IL RICORDO DI DON GIOVANNI CERIO

Campobasso. Si è spenta la quercia del nostro clero

È singolare tratteggiare un profilo della figura di don Cerio Giovanni, morto il 16 febbraio 2022 all’età di 100 anni e 5 mesi, che è stato tumulato in Ferrazzano, nel pomeriggio di Giovedì 17 febbraio.

Era nato a Ferrazzano, il 6 settembre 1921 e divenne prete il 16 luglio 1947. Ha svolto il suo ministero sacerdotale soprattutto a Ferrazzano, per oltre 50 anni, diventando un grande dono per il Borgo di Ferrazzano, così caratteristico per la sua posizione geografica.

La sua giovinezza. Era figlio unico e la sua casa, comprata dai genitori che lavoravano la campagna con grandi sacrifici, ora, per suo testamento, passerà alla parrocchia. Sarà così il segno di continuità in paese. Aveva infatti iniziato i suoi primi passi sacerdotali nella chiesa di Santa Maria della Croce accanto alla cattedrale, dove si è posto a servizio della città, dopo l’ordinazione nel 1947.

Il suo ministero a Ferrazzano. Poi ci fu l’invio a Ferrazzano, dove tutto parla di lui, ad iniziare dalla Chiesa Madre, con la data impressa nell’ingresso, 1962, per indicare l’inizio ufficiale della sua attività pastorale nel suo paese natale.

Parla di lui, come parroco, l’organo, le tele, gli affreschi di pittori celebri, gli arredi, le statue e l’impostazione stessa della chiesa, dedicata a Santa Maria, Assunta in cielo.

Ma anche altri luoghi parlano di lui in paese, come la casa Canonica nella piazza Spensieri, ora trasformata in un teatro attrattivo di molti turisti e cultori dell’arte. Di lui parla pure la casa posta all’inizio del paese, pensata proprio per l’attività pastorale di questa comunità, per dare luoghi e spazi di formazione accanto ai luoghi della preghiera. Di lui parla la chiesa di San Giovanni Bosco nella frazione di Comunità Nuova, un’altra parrocchia che lui ha contribuito a costruire, come servizio ai nuovi insediamenti di fratelli e sorelle, che come famiglie nuove arrivavano in questo paese, in un dialogo sempre vivo tra le due parrocchie di questo stesso paese. E ha contribuito a rendere più belle e restaurate le chiese periferiche, specie la Chiesetta di Loreto, posta a cavallo tra i centri vicini, oltre che la antica Chiesa di Sant’Onofrio. E non va dimenticata la casa di riposo gestita ora dalle suore Battistine, con le quali don Giovanni ha sempre collaborato, per l’aspetto liturgico e sociale.

Tutto questo è stato riassunto da lui in un bel libro, a sfondo storico e pastorale, che ha voluto dedicare alla parrocchia, come ringraziamento, per far amare sempre più le cose grandi e belle del suo paese natale, che colpisce tutti per l’attrattività del suo Panorama.

La sua attività in diocesi. La diocesi tutta gli è riconoscente, perché ha vissuto, per più di 50 anni, un servizio in Curia, puntuale e preciso. È stato Vicario generale con monsignor Ettore Di Filippo, prima ancora Cancelliere con monsignor Santoro. Ci ha pure lasciata una bella testimonianza su mons. Secondo Bologna, che potrà essere valorizzata per il suo futuro Cammino di beatificazione, dove narra della sua esperienza, lui ancora ventenne studente di teologia, con il vescovo morto martire, sotto i bombardamenti, il 10 ottobre del 1943. Don Giovanni aveva 22 anni.

Ma ancor più tutti lo ricordiamo per la sua attività di economo, intraprendente e preciso; certo anche un po’ tenace nel custodire i suoi tesoretti. Chi non ricorda il suo bel saluto iniziale, al mattino, con la sua voce imponente, la gioia che trasmetteva e la capacità di costruire Legami con tutti, talvolta con un pizzico di ironia. Gli piaceva raccontare, si imponeva su tutti nei dialoghi, è sempre stato un attore di prima classe, anche per quel suo tono di voce, che gli permetteva di guidare le conversazioni.

Entrava per primo al mattino, aprendo lui stesso la Curia per molti anni, anche quando c’era la neve.

I SUOI TALENTI

I tanti talenti ricevuti li ha messi a frutto, secondo le varie circostanze e necessità. Non ha mai messo il suo talento sottoterra, non ha avuto paura di affrontare le situazioni più complicate, come la stessa malattia. Anche da pensionato, per un periodo ha celebrato in Cattedrale come confessore. Poi alla Chiesa della Libera dove leggeva il Vangelo con una voce coinvolgente, sapendo sottolineare i punti più importanti col suo tono di voce. Era edificante la lettura che lui faceva del Vangelo: dritto nel corpo, imponente, capace di esprimere già nel leggere la forza di quella Parola che il Signore gli aveva affidato. Noi restavamo stupiti e insieme edificati, perché si vedeva che quella Parola lui l’aveva già meditata nel suo cuore e perciò ce la poteva proclamare, con grande intensità. Affrontò la sua malattia con saggezza e pazienza, dopo la sua caduta davanti alla Chiesa della Libera, nella primavera del 2021, dove celebrava ogni giorno. Gli è stata molto vicino la signora Giovanna, che lo ha assistito con una premura materna, piena di attenzione per lunghi anni, sempre affabile e discreta. E con lei, anche il parroco, don Nicola Maio, che lo visitava spesso portandogli l’unzione santa, dopo l’iniziale fatica, dovuta alla continuità pastorale.

Non ci resta che benedire il Signore, imparando commossi da queste figure di sacerdoti maturi, molto preziosi, perché sanno vigilare, accompagnare, consigliare, intercedere. Sono loro le querce, che possono dare un’impronta di stabilità ai preti giovani, che vedevano la sua figura un po’ come una “mamma”.

Così lo abbiamo affidato, con una trentina tra preti e diaconi oltre al vicario Generale,  anche noi al Signore, tramite Maria Assunta in cielo, con questa preghiera:

Vergine Maria, patrona di questa parrocchia, ti chiediamo di scendere dal cielo per accogliere il nostro don Giovanni. Vienigli incontro, prendilo tra le tue braccia e portalo Tu al Signore, come amano sognare i poeti, perché possa essere accolto da quel Dio che lui ha fedelmente servito per oltre cento anni, nella certezza che sarà il suo eterno gaudio in cielo, ben più lungo di quei cento lunghi anni che tu gli hai dato di sua vita, qui in terra. Amen.

+ padre GianCarlo Bregantini