La festa dei santi Pietro e Paolo incombe e, in particolare, la fraternità parrocchiale di S. Pietro, guidata da padre Florin Bogdan, si è mossa con largo anticipo per allestire un calendario di festeggiamenti che possa lasciare tracce di profonda spiritualità, oltre che di momenti di svago, per la propria comunità di fedeli. Una comunità abbastanza numerosa che raccoglie parrocchiani dalla popolosa area di San Giovanni dei Gelsi e dall’ampio quartiere di Colle dell’Orso.
Gli attivissimi frati conventuali minori di origine romena, che da un bel po’ di anni gestiscono il luogo di culto di Via Basilicata, hanno messo insieme un programma abbastanza ricco e suggestivo, che avrà il suo apice nella processione con la statua del santo patrono per le vie dell’intero territorio di competenza. Con la collaborazione dei tanti volontari laici che dedicano la loro preziosa opera a favore della parrocchia, gestita da tutti i religiosi della fraternità conventuale, con in testa padre Florin, padre Pietro, padre Michele e padre Alex, si è cercato di mettere insieme eventi che potessero soddisfare sia gli anziani che i bambini, di cui la chiesa pullula, anche grazie, e soprattutto, alla presenza di tanti ragazzi scout.
Insomma, una fraternità che cura l’attività pastorale nei minimi particolari, non lasciando nulla al caso, ponendosi come un sicuro punto di riferimento spirituale, non solo per la comunità di appartenenza, ma per tutta la popolazione campobassana. Una popolazione che si è decisamente affezionata ai frati romeni, grazie al loro impegno, alla loro disponibilità, alla loro accoglienza, al loro attaccamento alla vita religiosa, fatta di semplicità e devozione, oltre che di amor proprio verso il Signore.
Un succoso aperitivo ha fatto da prologo alla ricorrenza del santo patrono, nella giornata di domenica 15 giugno: un pellegrinaggio giubilare alla Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso, dove il 22 marzo del 1888 la Madonna è apparsa a una semplice e onesta contadina del posto, la trentacinquenne Bibiana Cicchino, in una grotta, mentre cercava un agnellino disperso. Con lei c’era anche un’altra umile pastorella, anche essa del posto, la trentaquattrenne Serafina Valentino, che però quel giorno non vide nulla.
Un evento giubilare che ha riscosso una nutrita partecipazione di persone che convintamente hanno aderito alla manifestazione, coincisa, tra l’altro, con una splendida giornata di sole, che ha fatto sentire non poco la sua “calda” assistenza. Particolarmente apprezzata la “passeggiata” lungo la via Matris, appena arrivati a Castelpetroso, riservata per lo più a quanti hanno avuto forza nelle gambe per affrontarla, nella considerazione del percorso decisamente poco lineare, tanto per usare un eufemismo, non accessibile a tutti, in maniera particolare quasi “proibitivo” per coloro avanti con l’età e per coloro con qualche acciacco.
Ma l’intero itinerario “doloroso”, composto da sette stazioni, con partenza dai piedi del Santuario fino al raggiungimento del luogo delle apparizioni, è stato affrontato da tutti con lo spirito giusto, quello di ripercorrere un calvario che ha portato Gesù alla morte, con la sofferenza nel cuore e con la preghiera nella testa. Le “stazioni del dolore”, o Via Matris, sono un percorso devozionale che rappresenta, appunto, i sette dolori della Vergine Maria. Le stazioni sono caratterizzate da rappresentazioni in rame, poste in nicchie murarie, e da gruppi scultorei di figure in bronzo che raffigurano i momenti di dolore di Maria.
Decisamente meno faticosa la discesa, per tornare al Santuario e consumare un pasto fugace, prima di ascoltare una interessante catechesi del rettore della Basilica Minore, don Fabio Di Tommaso, giovane sacerdote, che ha illuminato gli intervenuti sulla storia affascinante dell’importante Santuario, al quale, in avvio, per la realizzazione, hanno dato una grossa mano i polacchi.
Con la celebrazione eucaristica ha avuto termine il pellegrinaggio che, sia nel viaggio di andata che in quello di ritorno, si è avvalso della preziosa opera di padre Florin, concelebrante in Basilica, in veste di autentico assistente spirituale per la recita delle preghiere, e di padre Michele, nell’assistere musicalmente il corto “Gaudete”, diretto da Maria Carmela Rossodivita, che ha animato con i canti la liturgia.
Michele D’Alessandro



