UNA VITA SPESA PER IL SIGNORE

DON GIOVANNI BATTISTA, UN PRETE A TUTTO TONDO

Il 28 ottobre 1999, al termine di una grave malattia, don Giovanni Battista, a lungo parroco di San Leonardo a Campobasso (1961-1999), abbandonava la sua vita terrena, dopo averla spesa al servizio della Chiesa e dell’intera comunità cittadina.

In occasione del 25° anniversario dalla sua morte, si è tenuta una celebrazione Eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Biagio Colaianni e organizzata dalla Comunità Spirito e Vita, che è nata dall’operato di don Giovanni, proponendosi di raccoglierne l’eredità. È stato un momento di commozione e preghiera, che ha visto partecipi tante persone che lo hanno conosciuto e che hanno incontrato in lui un sacerdote, una guida, un amico, un padre, un sostegno.

Al termine della celebrazione eucaristica, don Aldo Vendemiati, assistente spirituale della Comunità Spirito e Vita, cresciuto fra i giovani della comunità di San Leonardo negli anni in cui don Giovanni ne era parroco, ha tenuto un discorso commemorativo, che ha ripercorso tappe e significati dell’operato di questo “prete a tutto tondo”.

La Comunità Spirito e Vita, le associazioni che sono germogliate dall’opera di don Giovanni e tutti i fedeli che lo hanno incontrato sono grati per il dono ricevuto e si uniscono alla preghiera conclusiva di don Aldo “affinché don Giovanni goda della beatitudine eterna nella quale speriamo lui viva – con una speranza che non delude, che è certezza – e affinché anche noi possiamo accostarci ad essa.

Preghiamo perché il Signore faccia germogliare nuovamente in mezzo a noi quegli insegnamenti che don Giovanni ci ha dato come semi preziosi, che portano frutto per la vita delle chiese e per l’eternità”.

IL RICORDO DI CHI LO HA VISSUTO

 

Eccellenza, cari fratelli e sorelle,

molto brevemente, un ricordo di don Giovanni, affinché, noi che lo abbiamo conosciuto, riprendiamo, riportiamo alla mente i punti essenziali della sua esperienza. Una vita spesa per il Signore, infatti, ha bisogno di essere ricapitolata in alcuni punti, se vuole essere ricordata. E così, Eccellenza, anche Lei, che non ha avuto occasione di incontrare don Giovanni, potrà conoscerlo.

Don Giovanni è stato un prete a tutto tondo, a 360 gradi. La sua vita, se vogliamo riassumerla, si sintetizza nei tre uffici, nei tre compiti, nei tre servizi che sono connessi con il ministero sacerdotale: il ministero di santificare, di governare e di insegnare.

Don Giovanni ha fatto tante cose nella sua vita. Noi siamo qui presenti perché l’abbiamo incontrato nelle diverse attività e strutture di servizio che lui ha promosso, sia all’interno che all’esterno della parrocchia: il Consultorio diocesano, le Case-famiglia e poi le attività associative, dall’ Agesci, alla San Vincenzo, all’Unitalsi; tante attività. Era quindi un prete dedicato all’azione pastorale, ma tale azione era radicata nel suo ministero di santificatore: il suo compito era coscientemente quello di santificare il popolo di Dio. Era in mezzo a noi per questo scopo. E come Gesù, che fa nascere la sua Chiesa non elaborando un codice di diritto canonico (necessario e non opzionale, ma nato dopo, dalla Chiesa stessa) bensì salendo sul monte a pregare, anche Don Giovanni era un uomo che pregava tanto e faceva pregare. Perché un prete non deve solo pregare: deve far pregare. Don Giovanni è stato questo: un sacerdote orante che ci ha santificato attraverso la sua orazione, attraverso la sua vita liturgica e soprattutto attraverso l’offerta continua della sua vita, fino agli ultimi mesi di terribili sofferenze, a causa del tumore, nei quali ha offerto la sua vita, la sua esistenza, i suoi tormenti per la sua comunità. E la sua comunità era la diocesi, era la parrocchia, eravamo tutti noi.

Il compito di governare: don Giovanni è stato un parroco che non si è mai sottratto alle sue responsabilità ma che ha governato costruendo comunità. Non ha governato come leader solitario ma mettendo insieme le persone e creando relazioni tra queste. Oggi si parla tanto di sinodalità… noi l’abbiamo vissuta, perché Don Giovanni ci ascoltava, ragionava con noi, e non sporadicamente. Ci riuniva tutti i giovedì nella sede di via Ziccardi, per ascoltarci, per portarci le sue domande e i suoi interrogativi; e ascoltava le nostre risposte, senza mai sottrarsi alla responsabilità di prendere le decisioni ed assumersene le responsabilità. Dopo aver costruito la comunità, la governava costruendo comunità.

E veniamo al terzo compito connesso col ministero sacerdotale: insegnare. Don Giovanni non era un intellettuale ma studiava molto. Una cosa che mi colpì la prima volta che andai a casa sua, quando ero un ragazzino – avevo 16 anni forse -, fu vedere moltissimi libri. Don Giovanni era uno che sapeva che bisogna fondare quello che si insegna, non si può improvvisare. È stato colui che ha portato nelle nostre vite il Concilio Vaticano II. Radicato nell’insegnamento della Parola di Dio, del magistero della Chiesa, era in grado poi di mediare questo insegnamento attraverso la predicazione quotidiana, attraverso la guida spirituale.

Per questo, dal ministero e dall’attività di Don Giovanni, sono venute fuori tutte quelle realtà che vediamo: la realtà comunitaria che abbiamo vissuto, le vocazioni alla vita religiosa, le vocazioni sacerdotali, le vocazioni diaconali, le vocazioni alla vita consacrata sono state un frutto del suo triplice dono di santificazione, di governo e di insegnamento.

La Comunità Spirito e Vita