
Stupenda espressione. Stupenda chiamata.
È quella che Papa Leone XIV rivolge a tutti noi, soprattutto a chi è impegnato nel servizio dell’educazione. È l’appello contenuto nella sua Lettera Apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, venuta alla luce proprio alla fine del mese di ottobre (28.10.2025), a sessant’anni dalla Gravissimum educationis, la Dichiarazione del Concilio Vaticano II che definì il senso cristiano dell’educazione. È la sfida educativa che ci attende al varco in questo XXI secolo. Ancora una volta il nostro Pontefice ci stupisce con il suo stile pacato e incisivo.
Ancora una volta la speranza viene tematizzata: si badi, non come complemento d’arredo di un Giubileo che sta volgendo al termine, ma come matita significativa e preziosa per tracciare e tratteggiare nuovi itinerari e percorsi che possono essere stupendi e sicuri.
È come se Papa Leone fornisse a tutti noi uno stupendo navigatore, per districarci in un mondo che sembra talvolta viaggiare o lasciarsi andare alla deriva, in un mondo dove l’orientamento è difficile da trovare e da indicare anche dal punto di vista digitale, dove sembrano avere miglior gioco gli algoritmi più che l’impegno relazionale.
Non c’è niente da fare: c’è bisogno di designers di mappe non tanto geografiche quanto spirituali ed etiche mappe di fiducia, di prossimità, di sogni condivisi.
Di designers che siano anche coreografi: sì, perché un coreografo ha dalla sua non soltanto una preparazione tecnica, ma l’arma vincente della creatività, della fantasia, del sogno, che riesce a tradurre in gesti concreti, in forme coinvolgenti e aggraziate, in passi e movimenti condivisi e d’insieme, in figure armoniose e leggiadre, contenuti non facilmente esprimibili con la parola ma capaci di raggiungere e colpire direttamente il cuore. Il coreografo imprime un ritmo, trasmette emozioni, lancia messaggi che hanno il sapore della sana provocazione e il colore dell’incantevole bellezza. Mette in scena e ti mette e rimette in scena!
Ecco: Papa Leone, in questa sua lettera – in punta di piedi – riesce ad esserlo per tutti noi!
Riesce a penetrare e scuotere il nostro tempo, segnato da un disincanto notevole, consegnandoci una visione dell’educazione che non è solo scolastica o ad appannaggio della scuola e del suo indotto, ma profondamente sociale e trasformativa.
Riesce a farlo senza porsi in contrasto o in concorrenza con le sfide che attraversano il nostro tempo — come quelle dell’intelligenza artificiale, della sostenibilità, della pace — ma individuando addirittura in esse dei luoghi teologici e civici: luoghi dove siamo chiamati da Dio e dalla civiltà dell’amore a metterci in gioco, ad attraversarli e ad abitarli in modo sapiente.
Dilemmi della contemporaneità nei quali scendere in campo grazie a una paideia cristiana, cioè una visione, un’educazione e una formazione che sappiano unire e coniugare in modo rinnovato e rinnovabile fede e ragione, cultura e giustizia, conoscenza e compassione.
Non solo: grazie anche alla costruzione di un’intelligenza relazionale che vada oltre le piattaforme a cui ormai ci siamo abituati — e magari anche un po’ fossilizzati — e sappia restituire centralità alla presenza, alla lentezza e alla gradualità.
Perché mai noi credenti siamo chiamati a fare questo?
Papa Leone ci chiede di non dimenticare che educare è una delle espressioni più alte della carità cristiana: è azione, testimonianza, prova della e alla Charis. Arriva addirittura a mettere in luce e ad affermare come l’educazione sia la trama stessa dell’evangelizzazione e della cittadinanza globale.Come credenti non possiamo allora tirarci indietro, perché viviamo in questo mondo anche se non siamo di questo mondo.
Siamo infatti portatori di una visione e di un afflato che appartengono al mondo di Dio, dell’eternità, dei valori intramontabili (come quello della persona), della speranza… visione e afflato che costituiscono una bussola bella e solida a cui affidarci nel cammino comune di una ricostruzione umana e civile capace di una rigenerazione educativa a tutto tondo. Avendola, dobbiamo sfruttarla!
Per noi, per il nostro cammino di Chiesa, per il nostro apporto a qualsiasi laboratorio sociale e patto educativo che voglia costituirsi e porsi allo stesso tempo come antidoto alla povertà educativa, alle ingiustizie sociali e ambientali, e come fautore di un apprendimento del vivere insieme capace di promuovere una reale alfabetizzazione morale.
Si tratta di prendere parte, partecipare e promuovere alleanze concrete con la società civile, le istituzioni pubbliche e le realtà produttive, e dare così vita a una costellazione educativa mondiale che faccia da punto di riferimento nel cammino tutt’altro che facile e luminoso che stiamo vivendo.
In questo sforzo comune e comunitario si potranno ricucire le fratture del mondo (Nord-Sud, ricchi e poveri, credenti e non credenti) e gettare ponti di speranza tra le persone e le generazioni.
Tracce luminose cariche di spessore, stelle che brillano nell’orizzonte della nostra vita, passi e sequenze di movimento che imprimono gioia, dinamismo, concretezza: questo è il copione, questa è la trama, questa è la mappatura che ci mette tra le mani il nostro coreografo, Papa Leone, con gli undici paragrafi della sua Lettera. E non solo per e nell’ambito educativo!
A ciascuno di noi provare e riprovare questa coreografia, migliorando la nostra performance educativa e arrivando a far danzare la nostra vita, la nostra fede, la speranza nostra e dell’umanità intera.
Con quale finalità?
Quella di dare corpo e realizzare insieme agli uomini di buona volontà e, in particolare, a tutte le comunità educative, i tre imperativi conclusivi dello scritto: «Disarmate le parole, alzate lo sguardo, custodite il cuore».
Brilleremo così come “astri nel mondo, tenendo alta la parola della vita” (cfr. Fil 2,15-16) e saremo “servitori del mondo educativo, coreografi della speranza, ricercatori infaticabili della sapienza, artefici credibili di espressioni di bellezza. Meno etichette, più storie; meno sterili contrapposizioni, più sinfonia nello Spirito. Allora la nostra costellazione non solo brillerà, ma orienterà” (cfr. 11.3).
Mettiamo il segno più al nostro impegno e servizio educativo.
Mettiamoci a leggere e gustare le poliedriche e allettanti scenografie e coreografie presentate nella Lettera Apostolica.,Mettiamoci seriamente al lavoro per divenire, sempre più e sempre meglio, coreografi e designers di speranza!
Padre Gianpaolo Boffelli



