BORGHI MOLISANI

CASTELBOTTACCIO, IL BORGO DI DONNA OLIMPIA

La curiosità di visitare Castelbottaccio mi è venuta studiando la figura di Donna Olimpia Frangipane, che ho avuto modo di conoscere preparando una relazione sulle donne molisane per un recente convegno.
Sono rimasta affascinata dalla personalità di questa donna intraprendente e fuori dagli schemi, capace di sfidare le convenzioni della sua epoca, che spesso confinava le donne a ruoli secondari. Olimpia Frangipane Ricciardi nasce da famiglia nobile a Mirabello il 16 luglio 1761.

Va in sposa a soli 20 anni al barone di Castelbottaccio, Francesco Cardone, che ha 26 anni più di lei, e a cui darà 13 figli. Donna colta, intelligente, bellissima e affascinante, diede vita a un importante cenacolo culturale che raccoglieva le più brillanti menti del Molise, dove si svolgevano animate conversazioni sulle idee liberali di democrazia, libertà e uguaglianza nate dalla Rivoluzione francese. Tra i tanti personaggi che frequentarono il cenacolo, ricordiamo Vincenzo Cuoco. Desiderosa di scoprire dove ha vissuto la nobile molisana, che ha saputo forzare i limiti del suo tempo, parto alla volta di Castelbottaccio, che dista da Campobasso circa 34 km ed è adagiato sulle colline situate alla sinistra del fiume Biferno, a 617 metri sul livello del mare.

Visito il paese in un freddo e limpido pomeriggio del 1° gennaio del nuovo anno. Parcheggiata l’auto nei pressi della piazza adiacente alla Chiesa di San Rocco, dove è presente una fontana che ritrae il simbolo del paese, una botte sormontata dalle mura della “civitas”, comincio la mia camminata per le vie del borgo.

Resto affascinata dall’atmosfera che sembra quasi aver mantenuto l’essenza di quei tempi lontani. Ogni angolo del borgo sembra raccontare una storia, resa ancora più suggestiva dai colori del tramonto, che colora di rosso le pietre delle case e delle colline circostanti. Di tanto in tanto, tra una stretta via e una casa abbandonata, si apre qualche veduta di incredibile bellezza sulla vallata circostante.
 Colpisce la struttura articolata dell’impianto urbano che, ricco di case di un certo pregio, richiama l’idea di un paese ben più popolato rispetto alla situazione attuale. Anche qui, l’emigrazione ha purtroppo decimato il numero degli abitanti, riducendolo agli attuali 245. Un ricordo piacevole di questa visita è stata l’accoglienza delle persone che ho incrociato percorrendo la via principale. Tra queste, mi piace segnalare una famiglia della Nuova Zelanda che, avendo scoperto Castelbottaccio dalle immagini su internet, ha acquistato casa e trascorre buona parte dell’anno nel borgo.

COSA VEDERE

Da vedere la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, a pochi passi dal Palazzo baronale, in cui sono custodite statue lignee di pregio; la Chiesa di San Rocco, costruita nel 1837 in ringraziamento per la cessata epidemia colerica; la Chiesa di San Oto, fuori dal paese, dedicata al Santo Patrono.
Il Palazzo Baronale risale all’epoca normanna.

La sua facciata principale è caratterizzata da una scalinata che conduce all’ingresso principale, sormontato da un portale in pietra, che reca un pregevole fregio. Al piano terra vi sono locali che una volta erano utilizzati dalla servitù. Sul lato opposto vi era un’entrata segreta e l’edificio era circondato da mura,  fossato e ponte levatoio. 
Purtroppo il palazzo non è visitabile, perché, completamente stravolto nella sua struttura, è stato adibito ad abitazioni private.

Tradizioni ed Eventi

La tradizione gastronomica è legata alla civiltà contadina. I piatti tipici sono: pasta fatta in casa, carne ovina e suina, salumi e formaggi locali. Durante le sagre è possibile gustare la “pizza scimia”, una pizza non lievitata, cotta al camino e servita con salsiccia e formaggio fresco.

Gli eventi tradizionali sono:

  • 12 giugno: accensione del grande falò in onore di Sant’Antonio;
  • Metà luglio: festa del Santo Patrono e della Madonna delle Grazie;
  • Agosto: festa di Santa Giustina, nota per la fiaccolata che si svolge in paese.

Torno a casa al calar della sera, lasciando un luogo che racconta storie di nobiltà, politica e spiritualità, immerso nella quiete delle colline, tra il calore delle persone che ho incontrato lungo le stradine acciottolate, nei cui vicoli mi piace immaginare ancora di veder camminare superba e fiera la bellissima baronessa Olimpia Frangipane.

Francesca Valente