarci travolgere dagli Eventi, ma saperli dominare. Partendo dalle piccole cose, semplici, umili, di poco conto, che non fanno numero.  Come la fionda di Davide. E’ bastato un ciottolo lanciato nel momento giusto, per abbattere il grande possente gigante. Perciò è bello sentir ripetere le parole del ragazzo, piccolo di statura ma grande nella sua fede: “Tu vieni contro di me con spada, lancia e giavellotto, ma io vengo contro di te, nel nome del Signore Dio degli eserciti”…” Così Davide trionfò su quel guerriero con la  fionda e una pietra, senza avere una spada. (1 Samuele 17,45.50).

Ecco perché questo esempio è oggi ripreso, con energia. Perché si assiste ad una sfida tra un “Golia” che guida una nazione potente per fonti energetiche e forze militari e un “pastorello”, cioè l’Europa (e con essa l’Italia!). La fionda dell’Europa altro non è che la sua cultura, quella con cui per secoli ha indicato percorsi di civiltà a tutto l’occidente, percorsi faticosi e contradditori, ma attraverso i quali, negli ultimi decenni, si era realizzato il miracolo di una pace europea quasi perfetta. La cultura è la vera fionda, che l’Europa può e deve usare per trovare un suo ruolo e una sua dignità nella sfida lanciata dal cattivo Golia, il filisteo che ha invaso l’Ucraina. E’ per questo che è ancor più avvilente che l’Italia accetti una posizione, che direi subordinata tramite l’invio di armi, in una guerra che interessa i potenti della Nato e il Golia invasore.

Sono le parole dettate nella terza “lezione” dei dialoghi sulla politica alla luce della Bibbia, iniziata con coraggio, come Vescovo, per la formazione dei Nostri politici, nei cinque venerdì di questo bel mese di maggio.  Va alzata la vela della ragione, anche nel nostro Molise. I Golia contro cui combattere sono i potenti comodi, quelli che stanno dietro le quinte, in attesa di potersi riposizionare nello schieramento ritenuto più facilitato per vincere. Sono le presunzioni di chi crede di poter vincere, perché “ho il popolo che sta dalla mia parte!”. E nella propria arroganza, sfida anche i vertici ecclesiastici, incurante perfino della devozione alla Vergine Maria. Golia è chi confida solo sulle proprie forze, sui numeri, spesso così aleatori, e non crea reti di sostegno per i poveri. Anzi, strumentalizza i poveri, gridando che solo lui ha ragione, utilizzando anche simboli religiosi a suo vantaggio.

La civiltà – come scrive il prof. Lamberto Maffei, in un bel articolo di fondo, sulla pagina tre dell’Avvenire di giovedì 12 maggio – è una lotta contro noi stessi e questa è la vera grandezza dell’uomo, chiamata solidarietà, comprensione delle ragioni dell’altro e amore per gli altri!”.  E il segno di questo stile è “l’abbraccio, cioè quel togliersi un pezzettino di sé per donarlo a un altro, affinché continui il proprio cammino, meno solo!, come canta Pablo Neruda, in una sua bellissima poesia”.

Il campione di questo “rinascimento”, che parte dal piccolo e dal fragile, è di certo Fra Immacolato. Tanti articoli sono a lui dedicati, in questo numero. Ma il meglio sarà pubblicato in uno speciale Fascicolo, redatto dalla nostra stessa redazione di Intravedere, dove sono raccolti interventi, omelie, riflessioni, note di futuro. Lo sentiamo “nostro” questo giovane che mai ha maledetto la sua malattia. Anzi, della sua fragilità, come quel ciottolo, ha fatto un arma per abbattere i tanti Golia dell’egoismo, nella sua quotidiana lotta contro la paura di un Dio punitivo ed assente. E ha vinto con la sua preghiera e con le armi della Parola!

Uno sguardo alla diocesi mi riconferma in questa linea. Non di contrapposizione, ma di costruzione. Come a Spinete, dove un giovane parroco africano, don Jimmy, ha rilanciato la parrocchia, già ben fondata, partendo dal gruppo che prepara ogni settimana la Parola della Domenica, da presentare al popolo, nella bellezza di una preghiera dei fedeli vera, perché incarnata. Ogni venerdì si incontrano. Subito, mille scuse…poi un ardore crescente, nel loro petto, come per i discepoli di Emmaus. E la parrocchia si è ricompattata. Rilancia altri doni. Nasce l’oratorio, animato dagli stessi animatori della parola, nella Casa canonica finalmente acquistata, con le offerte della gente e l’aiuto della CEI e della diocesi, perché il parroco RIMANGA SEMPRE tra la sua gente! E sorge anche un gruppo culturale che si occupa della Storia del paese! Questa è difesa della propria identità di paese!

Oppure, quel giovane parroco, don Stefano, che avendo la cura, a Pietracatella, di una bella chiesa dedicata alla Madonna, ove è avvenuto un grave incidente sul lavoro, con la morte di un muratore per il cedimento improvviso di una cupoletta, ha trasformato quella valle di lacrime in una sorgente. La chiesa sarà infatti dichiarata santuario diocesano di preghiera per i caduti sul lavoro, a livello nazionale. Se ne sta interessando anche la Radio Vaticana, perché è veramente una trasformazione delle tante lacrime in perle! Quanti morti sul lavoro, ogni giorno, in ogni zona d’Italia.

Con la luce dello Spirito santo, restiamo memori della grande forza delle Lettere di Fra Immacolato: “mai si soffre, senza trarne un bene”. Questo è il vero “rinascimento”.

Campobasso, 20 maggio 2022.         

                                                                                              + p. GianCarlo, Vescovo