BORGHI MOLISANI

UN PAESE DA FIABA «BENVENUTI A POGGIO SANNITA IL BORGO DEI BABACI»

C’è un paese incantato, nascosto tra dolci colline e boschi silenziosi, dove il tempo sembra essersi fermato e la realtà si confonde con la fantasia. Questo luogo si chiama Poggio Sannita (IS), dista solo pochi chilometri da Agnone e ha la particolarità che buona parte dei suoi abitanti sia costituita da pupazzi di stoffa (i babaci), vestiti con cura e disposti con attenzione in ogni angolo del paese.

Camminando tra le sue viuzze, sembra davvero di essere entrati in una fiaba vivente.

Ogni pupazzo ha una sua storia: alcuni sembrano chiacchierare tra loro, altri sono colti in azioni quotidiane o rappresentano un mestiere. Le loro espressioni sono così curate e i dettagli così realistici che, per un attimo, si ha l’impressione che possano prendere vita da un momento all’altro.

Il borgo è stato trasformato in un grande libro illustrato a cielo aperto, dove ogni angolo racconta qualcosa. Le case e le finestre sono animate dai babaci, che sembrano osservare curiosi i visitatori.

Non ci sono auto, non c’è rumore: solo il fruscio del vento, il canto degli uccelli e il calore di un’accoglienza senza parole, fatta di sorrisi cuciti a mano.

A ideare questo meraviglioso progetto sono state Maria Porrone e Fausta Mancini, due donne piene di creatività che, ispirate dalle tradizioni di alcuni paesi del Nord, in particolare di Marzana, piccola frazione astigiana, hanno deciso di dare nuova vita a un borgo che rischia lo spopolamento: attualmente è abitato da soli 736 abitanti.

Anziché lasciare che le strade si svuotassero, hanno riempito il paese di fantasia, creando un luogo in cui i bambini possano vivere la magia delle fiabe e gli adulti ritrovare la nostalgia di tempi passati e di ricordi.

Poggio Sannita non è solo il borgo fiabesco dei babaci: con la sua posizione panoramica a 700 metri sul livello del mare, domina la valle attraversata dal fiume Verrino.

Il centro storico ruota intorno alla Chiesa di Santa Vittoria, costruita nel Medioevo ma distrutta dal terremoto del 1725, e successivamente ricostruita e ampliata. Da qui si dipanano una serie di vicoli antichi e piazzette caratteristiche che offrono visuali panoramiche sulla vallata e conducono al Palazzo Ducale, risalente al XV secolo. L’edificio è anche chiamato “Palazzo Reale” perché pare che una regina di stirpe borbonica vi abbia soggiornato per breve tempo.

Al suo interno, al terzo piano, è allestita una mostra fotografica permanente sui luoghi e le persone di Poggio Sannita, segno tangibile di chi vuole conservare la memoria.

Da ricordare anche Piazza XVII Aprile, dove avvenne un epico scontro contro i briganti e persero la vita dieci cittadini poggesi (1862). Lungo la strada più antica del paese si ergono la Torre Campanaria e, all’estremità opposta, la Torre dell’Orologio, da poco restaurata.

Fuori dal paese vi è la Chiesa della Madonna delle Grazie, dove il 25 marzo, secondo un uso locale, venivano portati in pellegrinaggio i bambini per prevenire l’ernia.

Eventi e gastronomia

Numerose sono le occasioni per conoscere le tradizioni e assaporare le specialità locali. Ricordiamo:

La festa della Madonna delle Grazie, il 25 aprile

La festa di Santa Lucia, la prima domenica di maggio, durante la quale vengono benedette le automobili

  • La festa di San Rocco, il 16 agosto, celebrata con giochi popolari
  • La festa di San Prospero, patrono del paese, il 21 agosto
  • La festa di Santa Vittoria, il 23 dicembre

Piatti tipici della tradizione sono le sagne pezzate, i cavati (cavatelli), le pallotte cacio e uova e i magliatiell (torcinelli fatti con carne di agnello).

Tra i prodotti di eccellenza troviamo l’olio, il miele e il tartufo. Un tempo il paese era rinomato anche per la produzione del vino.

In un mondo sempre più frenetico e digitale, Poggio Sannita ci ricorda il valore del lavoro manuale, delle storie raccontate con il filo e la stoffa, dove l’immaginazione prende forma e ci invita a tornare bambini per sognare di immergerci in una fiaba che resta nel cuore e non si dimentica. L’ideazione dei babaci è il simbolo della resilienza di una popolazione che rifiuta la logica dello spopolamento e combatte per mantenere in vita i luoghi delle proprie radici.

Francesca Valente