
Il fenomeno del pentecostalismo nel mondo è divenuto, negli ultimi tempi, oggetto di profondo interesse grazie all’apporto di Papa Francesco, che ha dato particolare e personale attenzione a questa dimensione vitale del cristianesimo contemporaneo. Le sue attenzioni cominciarono già nella diocesi di Buenos Aires, quando era cardinale e partecipava agli incontri di migliaia di cristiani cattolici e pentecostali che si riunivano nel nome del Signore per pregare insieme (io stessa testimone al Luna Park di Buenos Aires, anno 2006).
Una “corrente di grazia”, come affermò il card. Suenens, membro della Commissione Centrale per la preparazione dei lavori al Concilio Ecumenico Vaticano II, per lo sviluppo del programma incentrato sul dialogo con i fratelli separati. Questa corrente di grazia ha attraversato tutte le Chiese d’Occidente e quelle che da esse hanno avuto origine, apportando un cambiamento epocale.
Il fenomeno è stato a lungo ignorato dall’ecumenismo ufficiale delle Chiese storiche, ma negli ultimi anni è stata costituita, all’interno del Dicastero per l’unità dei Cristiani, una Commissione Internazionale che cura proprio il dialogo cattolico-pentecostale.
In Italia, gli studi sul pentecostalismo sono minimi, ma è presente da anni una piattaforma di dialogo cattolico-pentecostale che, nei primordi, ha agito in sordina: la CCI, Consultazione Carismatica Italiana, fondata a Bari nel 1992 dal Presidente della Comunità di Gesù, prof. Matteo Calisi, e dal pastore Rev. Giovanni Traettino, vescovo della Chiesa Pentecostale della Riconciliazione di Caserta. Oggi la piattaforma si sta allargando ed è attenzionata da diversi vescovi.
In modo profetico, i due fondatori hanno avvertito l’urgenza di creare questa piattaforma intitolata “Per un dialogo fraterno”, che ormai dura da oltre 30 anni e che fedelmente si rinnova ogni anno, vedendo la partecipazione di un numero crescente di persone che pregano insieme e si interessano ai temi proposti e sviscerati negli incontri annuali.
Il recente appuntamento organizzato dal 17 al 18 ottobre scorsi a Bari ha accolto un forte contributo di due membri della Commissione Internazionale per il Dialogo cattolico-pentecostale presso il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani della Santa Sede: il dehoniano e teologo padre Marcial Maçaneiro, docente di teologia ecumenica in quattro continenti, membro di vari organismi ecumenici, venuto dal Brasile (che ho avuto il piacere di conoscere personalmente nei miei viaggi missionari in America Latina), e il dott. Dale M. Coulter, vescovo della Church of God e docente alla Pentecostal Theological Seminary di Cleveland, Tennessee, USA.
Entrambi hanno ripreso il tema già sviluppato nella Commissione Internazionale: «Lex orandi, lex credendi. Adorazione, preghiera e vita cristiana», approfondendo i frutti e le prospettive del Dialogo Internazionale Cattolico-Pentecostale, nonché la dimensione profetica e ministeriale di tutti i cristiani, quale sfida spirituale ed ecclesiale del nostro tempo.
La quinta sessione della settima fase si è tenuta in Québec, Canada, dall’11 al 17 luglio 2025. L’obiettivo del dialogo, iniziato nel 1972, è promuovere il rispetto e la comprensione reciproca in materia di fede e pratica. Il gruppo ha iniziato a preparare la Bozza Finale della fase attuale, che include tra i suoi argomenti: kerygma/proclamazione e fede cristiana; preghiera/culto e vita cristiana; sacramentalità e vita cristiana.
Considerando che il solo movimento pentecostale di matrice evangelico-protestante, nel senso lato, rappresenta in termini numerici la seconda comunità cristiana nel mondo dopo la Chiesa cattolica – come afferma il cardinale Koch, prefetto del Dicastero per l’unità dei cristiani – ci troviamo di fronte a un fenomeno di così ampia espansione che non si può più trascurare né ci può lasciare indifferenti.
Il dialogo ecumenico con il mondo pentecostale, nel senso più ampio, abbraccia cattolici, evangelici, pentecostali, ortodossi, anglicani, le nuove Chiese carismatiche non denominazionali e persino gli ebrei messianici, e rappresenta il 27% dell’intera cristianità nel mondo.
Oggi è quel segno concreto dell’azione dello Spirito Santo che continua ad operare per sanare le divisioni e aprire nuove vie di conciliazione e di unità tra i credenti, espressione concreta della profezia di Gioele 3:
“Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni…”
Il prof. Calisi, coordinatore del dialogo fraterno della CCI e ambasciatore di riconciliazione nel mondo, sottolinea che è:
“Una realtà viva che si va diffondendo sempre più e che non può essere né ignorata né considerata marginale: un fenomeno che, in modi diversi e con intensità variabile, ha toccato centinaia di milioni di credenti in Cristo di tutte le confessioni cristiane, e decine di milioni all’interno della stessa Chiesa cattolica.”
Padre Marcial Maçaneiro, nel suo intervento, ha sottolineato come
“I battezzati ricevono il dono dell’unità, ma ciò che manca è la conversione per essere in condizione di ricevere il dono dato, affinché si trasformi in vita.”
Ha affermato che questo dialogo, dal 1972 a oggi, ha compiuto un cammino di maturità, arrivando al tema della grazia presente nella Chiesa. La stessa grazia si manifesta nella coerenza fra ciò che crediamo, ciò che viviamo e ciò che preghiamo.
Nel dialogo tra cattolici e pentecostali, quindi, tra la lex orandi e la lex credendi, si è riscoperta soprattutto la lex vivendi:
“Preghiamo quello che viviamo, viviamo quello che professiamo, professiamo quello che preghiamo — e diventa un circolo che si rialimenta. Questo è un effetto della grazia, e la grazia è la presenza di Dio stesso in mezzo a noi.”
Tra i frutti del dialogo, padre Marcial ha citato:
La fraternità ritrovata
La fiducia
L’incontro fecondo
L’esercizio comunitario della preghiera e l’adorazione
La rilettura memoriale delle rispettive esperienze ecclesiali
Lo sguardo coraggioso sulle incomprensioni e le ferite
L’apertura reciproca e la disposizione penitenziale
La condivisione della vita nella grazia
La vocazione comune in Cristo
- Il mutuo riconoscimento come discepoli di Gesù
- L’unità come dono e vocazione
- Il dialogo come «laboratorio» di ecumenismo spirituale
Ha ribadito che l’unità non è un prodotto di una commissione, ma il frutto della testimonianza di una vocazione all’unità.
“Condividere una vocazione non è un discorso teorico: i concetti sono al servizio dell’esperienza.”
Le prospettive, secondo i relatori, indicano che il dialogo permette di testimoniare ciò che unisce e non ciò che divide. Si prende coscienza che la divisione è un peccato, e il dialogo è una risposta alla grazia.
Si analizza il linguaggio dottrinale, riconoscendone differenze e convergenze alla luce della Sacra Scrittura, in attenzione al percorso culturale delle Chiese. Si approfondisce il mistero della Chiesa e la sua missione nel mondo, alla luce del Nuovo Testamento e della storia, per sviluppare il tema dei carismi in rapporto ai ministeri, mirando al servizio/testimonianza e superando ogni forma di clericalismo.
Si incoraggiano programmi formativi, locali e regionali, per la ricezione dei risultati del Dialogo, rinnovando la formazione ecumenica delle comunità, e favorendo, con risorse adeguate, l’impatto di tali risultati nelle realtà locali.
Lo scopo è assumere localmente il dialogo, in contatto con le nuove generazioni, in ambito pastorale, educativo, mediatico e spirituale. Includere anche la Creazione come luogo teologico-salvifico, riconoscendo lo Spirito di Dio come Spirito di tutto il Creato, in relazione con Pentecoste -Nuova Creazione.
Animare il dialogo fra le comunità, nei luoghi in cui viviamo: spazio di incontro, preghiera e recezione dei frutti internazionali nel dialogo locale. Apprezzare e accedere alla tradizione patristica come tesoro comune, in modo propositivo.
Continuare lo sviluppo di un metodo ermeneutico dialogico, che integri Storia, Teologia, Missione, a servizio dell’unità. Chiarire la convergenza paolina tra vita nello Spirito e rimanere in Cristo, come criterio di maturità per le nostre comunità.
A Campobasso sono presenti:
- – la Chiesa cristiana evangelica pentecostale delle Assemblee di Dio in Italia (ADI), con la quale non si è ancora aperta una finestra di dialogo;
- – la Chiesa pentecostale della Riconciliazione, con radici storiche ultratrentennali.
Ricordo come il Signore permise, oltre trent’anni fa, la conoscenza in piazza tra me e il primo pastore Vincenzo Gallo, che avvicinai più per curiosità che altro. Con lui e la sua Chiesa nacque un rapporto amichevole e duraturo, che ha portato i suoi frutti di fraternità e l’avvicinamento di altri fratelli dell’equipe ecumenica diocesana.
Abbiamo intessuto relazioni anche con i successivi pastori Bosio e Ciccaglione. Aspettiamo ora il nuovo pastore per continuare un rapporto iniziato da lungo tempo con la loro Chiesa.
La vera unità nasce dallo Spirito Santo, è una vocazione, una chiamata di Dio, e nella preghiera comune si cementano relazioni e fratellanza. Parte importante del cammino che stiamo facendo insieme con le varie Chiese di diversa denominazione da anni: i pentecostali sono fratelli amati e da continuare ad amare.
Non trascuriamo il fatto che si cammina da anni e che il Signore cementa sempre più amicizie spirituali. Apriamoci agli eventi che lo Spirito Santo suscita nella cristianità nel mondo, al di là delle nostre dottrine, perché il cammino ecumenico in definitiva si fa con il cuore, non con la mente.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ci aiutino a percorrere la via verso l’unità.
Carmela Venditti



