VIGILIA DELLA CHIUSURA ANNO FAMIGLIA AMORIS LAETIZIA

Finalità dell’anno speciale

In prossimità dell’incontro mondiale delle Famiglie (il decimo) che a Roma chiuderà l’anno Famiglia Amoris Laetitia (19 marzo 2021- 22-26 giugno 2022) è tempo di bilancio anche per le chiese locali. È doveroso e non certo facoltativo. Riguarda, infatti, secondo le indicazioni contenute nell’esortazione post-sinodale Amoris Laetizia, la finalità principale di quest’anno speciale dedicato alla famiglia: rinnovare ovunque la pastorale familiare nella nostra stagione epocale di profonda crisi della famiglia, sopra tutto nel mondo occidentale.

La chiesa che eleva il matrimonio a dignità di sacramento e la famiglia della quale è fondamento ad immagine della Santissima Trinità, a distanza di cinque anni dalla pubblicazione di questo documento papale sull’amore nella famiglia, ci interpella su che cosa è cominciato a cambiare nelle pastorali familiari delle nostre chiese. Molto si è discusso e scritto ma secondo gli esperti ecclesiastici poco o niente attuato. Si tratta di “verificare se un processo è stato avviato e non certo se un evento ha avuto la sola proclamata celebrazione”.

Voce DI UN Parroco sulle Iniziative e prospettive pastorali di quest’anno speciale

Dalla chiesa locale che è in Spinete, dove vivo ed opero in parrocchia, passo la parola al Parroco Don Jimmy Kwizera che delinea autorevolmente un resoconto sulle iniziative intraprese dalla nostra comunità parrocchiale nella linea sinodale di una chiesa che, secondo Amoris Laetitia, diventa Famiglia di famiglie.

Don Jimmy, in questo tempo ecclesiale dedicato alla famiglia, quali ragioni pastorali ti hanno spinto ad iniziare la pratica liturgica di rinnovare solennemente con gli sposi di ogni mese gli impegni sponsali e familiari assunti con il sacramento del matrimonio?

Nella Chiesa Famiglia ogni membro conta. Ma la famiglia chiamata ad essere chiesa domestica, ed ahimè ora più che mai mortificata dalla mondanità e dalle ideologie moderniste, diventa una categoria prioritaria nella Chiesa. Per cui nella linea pastorale di questa nuova stagione, e in questo anno speciale della famiglia, in sintonia con il consiglio pastorale ho voluto trovare un modo continuo e significativo di accompagnare le famiglie in generale e le coppie in particolare. La famiglia cristiana parte dalla comunione sponsale tra l’uomo e la donna. Celebrando ogni mese l’anniversario di matrimonio per le relative coppie, non soltanto ravviviamo in loro la consapevolezza dell’unione sponsale, ma diamo anche una testimonianza alle nuove generazioni che quasi non credono più, a prescindere dagli alti e i bassi della vita quotidiana, nell’amore duraturo che unisce gli sposi.

Secondo le indicazioni di Amoris Laetitia che intende la Chiesa come Famiglia di famiglie, quali nuovi approcci e fermenti di rinnovamento umano e cristiano questa iniziativa e l’altra del gruppo liturgico hanno suscitato nella nostra parrocchia piuttosto tradizionalista?

Sono profondamente convito che la Chiesa è una Famiglia di famiglie. Se nella Chiesa riusciamo a vivere in stile sinodale come in una buona famiglia dove ogni carisma viene valorizzato e ogni categoria riconosciuta e amata, allora i muri che alza il tradizionalismo sterile possono essere abbattuti dal nuovo slancio ecclesiale: quello che prima era una semplice pratica religiosa diventa stile di vita. Già nei nove mesi che sono in questa comunità, i primi frutti si stanno cogliendo: alcuni giovani che prima si sentivano giudicati e scartati cominciano a farsi avanti per nuove iniziative parrocchiali; le famiglie nelle loro diversità iniziano ad aprirsi alla condivisione; la liturgia ben preparata dal gruppo liturgico comincia a suscitare attrazione anche in coloro che poco partecipavano alle celebrazioni domenicali. Lo stesso gruppo liturgico, oltre ad essere una scuola di fede, sta diventando una famiglia e un focolaio di testimonianza cristiana.

Secondo te, nella nostra Parrocchia, possiamo affermare che è stato avviato il nuovo processo nel quale la famiglia e le famiglie unite possono trasformarsi da oggetto a soggetto di pastorale familiare? Quali risultati speri di ottenere da questo nuovo approccio pastorale?

La comunità parrocchiale siamo tutti noi. Perciò se ognuno dei membri della comunità si sente coinvolto nell’edificazione della Chiesa famiglia, nessuno rimane oggetto della Pastorale. Tutti diventano soggetti attivi nella diversità dei propri carismi e ministeri. Nell’ambito della pastorale familiare, se la famiglia viene adeguatamente accompagnata diventa consapevole della propria vocazione, che essenzialmente consiste nel rendere presente l’amore di Cristo per la sua Chiesa e, allo stesso tempo, nel garantire la fecondità di nuovi figli. Così la famiglia cristiana e le famiglie unite tra di loro, come cerchiamo di unirle nel giorno anniversario a loro dedicato, diventano non soltanto palestre di autentica fraternità ma anche, in questo tempo di follie belliche, in virtù della loro testimonianza di comunione, vere scuole di educazione alla pace personale, familiare, sociale e mondiale.

Cosa prevedi specificamente a favore degli allettati, degli anziani e vecchi non più autonomi in un territorio molto frazionato come il nostro?

Nella Chiesa famiglia in cui tutti i membri hanno la stessa dignità nella diversità delle loro condizioni, ci sono delle categorie vulnerabili che sempre devono attirare l’attenzione e suscitare la maggior sollecitudine della comunità. Tra esse le persone malate, anziane e vecchie che vivono in famiglia. Tutte distintamente hanno fatto con le loro preghiere l’offerta della sofferenza e, nei limiti dovuti all’età, continuano a fare tanto per la nostra comunità. Perciò, come Chiesa, abbiamo verso di loro il dovere di gratitudine e di riconoscenza. Per essere maggiormente vicini alle persone che oggi non possono più arrivare in chiesa per celebrare con noi, e considerando appunto il gran numero di borgate, abbiamo chiesto all’Arcivescovo – che ringrazio di vero cuore per la disponibilità – l’istituzione di nuovi ministri straordinari della comunione. Potremo avere, così, un’equipe adeguatamente preparata e più numerosa di quella esistente in grado di affiancare il Parroco nell’assistenza spirituale delle persone anziane e malate. Ove è possibile, e lo abbiamo già iniziato, organizziamo una celebrazione eucaristica nelle famiglie delle persone anziane o malate, celebrazione che vogliamo allargare a livello di borgate.

Rosalba Iacobucci